©1997 POL.it Vol.3 Issue 2 Febbraio 1997 |
Territorio, cyberspazio, misoneismi e teologiche dissertazioni
di Antonio Augusto Rizzoli
Il territorio dell'uomo ha uno spazio soggettivo, costruito nel corso di esperienze individuali, ed uno spazio collettivo, di cui la principale rappresentazione Ë quella dello Stato. Applicare "tout court" all'uomo le interessanti osservazioni sullo "spazio vitale" degli animali, seguendo Ireneus Eibl-Eibersfeldt , Ë fuorviante. Il comportamento sessuale dei gorilla non ha mai generato problemi analoghi a quelli umani.
La territorialitý umana nasce, cresce e si sviluppa attorno ad aggregati non solo spaziali, ma anche e soprattutto ideali ed economici.
Si notÚ, fenomenologicamente, che nel territorio si osservavano i primi sintomi psichiatrici (e, dunque, si concluse, nel territorio nascevano), e si decise che nel territorio essi andavano affrontati. Non Ë mai stato chiaro se la psichiatria italiana, in questo suo rivolgersi al territorio, abbia considerato principalmente gli elementi biologici, o quelli culturali, o quelli economici,o, infine, quelli soggettivi /collettivi.
L'impressione che se ne ha Ë che in questa parola, "territorio", si addensino valenze magiche ed avveniristiche in un coacervo di simbologie seducenti, ma ambigui semantismi.
Territorio richiama anche terra di conquista, battaglia di popoli, riorganizzazione della democrazia. I territori dell'Ovest sono stati, in America, oggetto di una eccezionale colonizzazione (tralasciando ogni considerazione sulla sorte dei bisonti e dei Pellerosse). I territori dell'Est, in Russia, sono sinonimi di depositi inestimabili di oro e carbone (tralasciando analoga considerazione sul tetro significato di Siberia e SachalÏn).
Da vent'anni si predica che bisogna esplorare, colonizzare, dissodare, fecondare, civilizzare il territorio. Ma la territorialitý non Ë solo percezione o spazializzazione. La nazione, lo Stato, la regione, la cittý, costituiscono un patrimonio di immagini e di idee che ognuno porta con sÈ. Il territorio Ë un dato culturale. Applicare a questa nozione complessa schemi aprioristici e rigidi, calare petrose progettualitý psichiatriche in vissuti culturali diversi e molteplici Ë poco scientifico, per nulla fattivo e apporta scarsi o criticabili risultati. Lo disse, prima di me, Franco Basaglia in un articolo, che conservo, nello "Schweizerisches Archiv f¸r Neurologie und Psychiatrie". E' significativo che non l'abbia mai citato nessuno.
Quando fu promulgata la legge 180 (nel 1978), vi erano assetti e risorse che ora, nel 1997, sono mutati. L'economia italiana, al pari di quella mondiale, sta attraversando un periodo di crisi che si riverbera, in maniera non lieve, sul vissuto dei cittadini. Le risposte date, ipoteticamente ed in via schematica e progettuale, al territorio psichiatrico, nelle molte, varie e sovrabbondanti discettazioni, non sono, ora, pi˜ acriticamente accettabili e valide. I territori psichiatrici, quello collettivo e quello soggettivo, non corrispondono a quell'idealizzazione rigida e statuaria che contraddistingueva gli scritti dei pi˜ elaborati teorici dello stesso. Ma, come ho detto prima, non del Pater Sanctissimus.
NÈ, d'altronde, questo mutamento puÚ stupire lo psichiatra. Egli ben sa che la lettura degli scritti dei Padri Fondatori, da Kraepelin a Bleuler, da Freud ad Arieti, da Binswanger a Cargnello, deve avere lo stesso atteggiamento interpretativo che contraddistingue il musicista quando esegue le composizioni degli Autori classici.
Un esempio lampante Ë l'attuale crisi del concetto di personalitý - crisi esemplificata dall'ispido accavallarsi di definizioni nell'Asse II del DSM-IV - che ha trasformato un concetto, da rigido e definito, in qualcosa di caleidoscopico, per il continuo riformarsi di tratti attraverso la rielaborazione costante del modulo mnemonico che presiede i moduli verbali (Gazzaniga).
Ma se in psichiatria clinica Ë questo un concetto ben chiaro, vuoi allo psichiatra organicista che allo psicanalista od al fenomenologo, sembra che, invece, gli psichiatri sociali vedano ancora nel territorio un'espressione meramente organizzativa e politica, di stampo assolutista, da contrapporre all'idea del manicomio, visto, ora, anch'esso, in prospettiva astorica o, comunque, destoricizzata. In questo senso essi sono come quegli interpreti che eseguono un testo musicale con un'interpretazione univoca. Ricordo l'offeso orgoglio con cui la cattedrattica di psichiatria di Kazýn (cittý ben nota agli amatori del "BorÏs" per la famosa aria di Varlaam "Quand'ero a Kazýn , la cittý bella, il magnifico Zar si dilettava") mi rispose, quindici anni fa, che in Russia esisteva "una sola psichiatria".
E', quella del territorio, un'idea politicizzata. Ma l'espressione del territorio in termini di pianificazione politica rischia, come sempre quando le pianificazioni politiche perdono il contatto con la realtý economica, di esitare in un fragoroso insuccesso da far pagare, in termini di prezzo, sulle spalle dei cittadini. Qui dei cittadini pi˜ poveri ed indifesi, verso i quali lo Stato avrebbe il dovere di tutela e protezione.
Il territorio si dilata: offre sempre pi˜ spazi e sempre meno percorsi, come il deserto, il deserto dei Tartari, ed il tempo mostra inesorabile la sua falce ("Fugit inarrestabile tempus"). L'economia, giý vanto dell'Italia, settima nazione del mondo industrializzata, mostra le crepe. Le risorse, gli impieghi, gli inserimenti, l'apertura del tessuto sociale, nello sbiadire di uno Stato assistenziale (che spesso assisteva di pi˜ chi ne aveva meno bisogno), sono divenuti sempre pi˜ rari. Il territorio si sta restringendo allo spazio delle singole famiglie. Se la privatizzazione prende sempre pi˜ piede, la privatizzazione del territorio psichiatrico significa semplicemente il malato alle famiglie. Tutta l' elaborazione territoriale psichiatrica non ha fatto i conti con la trasformazione dell'economia. Sono "deregulations" che si fanno pagar care.
Nonostante gli avvertimenti di isolati Catoni l'economia, che aveva giý cominciato a scricchiolare, Ë franata. Il territorio, giý ubertoso e fecondo nella fantasia dei nuovi psichiatri, assume sempre pi˜ i caratteri della eliottiana Waste Land. I colonizzatori del territorio, come nella mitica fortezza buzzattiana, continuano a guardare l'arrivo dei Tartari. Continuano a pianificare, stendono le loro carte, fanno i loro piani, fanno risuonare, all'unisono, le trombe. Ma l'esercito rimane ben dentro: fuori manca la sussistenza, mancano le retrovie, i doloranti soggetti del territorio non vedono pi˜ salvatori e liberatori, ma improvidi e dissennati nemici.
Cronos, il padre degli dei, ha divorato il concetto di territorio spazializzato.
Ma lo spazio Ë cambiato in "iperspazio", il territorio Ë divenuto "cyberterritorio" e la patologia "cyberpatologia". Lo spazio Ë virtuale e non ha pi˜ strette delimitazioni nÈ confini. Uno psichiatra di Melbourne puÚ fare da consulente ad uno di Odessa e l'assistenza territoriale stessa viene pianificata e gestita in termini di intranet/internet. CiÚ fa decrescere i costi, ottimizzare le risposte in tempo e qualitý, coinvolge i medici di base. Agli psichiatri l'accesso alla intranet cittadina offre, giý di per sÈ, una miniera di dati, cosÏ come l'accesso ai programmi di scambio nazionale come il Virtual Congress of Psychiatry (VCP).A meno che il vecchio conservatorismo istituzionale non riappaia sotto le mentite spoglie di un esistante e celato misoneismo ad incatramare per altri cent'anni , sotto le spoglie di vittima dei malevolenti, la giý cerea salma della psichiatria italiana. O che le teorizzazioni del "cyberspazio" si allontanino dal senso comune e dall'operativitý politica sancendo, una volta di pi˜ nell'Italia delle dispute teologiche, la frattura della teoria dalla pratica. Did you get it?
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