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titolo ELZEVIRO
Amore e morte

Fratelli, a un tempo stesso, Amore e Morte
Ingenerò la sorte

C'è un giochetto in I-Net che si chiama Free-Tel, lo si può scaricare agevolmente.
Teoricamente permette di comunicare via fono ( e via scrittura) con qualsiasi utente del mondo.
Vi è, infatti, un elenco di utenti, ognuno dei quali ha un nome, quasi sempre uno pseudonimo, pseudonimo che si può cambiare a piacimento, anche ogni sera.
Una sera ero da Archimede Pitagorico, che abita dietro casa mia, e ci siamo collegati con questo Free-Tel. Ho imparato ad usarlo e lo chiamo, in veneziano, “fritola”. Fritola, voi lo sapete significa “frittella” ed è inutile vi spieghi che cos'è.
La lamentela più nota, ai miei tempi, era quella “no la me ga dà la fritola”. Però si dice anche di un uomo, lagnoso, “El xe na fritola”, si lamenta come una donna.
Gli utenti sono tutti affamati di amore. Pensate : di amore!
Quale mai amore si possa avere da qualcuno che abita a migliaia di chilometri di distanza e di cui non si sa, né si può sapere, nulla, me lo chiedo. Vi è in elenco una lunga lista di arabi, kuwaitiani, sauditi, poi di sudamericani. Non moltissimi gli italiani, che ci tengono a far sapere di essere italiani. Mercato dello pseudo sesso, ma la pubblicità va comunque fatta. Tutti chiedono partners.
La prima domanda che ti fanno è quella di sapere quanti anni hai. Poi ti fanno sapere di essere di buoni sentimenti e di discreti studi. Se dichiari in apertura di essere interessato all'area “psico” comincia la lunga descrizione di sé stessi.
Descrivere noi stessi non è una cosa da poco, ci vuole l'arte dei romanzieri. Di solito gli utenti hanno così poca fantasia che non riescono ad immaginarsi personaggi diversi da loro e ripetono a tutti la stessa lagna. Un certo numero di accessi con nomi diversi allo stesso numero ha dato delle risposte identiche, molto stereotipe e probabilmente vere.
Sostanzialmente una gran lagna.Mancano i riferimenti letterari che ti permettono di capire subito il personaggio. Ad esempio c'è un noto libertino, tra noi di Psic-ita, che si fa chiamare Valmont. Questo sciagurato ha coinvolto nel giochetto pure il figlioletto prepubere che si fa chiamare Valmont jr. (ed è bellissimo). Ora tutti sanno che il Visconte di Valmont è l'interprete delle “Liasons dangereuses” di Choderlos de Laclos (1741-1803) e che su questo fortunato libro ci hanno pure fatto dei film. Quindi sapete cosa aspettarvi se incontrate uno che si autodenomina Valmont. Dice Leporello nella famosa aria (archi, due flauti, 2 oboi, 2 fagotti, 2 corni in re) “Pur che porti la gonnella- Voi sapete quel che fa.” Beh, erano tempi un po' selettivi sui generi sessuali. Ora la cosa è più varia.
Io ho provato diversi pseudonimi, da Atta Trol (dal libro di Heine che tratta di un orso, appunto Atta Trol) a Gitone (personaggio del “Satiricon”, amasio di Encolpio) a Célimène (che è la civetta de “Le Misanthrope”). Mi chiamavano solo quando mettevo il mio nome, Antonio Augusto. Archimede si faceva chiamare solo Gian Maria, che è quasi il suo vero nome. Ma non lo cagava nessuno, questa è la verità. Effetto della pubblicità italiana ? Preponderanza dello spagnolo in questo giochetto ? Oppure la piacevole sensazione di un nome noto ed un po' ridicolo ? Ma chi chiamava aveva nomi bellissimi, talvolta veri, come ho potuto appurare, come Serena, Azzurra, Diamante, Elisa, Emilce, Ilaria, Edda, Walburga. Mi ha chiamato anche un Bruno, da Miami, spagnolo e dietologo. Insomma, per lo meno nei nomi, la fantasia non mancava.
Quando mi sono collegato io mancava però l'ulteriore elaborazione del gioco : in “amore” ci vuole fantasia e questa sembra manchi. Più che amore sembra una sorta di masturbazione internetica. D'altro canto non esistono le agenzie matrimoniali ? E conosco gente che pure si è accasata con questo metodo. Vero che il matrimonio è la tomba dell'amore (così dicono, dacché nel matrimonio viene negata la naturale poligamia e poliandria dell'essere umano) e che, quindi, non dovremmo stupirci che, come esistono i frequentatori di cimiteri, esistano anche coloro che si iscrivono ad una agenzia matrimoniale. Consiglio un bellissimo libro che ho trovato nella soffitta di mia nonna Augusta :”L'arte di prender moglie” di Paolo Mantegazza, Treves, Milano, 1892, Quarta edizione, pag.247).
Credo che approdino a “Fritola” gli sfigati e le sfigate, dato che io, che giovane non sono, ci ho passato un paio di sere e poi ho deciso di tornare alla vecchia fritola normale, detta da Jerry Calà in un fortunato film la “vecchia faiga”.
Ho naturalmente, usato il mio noto ed esibito polilinguisnmo arrivando persino a comunicare in russo ed in spagnolo con una studentessa israeliana di origine ucraina. Non male, la studentessa aveva (dichiarati) 22 anni, così le ho detto, sul serio, di venire a vedersi le bellissime sinagoghe di Venezia. Poi ho trovato la nipote di un collega ed amico, una ragazza perspicace, toscana, che mi ha fatto un paio di critiche molto ben azzeccate.
Le più ardite ti chiedono di inviare E-Mail una fotografia (però loro non te la mandano). Sto rovistando nei cassetti alla ricerca di qualche fotografia in cui sono ben riuscito ed ho scoperto di evitare, da qualche l'anno, l'obbiettivo.
Poi ho spiegato ad una che assomigliavo a Federico il Grande (si, ma quale età?) e questa, spaventata, non si è più fatta viva. Ad un'altra ho detto che ero perfetto coetaneo di un celebre danzatore russo e forse ha pensato lo fossi di Vaslav Nijnskij (che poi era di origine polacca). L'israeliana non voleva fotografie, le mandai una strofa di un cante jondo, mi sembrava bellissima :” La luna es un pozo chico - Las flores no valen nada - Lo que valen son tus brazos - Cuando de noche me abrazan”. Aveva uno pseudonimo che diceva “Mi-amerai”. Poiché mi sono stancato di parlare con i fantasmi ho smesso un poco il gioco e non so se le sia piaciuta.
Ma, da questo giochetto, ho scoperto che sta riprendendo vita e vigore la parola. Infatti con “Fritola” si parla e si scrive.
Nulla è più ingannevole della parola.Quel vecchio briccone di Henry Beyle detto Stendhal attribuì al padre gesuita Malagrida, arso vivo dall'inquisizione nel 1761 le parole che compaiono all'inizio di un capitolo de “Le Rouge et le e Noir” :”La parola è stata data all'uomo per nascondere il suo pensiero”.
Mai come in questo secolo di comunicazione la parola è stata così sprecata. Mai la parola è stata così creduta, nonostante tutta la psicanalisi che abbiamo letto e sentito. Nelle perizie medico-legali sembra Freud non sia mai esistito, nonostante gli sforzi di Gulotta.
Di converso la morte allarga le sue spire. Hanno scoperto l'acqua calda : negli Ospedali si muore di infezioni ospedaliere. C'è qualche fanatico paranoico che si dedica a costruire nuovi Ospedali. In realtà, a suo modo, aveva ragione Albert Schweitzer, che curava i negri nelle loro capanne a Lambarené. Ma Schweitzer era un teologo protestante, oltre che un raffinato organista, e non prendeva tangenti. Mi vien da ridere, dato che l'Ospedale dove faccio finta di lavorare, è attaccato alla “tangenziale”. Il problema degli Ospedali è appunto la selezione di una morte che, salvata la faccia di fronte alle tentazioni eutanasiche, intervenga per quei fattori naturali come la mancata assistenza o la accurata selezione di microbi sempre più resistenti. L'eutanasia, signori miei, viene praticata in modo un po' sottile (ma non tanto). Non si ha coraggio di dire che sarebbe meglio un bel cocktail come quelli abilmente consigliati da Derek Humphry in “Final Exit” (The Hemlock Society, Portland, Oregon,1991) e per cui fu regolarmente processato. In Francia, paese meno influenzato dalla presenza della Chiesa, come mi spiegava un grande esperto di clero gallicano, Angelo Roncalli, l'eutanasia è quasi ufficialmente approvata. Resta sempre il problema del consenso, dacché c'è qualcuno che potrebbe trovarci gusto ( i nazisti passarono sopra a questo piccolo problema, in nome della “razza”, ma ho sentito preoccupanti opinioni di Cacciari sulla moralità dello Stato...).
Se passasse quello che io penso lo psichiatra, anziché fare l'assistente sociale, potrebbe essere utilmente impiegato a far capire alla gente che cos'è l'amore e che cos'è la morte. Spiegando, tra l'altro, a dei dissennati con i sentimenti “impastati” che non è amore quello che ti fa uccidere una persona che sta bene né quello che ti fa prolungare la sofferenza a chi vuoi bene. Ma, si sa, “l'impastamento” è tipico della nostra cultura mediterranea e si passa dall'uno all'altro sentimento con massima fluidità. Bisognerebbe insegnare alla gente a sentire “clare et distincte”, come diceva Baruch Spinoza :”Qui se, suosque affectus, clare et distincte intelligit, Deum amat, et eo magis, quo se, suosque affectus magis intelligit”, frase che Palmiro Togliatti, ferito nell'attentato di cinquant'anni fa, ripeté ad un celebre giornalista. Ma Spinoza era un ebreo, perfino cacciato dalla Sinagoga e Togliatti, sa sa, un cinico (mi spiace non averlo conosciuto).

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