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titolo ELZEVIRO

Nello spirito culturale di POL.it ho il piacere di presentarvi uno scritto inedito del musicologo PAOLO COSSATO, personaggio chiave della cultura musicale veneziana, in cui l'evidente rassomiglianza con Amedeo Amodio tradisce anche le aspirazioni tersicoree.

SAMUEL BECKETT LETTORE DI PROUST.
LA MEMORIA E IL TEMPO

Paolo Cossato

Nellâanalizzare la "Recherche" Beckett partiva da considerazioni sul Tempo, termine con cui la Recherche si apre e si chiude. Longtemps ... dans le Temps. Ma se il Tempo proustiano non consente un ieri che possa essere superato (cioè cancellato), poiché ogni passato è continuamente presente nella coscienza, anche se nelle sue profondità, il teatro di Beckett, e Godot in particolare, propongono una situazione di Passato Îdissoltoâ, di Memoria Îsospesaâ. Il Tempo proustiano conserva, mentre il Tempo beckettiano, nella sua immutabile circolarità, è consegnato ad un'immobile inerzia. Lâunica conservazione del Passato è data o dallâingenua e sterile tecnologia dei nastri di Krapp o dalla veste dimessa delle Îabitudiniâ. Nel saggio del Î31 Beckett chiarisce che "lâabitudine è un compromesso effettuato fra lâindividuo e lâambiente che lo circonda, o fra lâindividuo e le sue eccentricità organiche, la garanzia di un insensibile inviolabilità, i parafulmine della sua esistenza" La vita stessa si manifesta come una successione di abitudini, che hanno per corrispettivo il manifestarsi del soggetto come una successione di molteplici soggetti, ciascuno legato ad una costellazione di abitudini legate alla sua esistenza, e con esso identificate. E poiché il mondo è proiezione della coscienza individuale, ne consegue che il mondo stesso muta col mutare della coscienza in quanto sede delle abitudini di comportamento e di pensiero.

Ma che cosâè dunque lâabitudine? "Abitudine viene così ad essere il termine generico per indicare gli innumerevoli trattati conclusi tra gli innumerevoli soggetti che compongono un individuo, e gli altrettanto innumerevoli oggetti con cui lâindividuo è in relazione". Esiste tuttavia una zona franca, una pericolosa fascia intermedia in cui lâazione di una compagine di abitudini è stata sospesa mentre non è ancora accorsa la compagine successiva a sostituirla. La sofferenza dellâEssere scaturisce da questo terreno. Lâabitudine, ricorda Beckett, è come Françoise chiusa nella sua cucina, volutamente ignara del mondo, ma incapace di venire a capo di una qualsiasi circostanza imprevista. Lâimprevisto che sfugge alla presa dellâabitudine - momentaneamente o definitivamente, e in questo caso sopprimendo lâabitudine stessa - è fonte di libertà ma anche di dolore. Il soggetto vede cadere dinanzi a sé il suo paravento e scorge una realtà non riconducibile nei contorni dei pregiudizi intellettuali che costituiscono la forza vincente dellâabitudine. La tragica realtà della vita aleggia tra la sofferenza di un io esposto alla realtà e la noia cui soccombe quando è difeso dalle abitudini. Solo alla prima sono debitori lâesperienza artistica e lâanelito al vero. Se per Valéry la memoria di Proust era Îprodigiosaâ, per Beckett, al contrario, lo scrittore aveva Îcattiva memoriaâ. "Colui che ha buona memoria - asserisce Beckett - in realtà non ricorda nulla, per il semplice motivo che non dimentica nulla". Sarà questo patrimonio nascosto - la parte della nostra esperienza sensibile destinata allâoblio - a consentirci la vera rinascita del ricordo, lâincontaminata rinascenza del passato. Il fatto di ricordare infatti, evidenzia Beckett, impedisce alla percezione di transitare lungo il tempo senza acquisire stratificazioni deformanti, corrosive, che ne contaminano lâessenza originaria. Ed infatti solo nel gouffre interdit a nos sondes, come cita Beckett , richiamando il senso della memoria a volte prefigurato nelle Fleurs, si può conservare lâautenticità del ricordo, poiché, "noi possiamo ricordare solo ciò che è stato registrato dalla nostra estrema disattenzione e stivato in quellâultima ed inaccessibile prigione sotterranea del nostro essere, della quale lâAbitudine non possiede la chiave ... " Ma in questo recesso interiore giace lâessenza del nostro essere, e da questo mondo Proust attinge il suo mondo, da questa metaforica abissale tazza di té emerge la verità. Lâazione che consente il recupero, lâimmersione, è data dalla "memoria involontaria". Ad essa si contrappone la "memoria volontaria", che in realtà, dice Beckett, in quanto memoria dellâintelligenza, mira semplicemente a "riprodurre, per la nostra indagine cosciente, quelle immagini del passato, che sono state formate consapevolmente ed intelligentemente". Proust definisce la sua azione come un mero e sterile voltar le pagine di un album di fotografie, mentre "il materiale che essa fornisce non contiene nulla del passato, ma soltanto una confusa ed uniforme proiezione." Al contrario la memoria involontaria, rimasta illesa dallâazione dellâAbitudine e delle sue ancelle - Utilità, Opportunità, Accidentalità - porta dellâoriginario da cui scaturisce lâintatta veste.

Dopo aver esaminato situazioni che nel corso della narrazione della Recherche mostrano il cammino della riflessione proustiana sulla memoria, le ultime pagine del saggio ritornano ai topoi della Matinée Guermantes, in cui il Narratore svela al lettore - e a se stesso - la soluzione ultima: "Dalla vittoria sul Tempo egli passa alla vittoria del Tempo, dalla negazione della Morte alla sua affermazione" .Il narratore inciampa sui celeberrimi ciottoli del cortile: è uno degli eventi fortuiti che scatenano effetti magico-rivelatorii. Il mondo intorno a lui svanisce, svanisce la realtà in quel luogo e in quellâora, la sua sofferenza ed i dubbi sulla vita e sullâarte; tutto dâintorno scompare. E, così come era apparsa Combray dalla celebre tazza di té in cui il Narratore intinge la maddalenina, per quel goffo incespicare sui ciottoli, "dalla schiera dei giorni perduti emerge allâimprovviso Venezia". Un attimo, quindi la visione si dissolve. In certo senso, il Narratore torna in sé, nelle sue funzioni sociali abituali. Viene introdotto nella biblioteca, in cui Madame Verdurin, divenuta signora di Guermantes lungo gli intricati sentieri degli eventi sociali, sovrintende allo svolgimento di un concerto. Ma il Narratore è distratto, poco invogliato ad ascoltare. Quattro eventi successivi - tutti della stessa natura - lo conducono per mano alla conclusione: una cameriera urta un cucchiaio contro un piatto...

Il Narratore si pulisce la bocca con un tovagliolo fortemente inamidato... Lâacqua urla come una sirena dentro i tubi... Il Narratore prende François le Champi (il romanzo di George Sand che la madre gli leggeva nella fatidica notte di Combray). Ognuna delle quattro irruzioni nella sua memoria produce lâaffiorare di un paesaggio sommerso, che lo circonda, o meglio che lo astrae dallo spazio e dal tempo in cui vive in quellâattimo. Questo riaffiorare è casuale, miracoloso, e tale sembra poiché il suo verificarsi, lungi dal manifestarsi come effetto di una volontaria evocazione condizionata dai pregiudizi dellâintelligenza cui essa fa appello, è, al contrario, probabilmente collegato ad un rilassamento delle capacità intellettuali del soggetto. Tale casualità è piuttosto legata al fenomeno altrettanto fortuito dellâanalogia, che accende una corrente di pensiero in grado di percorrere il cammino sino a raggiungere un centro focale. In sostanza, dalla sensazione occasionale, il Îrichiamoâ, si giunge alla sensazione originaria - il centro focale - che funge da modello, ed una sensazione-modello è tale perché lâoblio di cui è stata oggetto ha impedito lo stratificarsi su di essa di elementi razionali che lâavrebbero spogliata di ogni forza, deformandola sotto il peso dellâintelligenza e degli atti volontari cui essa soggiace. La condizione del permanere del ricordo autentico è quindi paradossalmente lâoblio di cui il ricordo è vittima e da cui è al contempo salvato, poiché l'oblio lo preserva dalla consunzione prodotta dallâottundimento dellâintelligenza. Lâintelligenza introduce nelle percezioni elementi distorsivi, collegati allâintenzione di trasformare la sensazione stessa in un elemento funzionale, strumentale, che cancella lâessenza originaria immateriale e neutra dellâoggetto che produce tale sensazione. "Anche la nostra più semplice esperienza... è incrostata da elementi che non hanno con essa diretto riferimento e che di conseguenza sono stati respinti dalla nostra intelligenza: è imprigionata in un vaso che contiene un determinato profumo, ha un certo colore e una certa temperatura. Questi vasi sono disseminati lungo il corso dei nostri anni, e non essendo accessibili alla memoria cosciente, sono in certo senso immuni, il contenuto climatico di ciascuno è garantito dallâoblio, ognuno di essi mantenuto alla sua distanza, alla sua data. Perciò quando il microcosmo imprigionato è assediato nella maniera descritta, noi siamo inondati da unâaria e da un profumo nuovi (nuovi in quanto abbiamo già fatto lâesperienza) e respiriamo la vera aria del Paradiso, del solo Paradiso che sia il sogno di un folle, il Paradiso che abbiamo perduto."

Liberato dalla mediazioni dellâintelligenza - e da ogni mediazione - lâImmediato della sensazione istruisce un rapporto con la dimensione dellâessenza che sono precluse alla vita attiva e allâattività contemplativa - immaginativa. Ma la Îduplicazioneâ della sensazione - il suo riapparire hic et nunc, qui e ora, nel suo intimo legame con il modello - lâesperienza al tempo stesso immaginativa ed empirica, evocazione (del modello) ed esperienza diretta del e nel suo duplicato, si dimostra "reale senza essere puramente attuale, ideale senza essere puramente astratta, lâideale reale, lâessenziale, lâextratemporale." Questo sollevarsi al di sopra del Tempo e della Morte, costituisce la ragione della Vittoria su di essi. Il Tempo è ritrovato nella scena in cui il Narratore, lasciata la biblioteca, raggiunge gli ospiti della matinée che gli offrono un'immagine degli effetti del Tempo, della sua opera devastatrice. Ma nella visione complessiva della Recherche il Tempo non è Îritrovatoâ, quanto piuttosto radicalmente Înegatoâ, e giusto da questa negazione - negazione del divenire - scaturisce la vittoria sulla Morte.

Giunto a questa consapevolezza - superamento delle tenebre del Tempo, dellâAbitudine, della Passione, dellâIntelligenza - il Narratore comprende - riconquista a se stesso - la necessità dellâArte. "Poiché soltanto alla luce dellâArte può essere decifrata quella ostacolata estasi che egli ha conosciuto di fronte alle imperscrutabili superfici di una nuvola, ... [ ... ] ... di un ciotolo, quando lâessenza, lâIdea, imprigionata nella materia, ha sollecitato la liberalità di un soggetto che passasse chiuso nel guscio della sua impurità..." La distanza dalla poesia di Baudelaire è qui delineata. Il terreno ideale sul quale misurare la distanza era quello del simbolismo baudelairiano, che si manifesta intriso di una fiducia nella ragione e nella volontà, estranee a Proust. Suoni, profumi, colori possiedono anche per il poeta potere evocativo, forza rivelatrice, energia plasmatrice di immagini. Ma la loro ricerca nasce dalla volontà, obbedisce allâimpulso razionale che si rivela, nella gnoseologia proustiana, illusoria e ingannatrice. Per Baudelaire, il fondamento della relazione si può afferire alla matrice razionale concettuale della correspondance, è in questa sfera concettuale resta paralizzato. La grande valutazione di cui la musica è oggetto nella cosmologia proustiana nasce dalla sua schopenhaueriana estraneità allo spazio, alla matericità delle sensazioni, da quel suo poter rappresentare lâIdea oltre i confini stabiliti dallâhortus conclusus concettuale dellâIntelligenza. Per questo la Sonata di Vinteuil per Charles Swann il Settimino per il Narratore sono momenti elevati al di sopra della comune conoscenza sensibile. Ma al contempo non sono ancora in grado di attingere al sovrasensibile: mancano agli ascoltatori, anche se in misura decrescente da Swann al Narratore, quegli elementi che consentono visione, trasfigurazione, intuizione, in sostanza, il consapevole balzo oltre il mondo illusorio, materiale, fenomenico delle apparenze.

RICORDIAMO AI LETTORI CHE I PRECEDENTI ELZEVIRI SONO RECUPERABILI NEGLI ARCHIVI DI POL.it
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