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titolo elzeviro


Carico d'anni e di peccati pieno
Col triste uso radicato e forte
Vicin mi veggo a l'una e l'altra morte
E parte'l cor nutrisco di veleno
Michelangelo Buonarroti, Rime ,CLV

Una volta chi aveva sofferto di qualche disturbo mentale era virtualmente allontanato dal contesto sociale e di lui si parlava a bassa voce. Non era bello, la malattia era un'onta. Adesso da qualche anno chi ha avuto dei disturbi mentali va in televisione, parla alle radio private, partecipa a tavole rotonde. Secludere la malattia mentale era vergognoso, esporla ai media, in un' atmosfera da circo. è di dubbio gusto.
Il fatto di avere (o di avere avuto) un disturbo mentale non fa un personaggio, fa solo un caso clinico.
Un personaggio può essere anche un caso clinico, ma, di solito prevale il primo sul secondo.
Chi trae vantaggio dall'esibizione di casi clinici illustri ? Forse lo psichiatra che espone, interpreta e guarisce (e si fa pubblicità)?
Permettetemi di avere qualche dubbio. Lo psichiatria "espone", vale a dire, coinvolge dei casi clinici di persone celebri che sono stati afflitti (sono guariti ? sono gasati dai farmaci?) da qualche malattia mentale e che ora hanno raggiunto la “felicità”. A vederli e sentirli viene in mente che se fossero felici davvero se ne impiperebbero e non verrebbero a raccontare le loro pene, andrebbero a godersi i loro soldi o, meglio, se fossero buoni, li devolverebbero a qualche attività benefica (dai lebbrosi di Lambarené alla Lega antivisezionista) e starebbero zitti. Vengono, invece, a fare spettacolo perché, alla fine, sono sopratutto invasati esibizionisti pompati da elevati livelli di serotonina (grazie, Lilly : http://www.lilly.com/).
Dubito che lo psichiatra, quale autorevole figura interprete dell'animo umano e delle sue difficoltà ne esca rafforzato nella sua immagine pubblica. Mi sembra non molto etico (vedi Jeremy A. Lazarus, : "Ethics in Academic Psychiatry" Academic Psychiatry, Fall 1996).
Ma la malattia mentale si accompagna alla celebrità ? Certo che no : avere la schizofrenia non trasforma automaticamente in scrittore, pittore, drammaturgo, architetto, politico. Per le mie amiche femministe : Arnold M.Ludwig ha sostenuto che tra le scrittrici il disturbo mentale sia maggiore che tra gli scrittori (American Journal of Psychiatry, November 1994). Come ha fatto a trovare 59 scrittrici (vere) ? Le ha selezionate al Congresso delle Donne Scrittrici all'Università del Kentucky. Selezione opinabile. Mi sembra una vera scrittrice non partecipi al “Convegno delle Donne Scrittrici”, essa non ha bisogno di autenticazioni di gruppo.
Con questo non voglio assolutamente disgiungere la sofferenza psichica dall'arte. Che anzi. James Joyce, è noto, era uno schizoide, che soffriva di depressioni. Quando ero ad Indianapolis provai a leggere "Finnegans Wake" e salvai la faccia adducendo che la mia conoscenza dell'inglese era rudimentale. Ne uscì, dieci anni fa , una traduzione dei primi quattro capitoli. Provai a leggerlo in italiano. Fui molto sollevato quando Nancy Andreasen (1973) scrisse che "Finnegans Wake" era un esempio di schizofrenia latente, anche, se, sinceramente, reputo Joyce un genio e Nancy Andreasen una americana, bassa di statura, aggressiva e insopportabile. (Pensate, un'"americana" insopportabile è il massimo dell'aggressività femminile, provare per credere).
Quando incontro uno dei tanti fobici che sviluppano elaborate condotte di evitamento mi vengono sempre in mente Jean Camus, Alessandro Manzoni e Johan Strauss e dubito se sia proprio opportuno somministrar loro l'aurea terapia prescritta. Credo che chi abbia la passione di Gustav Mahler (e ne abbia guardato le partiture) non abbia nessun dubbio sul fatto che egli fosse un bell'esempio di DOC (e Freud di presuntuoso che pretese di guarirlo in una sola seduta, guarda che impudenza!). Quanto ad un nostro eccezionale musicista, Bruno Maderna, tutti sanno che egli soffrì (e morì) per una grave forma di dipendenza ed intossicazione da alcool.
E' noto che l'uso dell'alcool e di altre droghe è stata una piacevole caratteristica di pittori e scrittori . Mi ricordo che Lawrence Ferlinghetti fu buttato fuori, fradicio, dal salotto veneziano di una mia amica scultrice che non permette un'alcolemia superiore all'1,50 % (agli altri). (Ritratti di bevitori famosi, con cui amo consolarmi quando indulgo al vino, sono presentati in un librone "Understanding and Treating Alcoholism, An Empirically Based Clinician's Handbook for the Treatment of Alcoholism", di Jill Littrell. Hillsdale, N.J., Lawrence Erlbaum Associates, 1991, 408 pp) che, peraltro,costa un occhio della testa ($75, ora che è salito il dollaro, quasi una cena all'Harry's bar ).
Nuove star psichiatriche dei quotidiani e dei mezzi televisivi sono brave persone ricche e note, che soffrono di depressione. Guarite (ma, sarà vero?) vengono a raccontare la loro storia (eguale a quella di tante persone meno note e meno ricche che sono, invece, capitate in mano a qualcuno che semplicemente ignorava l'uso di quelle tecniche farmacologiche e psicoterapiche ben illustrate nel “Treatment of Psychiatric Disorders” di Glenn Gabbard). Da cui ne traggono un'ideologia scialba, vaga e riduzionista, ma fortemente intrisa di messaggi pubblicitari.
Come si faceva quando non c'erano gli SSRI ?
Joseph Conrad , Fiodor Dostojevskij, William Faulkner, André Gide, Nikolaj Vasilievic Gogol, Ernest Hemingway, Hermann Hesse, Henry Ibsen, James Joyce, Franz Kafka, Rudyard Kipling, David Herbert Lawrence, Giacomo Leopardi, Thomas Mann, Alessandro Manzoni, Marcel Proust, Jean Paul Sartre, Francis Scott Fitzgerald, Henry Beyle detto Stendhal, August Strindberg, Torquato Tasso, Lev Nicolaevic Tolstoi Evelyn Waugh, Horace Wells ce l'hanno raccontato.
Gente che sapeva bene addentrarsi nelle latebre dell'animo umano, mica come gli ospiti televisivi che parlano, sovente, un italiano mal articolato, dalla sintassi senza congiuntivi, e che ci raccontano le pene delle loro, semplici, ricche, presuntuose ed esibizioniste anime.(Al punto tale che si ha l'impressione che abbiano tutti, al fondo, un Disturbo Narcisista di Personalità . Le loro esperienze sono, infatti, connotate da questa qualità dell'essere superiore, speciale, unico e, quindi, anche le loro malattie psichiche si inseriscono in quel mondo di VIP e di ricchi, così cari all'animo del narcisista.
E' un elenco certo incompleto di scrittori già sofferenti di disturbi psichici, quello che vi ho fatto testé, dovuto ai limiti della mia cultura, potrei aggiungerci anche qualche Autore spagnolo e giapponese (come coniugò e sublimò magistralmente la depressione quell'Hiraoke Kimitake che adottò lo pseudonimo di Yukio Mishima !
Ve ne faccio grazia, so che mi odiate per questi miei (narcisisti) excursus, eppure una citazione dice più di un lungo discorso, è il vero primitivo link ipertestuale. Vi propongo, però, perdonate, la lettura dell'interessante articolo di William M. Tucker, in Academic Psychiatric (1994 vol 18.4): "Teaching Psychiatry Through Literature: The Short Story as Case History".
Ma, fino all'avvento degli SSRI, magia degli investimenti delle Case Farmaceutiche! essere depressi non faceva spettacolo. Chi lo era taceva e, se era uomo di coraggio e di umanità, lo comunicava agli amici. Ma, anche qui, chi lo faceva erano solo grandi personaggi, non Disturbi Narcisisti di Personalità.
Michelangelo non fece mistero delle gravi depressioni che lo colpirono, almeno due volte nella vita, e che furono magistralmente descritte nel libro di Robert Liebert, un psicanalista americano ("Michelangelo. A psychoanalytic study of his life and image", 1983). Ne scriveva agli amici fiorentini (1525) ed al suo amico Lionardo a Roma (1557). In questi periodi creò le sue più belle sculture, le statue per la tomba di Giulio II e i cinque schiavi di Boboli. Chi abbia familiarità con i suoi, durissimi, sonetti dove si parla di morte, sa quanto egli fosse depresso. Morì, grande ed infelice, a 89 anni. La depressione non uccide, quindi. Rende solo infelici (e produttivi, almeno alcuni).
Ignazio di Loyola sublimò le sue depressioni descritte negli "Exercitia" e negli "Acta Patris Ignatii "(1553-155). Anche su di lui abbondano le patografie, tra cui spicca quella di Lomer, ahimé introvabile perché pubblicata nel 1913 ("Ignatius von Loyola; vom Erotiker zum Heiligen. Eine pathographische Geschichtstudie").
Che dire dei Disturbi di Personalità ? Oggi fanno colpo, specie quelli legati ai Disturbi dell'Identità di Genere. E' un must televisivo presentare intersessuali e travestiti. E pensare che tra gli amici e colleghi psichiatri nessuno ha letto (o quasi) Robert J. Stoller, il maestro di Kernberg, che su questo argomento scrisse pagine mirabili. Potreste leggere, ad esempio, non lasciatevi trarre in inganno dal titolo, “Il Porno” (Feltrinelli) dove Stoller fa un'analisi magistrale dei professionisti della pornografia.
André Gide, Somerset Maugham, Marcel Proust , Oscar Wilde, notori bisessuali, avevano, allora, un Disturbo dell'Identità di Genere o non, piuttosto, avevano affrontato e superato superato un noto scoglio socio biologico?
Perché in TV vediamo solo travestiti ed intersessuali che hanno chiarissimamente un basso I.Q. (intelligence quotient) ?
Si vuole trasmettere l'immagine del Disturbo dell'Identità di Genere come di qualcosa legato al deficit mentale ? A giudicare dalle trasmissioni televisive che ho visto, sì.
La stampa eroizza i Disturbi Antisociali di Personalità .
In genere sono fior di gagngster, più o meno pentiti offerti in ammirazione a quelle sciolte ragazzette che ne vorrebbero uno tutto per loro ( e poi si fanno solo il drogato sotto casa). Michelangelo Merisi detto il Caravaggio che era uno di questi , ma era anche quel grandissimo artista che tutti noi sappiamo,ne ha fatto le spese con numerose biografie (e perfino il film, in chiave omosessuale, di Keith Jarman),. In esse si parla per lo più della "sua sciagurata vita" (termini moralistici visto che, allora, (ma anche adesso) non si andava tanto per il sottile nell'uccidere il prossimo). E pure Gesualdo, principe di Venosa, eccelso madrigalista, noto per aver fatto uccidere la moglie Margherita d'Avalos, che lo tradiva con il principe Carafa (che trovarono nella peccaminosa alcova vestito da donna!) ha avuto la sua, in un libro intitolato "Gesualdo, musician and murder" ove i due attributi assumono toni di equivalenza.(O, lettori!, qui vorrei poter fare un link ipertestuale musicale con i “ Responsoria” di Gesualdo ).
Riportiamo il discorso all'attualità. Che valore hanno le confessioni di molte celebrità ?
E' ben vero che Melanie Klein , prendendo proprio spunto da Proust, sostenne che la creazione artistica passava per fasi psicotiche e che lo stesso Silvano Arieti scrisse un gradevole libro sulla psicopatologia della creatività, ma, il solo somministrare una terapia farmacologica in modo indiscriminato senza valutare appieno le risorse dell'individuo, la sua intelligenza, i suoi poteri creativi, è una semplificazione riduzionista e ripropone , tout court, un modello di integrazione che appiattisce, non meno di certe corrive psicoanalisi. Avere l'illusione (od il delirio) di poter dare la felicità all'uomo è lecito, ogni tanto fa bene delirare. Farne esibizione pur nel lodevolissimo, e da me condiviso, intento di distruggere i tabù sull'inguaribilità di molte malattie mentali è solo far cattivo teatro (Pirandello ne fece invece del buono sulla malattia mentale). Partecipare alle tribune televisive e ad altre “cavalchine” (così si chiamava a Venezia l'ultimo veglione mascherato il venerdì grasso a “La Fenice” , grazie Massimo Cacciari e valenti Assessori, avete abolito anche queste) non serve molto alla presa di coscienza del pubblico che appiattisce il tutto nella valenza spettacolo. Coloro che intervengono a questi “stag parties” hanno l'alibi di battersi per una giusta causa , ma in realtà danno sfogo al loro narcisismo ed alla voglia di confessare la mondo che essi, essi sì, sono "guariti", gli altri sono ancora in preda al male. Hanno convertito la loro "autodiretta" aggressività in aggressività "eterodiretta", senza toglier nessun giusto merito agli SSRI ed alle Case Farmaceutiche.Quanti, vedendoli, si saranno riconosciuti con una "fausse reconaissance"?
E quanti sono planati nella terra della felicità?
Si discute se Umberto Eco possa pubblicare un libro di moralità, come ha fatto recentemente. Bene, signori, l'ho già detto in un elzeviro, mi pare quello di Febbraio, mi piacerebbe conoscere Umberto Eco e vorrei poter fare il moralista come lui. Non riuscendoci mi sono limitato ad esporvi i miei dubbi e sarei lieto di qualche vostro messaggio di risposta, Perché, in effetti, fino ad ora mi è sembrato di essere Jochanan che parla nel deserto e la cui testa verrà data su di un piatto d'argento al Grande Vessatore (avessi almeno una Salomé!).

Bibliografia

Arieti, Silvano “Creativity : the Magic Synthesis” Basic Books, New Yok, 1976.
Buonarroti, M. “Rime”, BUR, pg.156, 1954.
da Venosa, Carlo Gesualdo “Responsoria del Martedì Santo”, His Master's Voice, 190220, Alfred Deller e Deller Consort.
Joyce, J. “Finnegans Wake” traduzione di L. Schenoni, Mondadori, 1982.
Kohut, H."The Analysis of the Self: A Systematic Approach to the Psychoanalytic Treatment of Narcissistic Personality Disorders" New York, International Universities Press, 1971
Ludwig, Arnold M., " Mental Illness and Creative Activity in Female Writers", Am J Psychiatry 1994; 151:1650-1656
Post F. "Creativity and psychopathology " The British Journal of Psychiatry, July 1994,vol.165,22-35.
Stoller, Robert J. “Il Porno: miti per il XX secolo”, Feltrinelli, 1993.
Vallejo, Nagera Juan Antonio “Locos egregios”, Argos Vergara, Barcelona, 1977.
van Lieburg M.J.,“Famous Depressives : ten historical sketches” Organon Int.,1988.

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