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titolo ELZEVIRO

MODA NELLA MODA E DELLA MODA

L'arte di aver talento non basta.
Bisogna aver talento per la fortuna.

Berlioz

La moda : chi non ne ha scritto ? Scrivere di moda è una moda.

Basta scorrere gli scritti di Umberto Eco (che tutt' ora ammiro, ma la cui fortuna letteraria è nettamente in ribasso, sic transit gloria mundi) o di Roland Barthes che fece l'analisi di un'annata di una rivista di moda in "Le système de la Mode" (1967). (http://rafale.certix.fr/~ganesh/barthes.html).
Naturalmente ne ha scritto anche Hans Magnus Enzensberger (1929) (http://www.amazon.de/exec/obidos/Author=Enzensberger,%20Hans%20M./) dicendo, in "Zikzak", (http://www.amazon.de/exec/obidos/ASIN/3518408585/qid=926684376/sr=1-110/028-1620030-9198255) che la moda è morta. Effettivamente la moda è statica e non vi è più nuova moda.

Chi mai, dice Enzensberger, può sperare che scompaiano l'eterna giubba di cuoio, lo stile cow-boy? Mentre le scarpe Timberland, la T-Shirt, la sahariana cachi, la tuta mimetica e le scarpe sportive sono oramai la divisa dei verdi e dei pacifisti. Lo scopo della moda attuale non è di sottolineare il ruolo sociale dell'individuo, ma di occultarlo e travestirlo nel modo più pesante. L'analfabeta metterà una T-Shirt della "University of South California", il bancario si vestirà da inventore pazzo, i figli dei miliardari vestiranno da poveri o da girovaghi.

Ci si maschera per negare il ruolo, l'identità ? Per difendersi dagli altri ?

Il semiologo russo Jurij Michailovic Lotman, il maggior esponente della "Scuola di Tartu e di Mosca" (1922) - assai più formale di Enzensberger- sostiene che la moda sia l'incarnazione della novità non motivata. Questa teoria era già rintracciabile in "Universe of the Mind : A Semiotic Theory of Culture" (http://www.amazon.com/exec/obidos/ASIN/0253336082/qid%3D926685082/002-0411456-0484016)

(Una interessante antologia di Lotman e della scuola di Tartu la si può avere anche in italiano in IL SIMBOLO E LO SPECCHIO a cura di Romeo Galassi e Margherita De Michiel ) (http://www.guaraldi.it/fabbri/testi/Lotman-specchio.htm)

Questo Lotman lo dice nel libro "Cultura ed esplosione" : il pubblico non deve capire la moda e deve sentirsi indignato. In questo sarà il vero ed autentico trionfo della moda.

E, tuttavia, non è del tutto così, dacché in Germania risorgono segnali non difficilmente decrittabili che danno lo status sociale . lo status è ciò che gli altri credono di vedere in un altro. Così recita "Die Zeit" in un articolo "Die diskreten Zeichen des Erfolgs" (I segni discreti del successo).

La moda è , infatti, un fenomeno di élite e di massa. Diceva Bernard Shaw che le mode sono epidemie indotte. Come fenomeno di élite la moda è compresa da pochi ; come fenomeno di massa è attivo in quanto esercita sulla massa stessa una incredibile attrazione. Esser diversi : dove vi è un pubblico emozionato, là vince la moda. Se si passa inavvertiti non vi è moda.

Ma la moda esercita una funzione di protezione della popolazione. Ha una funzione di socializzazione, di accoglienza comunitaria, di riposo omogenizzante. Il cambiamento degli stili e degli orientamenti garantisce, di anno in anno, una continuità commerciale e di potere che viene enfatizzata e ed ingrandita dai giornali. Una volta la moda la imponeva la classe dominante, l'aristocrazia e poi l'alta borghesia. Ora la impongono i mass media tramite i protagonisti della moda. Questi, designers, stilisti, modelle, sono, da vicino, burattini di un teatrino di cartapesta che recitano e riescono a far muovere interessi miliardari. Nulla v'è di più triste e noioso che trascorrere le serate con questi "protagonisti" e le loro coorti, affannate, trasudate, impaperate. I loro volti, seni e deretani sono capolavori dell'arte chirurgoplastica, che raggiunge il suo apice nel sapiente restauro di denti smaglianti. Gonfiati di narcisismo, visibilmente interessati solo a due cose, il sesso ed i soldi, anzi, i soldi ed il sesso, gli eroi delle rivoluzioni della moda hanno idee puerili e gestiscono le lunghe serate in ristoranti - naturalmente "alla moda" - mangiando cibi ipocalorici ed aiutandosi con un pò di coca. La conversazione è basata sulle barzellette e sul pettegolezzo del "Chi va con chi". Spesso i loro gusti estetici - così come le loro memorie - sono gestiti da qualche sapiente, e ben pagato, "negro", che compera, ordina, arreda. In questo non si differenziano dai soliti ricchi, troppo occupati ad essere ricchi per potersi permettere di essere anche intenditori d'arte o di tappeti o di letteratura o di musica.

E' la moda postborghese, la moda consumista. La moda consumista tiene banco fino agli anni Settanta, ma già a partire dagli anni Ottanta (e sempre più precipitosamente dagli anni Novanta) inizia l'enzesbergeriana "Tod der Mode".

La cosiddetta antimoda - le tute da operaio, i jeans, le magliette canettate - è divenuta in questi anni la moda e si è rapidamente istituzionalizzata.

E' destino di questi anni che le controistituzioni divengano, in breve lasso di tempo, istituzioni e che il clima all'intorno sia quello di una palude stagnante.

Si assiste al discreto rinsacere delle istituzioni. Ciò avviene in paesi ben strutturati a capitalismo avanzato. Ma non si è persa la caratteristica temporale che era legata al fenomeno moda dacché pur nell'uniformità i cambiamenti si vedono. Ciò che, invece, si è perso è il significante ideologico della moda : il che d'altro canto è consequenziale al fatto che se la moda serve ad occultare, a travestire, a mascherare, sembra abbastanza evidente essa non possa portar con sé alcun significante. E, infatti, si tende a ridarle un significante di status.

Un solo significante rimane ancora legato alla moda, quello del messaggio sessuale. La modella eschimese di Manhattan, Irina Pantaieva, nativa del Lago Baikal, ne è l'ultimo cogente esempio, guardatela, ne val la pena.(http://www.spiegel.de/kulturspiegel/nf/0,1518,18971,00.html).

La moda antimoda, nonmoda, rimane comunque legata ad un esplicito invito alla funzionalità sessuale, ove la trasgressione oltrepassa chiaramente i limiti dell'eterosessualità per debordare nella dichiarata o supposta omosessualità.

Esiste in alcuni, avanzando l'età, un bisogno di trasgressione e, spesso, la moda lo asseconda : von Aschenbach, illuminazione di Thomas Mann, si mette alla moda prima di morire.

Chi, avendo superato l'età canonica della riproduzione, si metta "à la mode" compie un atto di trasgressione contro il codice naturale.

Fanno, in Europa, ancora impressione le vecchiette che si travestono da Birgitta Nielsen, sex star danese, 35enne, nota per i suo seni, ed i senili che adottano lo stile Richard Gere, 49enne sex simbol, buono per tutte le occasioni (che, recatosi in un capo di profugi, la scorsa settimana, fu accolto da Natixe Ajethi, una kossovara, con "Peccato, ho bisogno di un medico!").

La moda per restare alla moda dovrebbe imparare, nel messaggio più attualmente convenzionale, che è quello riproduttivo, ad essere morale e naturale ed a non trasgredire troppo apertamente i codici. Questi vanno, invece, trasgrediti sul versante sociale dell'identificazione e della protezione: la differenza etero/omo, è, chiaramente, all'interno della morale naturale.

Lo è meno quella della gioventù/vecchiaia anche se la grande stilista Anna Sui dà il la : superiormente, come una signora, inferiormente, come una ragazzina. A New York Anna Sui va per la maggiore e Madonna l'ha preferita a Jean-Paul Gaultier. Forse anche questa ulteriore trasgressione nel mondo dei trapianti di organo è il nuovo obbiettivo della moda.

RICORDIAMO AI LETTORI CHE I PRECEDENTI ELZEVIRI SONO RECUPERABILI NEGLI ARCHIVI DI POL.it
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