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Fobia e perversione, bordi della modernità
di Maria Vittoria Lodovichi

L'enigma del desiderio materno.
Partirei dall'espressione più estensiva: La perversione è nella vita.
Questo pensiero apre alle problematiche attuali, proprio a quei bordi della modernità, che hanno come protagonisti principali i giovani con i loro disagi.
Quali sono i disagi di oggi? Quali le nuove alterità?

Dove nasce la psicanalisi? Dal dire del paziente all'orecchio dell'analista o dall'osservazione che (l'analista) fa su se stesso attraverso il disagio della civiltà? Come compiere l'atto analitico rispetto alle alterità?

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Iniziamo con il feticismo e quindi la metafora paterna nei tre tempi.

Il tema delle perversioni è percorso da Freud nei seguenti testi:
I tre saggi sulla teoria sessuale del 1905 rappresentano il fondamento teorico e unitario della sessualità. In questo saggio Freud fa emergere la portata della natura del bambino, della sua sessualità pregenitale e lo definisce: perverso polimorfo.

Il problema economico del masochismo del 1924 è la revisione del concetto di masochismo, già interpretato come derivato da un preesistente sadismo sia nei Tre saggi sulla teoria sessuale da cui si evince anche che le perversioni, in particolare nell'articolazione su differenti piani in Un bambino viene picchiato 1919, si possono fondare sul sadismo e masochismo.

Il feticismo del 1927, qui Freud elabora la parola Verleugnun, (rinnegamento, disconoscimento), diniego, che implica una vera e propria scissione dell'Io, ma sul significato di questo termine troviamo anche un altro lavoro interessante: L'organizzazione genitale infantile del 1923 e, infine, nel Compendio di psicanalisi 1938; Freud distingue ulteriormente fra il concetto di rimozione e quello di rinnegamento, sconfessione, specifico della perversione.

La rimozione: Verdrangung specifica il processo patologico. Se in esso vogliamo differenziare in modo più marcato il destino della rappresentazione da quello dell'affetto, e riserviamo all'affetto il termine Verdrangung, allora per indicare il destino della rappresentazione la denominazione corretta in lingua tedesca è Verleugnung.
Quindi rimozione è usata per difendersi dalle richieste pulsionali provenienti dall'interno, mentre nel rinnegamento ci si avvale per difendersi dalle realtà esterne.
Osserviamo più da vicino una perversione:
Il feticismo
Il feticismo è classificato, secondo la ben nota formulazione, il negativo della nevrosi. Tuttavia il feticismo è una forma di perversione in cui non si può trovare alcun contrasto con la nevrosi.
Come decifra Freud il feticcio? Esattamente come un sintomo, lo interpreta nel lavoro analitico. Ma Freud sembra chiedersi: Che cosa può materializzare in modo netto quella relazione che fa sì, che quel che è preso di mira sta al di là di ciò che si presenta?
Qui, Lacan introduce il famoso tema del velo nella relazione con l'oggetto d'amore.
Freud scopre in un caso, che nell'interpretazione del feticcio si deve tenere conto anche della lingua nella quale viene espresso.
Essa è un punto nella catena della storia, Freud dà il primo esempio di un'analisi di feticista, nella bella storia di un uomo che aveva trascorso la sua infanzia in Inghilterra e che era venuto a farsi feticista in Germania.
Egli cercava sempre un piccolo brillio sul naso, e del resto lo vedeva, ein Glanz auf die Nase. Questo non voleva dire niente altro che uno sguardo sul naso.
L'espressione tedesca non faceva altro che trasporre in inglese a glance at the nose, che gli veniva dai suoi primi anni.
La direzione della cura
Il feticcio che traeva origine dalla sua infanzia non andava letto in tedesco, bensì in inglese, il feticcio dunque era il naso, al quale per di più lui attribuiva, a suo piacimento, una certa particolare luminosità che gli altri non riuscivano a percepire.
Seppure potremmo pensare ad effetto di spostamento fin troppo facile dal naso al pene, ciò che interessa seguire è il gioco, e il proiettarsi in un punto sul velo, la catena storica, che può anche contenere una frase intera, anzi molto di più, una frase in una lingua dimenticata.
Da un lato non possiamo perdere di vista la nozione che la genesi del feticismo è essenzialmente articolata con il complesso di castrazione.
Dall'altro, proprio nelle relazioni preedipiche, appare con certezza che la madre fallica sia l'elemento centrale, la molla decisiva. Come collegare le due cose?
La scelta d'oggetto
Nei Tre saggi, nel capitolo Trasformazioni durante la pubertà, Freud afferma che l'oggetto viene scelto in forma di creatura dell'immaginazione. Forse parla di una particolare elaborazione delle rappresentazioni, quando spiega il ritorno a caratteristiche patologiche - sotto l'influenza di un amore con destino sfortunato - con il ritorno della libido all'immagine della persona prediletta durante la fanciullezza.
Ma perché Freud insiste a scrivere che per capire l'Edipo e l'angoscia di castrazione occorre studiare il feticismo?
E' come se sottolineasse il passaggio dal due del feticismo al tre dell'Edipo, dato che le perversioni sono anche un residuo edipico, ed è qui che la pulsione può scomporsi.
Se la forza della rinunzia dell'affetto deve essere trovata nell'interesse per il successore del fallo femminile, sarà la negazione della sua assenza che avrà costruito l'ambito. Il feticcio diventa il veicolo sia della negazione che dell'affermarsi della castrazione.
E' questa oscillazione che costituisce la natura reale del momento critico.
Comprendere la differenza dei sessi significa mettere fine al gioco, accettare il rapporto a tre. L'incertezza fra l'ansia e la colpa crea l'imbarazzo nella scelta dell'oggetto e, sotto lo stesso segno, si apre l'identificazione.
Dove l'affetto viene rimosso, deve trovarsi l'interesse per il successore del fallo femminile, invece nella perversione troveremo la negazione della sua assenza; il feticcio diventa il veicolo sia della negazione che della certezza della castrazione.

E' la ricerca tra il desiderio di soddisfare la madre e il senso di colpa, che tesse il fallo materno.

Prendiamo in considerazione il lavoro di Freud del 1925 La negazione, Die Verneinung è molto interessante cogliere in questo breve lavoro l'aspetto metapsicologico, quello della tecnica psicanalitica e quello relativo al concetto di rettifica.
Se il paziente dice non è, Noi rettifichiamo: dunque è.
Nella perversione può essere perseguita da parte dell'analista la rettifica?
Ma se non passa la rettifica nella cura analitica, che cosa n'è dell'efficacia del lavoro analitico?
Osserviamo meglio il concetto di negazione.
La negazione è un modo di prendere conoscenza del rimosso, è la riproduzione di una percezione dato che, l'affermazione appartiene all'Eros e che il giudicare è l'azione intellettuale che decide la scelta dell'azione motoria, un passaggio dal pensare al fare.
La negazione è un meccanismo attraverso cui l'Io riesce ad allargare i suoi limiti, accettando ciò che altrimenti sarebbe rimosso a condizione che venga coscientemente respinto. Quest'ipotesi la ritroviamo anche nell'elaborazione del feticismo.

L'oggetto nella perversione sorge dal: rifiutare - mantenere - abbandonare.

Nella problematicità della castrazione l'individuo rifiuta la sua scoperta, che la madre sia castrata. Così mantiene il fallo femminile, tuttavia nello stesso tempo la abbandona, costruendosi, un oggetto di compromesso, il feticcio, il quale assorbe tutto l'interesse che prima apparteneva al fallo femminile, lasciandogli un senso di avversione per la sessualità femminile.
Questo duplice atteggiamento è rivolto a una realtà che non si vuole accettare.

Nel 1938 in Scissione dell'Io nei processi di difesa, nel punto relativo alla perversione Freud afferma che possiamo parlare di scissione dell'Io nei feticisti solo nel caso in cui continuino ad essere angosciati dalla paura della castrazione, nonostante la negazione feticistica di essa.
Infatti, nella nevrosi uno dei due atteggiamenti contrastanti viene rimosso.
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Possiamo così formulare su questo punto almeno un interrogativo
Come articola il bambino la struttura perversa?

Osserviamo ora la famosa articolazione lacanina dei tre tempi del complesso edipico meglio definiti della metafora paterna.

Nella cura analitica è essenziale che possa esservi un soggetto, ma questa definizione implica il fatto che costui, nella cura, si organizzi ad accogliere ciò che teoricamente viene definita la mancanza. Viene in mente il famoso aforisma: il soggetto si costituisce da una mancanza.
I riferimenti operativi sono l'agente, l'operazione, la mancanza d'oggetto.

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Agente Operazione Manc.ogg.
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I Tempo Madre Frustrazione Pene Traccia
Simbolica Immaginaria Reale
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II Tempo Padre Castrazione ph Segno
Reale Simbolica Imma.
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III Tempo Padre Privazione PH Significante
Immaginario Reale Simbolico
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Al primo tempo troviamo l'oggetto reale: il pene reale.
Al secondo troviamo l'oggetto immaginario, esemplificato dalla lettera (greca), ph, fallo immaginario.
Esso si presenta come mancanza.
Occorre ricordare che nel rapporto speculare si realizza l'immagine reale del corpo proprio, il fallo qui appare in negativo, come tagliato dall'immagine stessa. Si costituisce qui come resto, o come riserva libidica, che permette i successivi investimenti oggettuali.
Quindi il secondo oggetto segnato dalla mancanza è - ph.

Al terzo tempo troviamo l'oggetto simbolico PH, il fallo simbolico. Che è quel Significante che sostiene tutti gli effetti di significato ed è il Significante del godimento.

E' esattamente in questo punto che la struttura perversa a differenza di quella nevrotica, fa in modo di isolare proprio il fallo come Significante del fallo stesso.

Occorre ricordare che - ph è la radice della mancanza di Significante, ed è anche il segno della mancanza di Significante che scatena l'angoscia di fronte all'enigma del desiderio dell'Altro, ma qui siamo nella castrazione.
Soltanto nella perversione il fallo è il significante di se stesso.
Nel percorso perverso il bambino si appropria del segno della mancanza di Significante, sconfessando la castrazione dell'Altro e facendosi strumento del suo godimento, ovvero divenendo egli stesso il Significante fallico.

Se torniamo ai tre tempi, nel terzo il fallo simbolico si fa carico della notazione di mancanza.
Lacan prende in considerazione l'Edipo e i tre tempi, proprio per far comprendere il punto preciso nel quale il Significante si viene a costituire ed è in quest'esemplificazione che possiamo riprendere il famoso aforisma: Il Significante rappresenta un soggetto per un altro Significante.
Possiamo dire che il soggetto occupa così un posto nel luogo dell'Altro cui si rivolge, in una catena di significanti che costituiscono il solo termine di riferimento possibile.
Specifichiamo che il significante rivela il soggetto, ma in una menzogna, come bene riporta Freud nel famoso motto: perché mi dici che vai al Lemberg per farmi credere che vai a Cracovia? Quando vai proprio a Lemberg?
In che tempo avviene la sconfessione
Riprendiamo ora la perversione e cerchiamo di situarla nei tre tempi.
Abbiamo detto che la sconfessione della castrazione dell'Altro si pone al secondo tempo.
Nel primo tempo l'operazione è la frustrazione e produce un danno immaginario, occorre ricordare che il primo tempo prende senso nell'aprés-coup, vale a dire retroattivamente, una volta effettuato il secondo in cui entra in gioco la castrazione simbolica che comporta l'iscrizione della legge del padre: “tu non desidererai ciò che è stato l'oggetto del mio desiderio”, vale a dire interdice al bambino la madre.
Questo secondo tempo costituisce il cardine dell'Edipo.
Ma nella perversione dobbiamo rileggere il primo tempo per comprendere il tratto sincopato della struttura, pur trovando la madre simbolica la quale, anch'essa dipendente dall'ordine simbolico manca di qualche cosa.
Questa mancanza, essendo costitutiva il bambino non potrà mai colmare.
Così posto di fronte al segnale del desiderio dell'Altro egli precipita nell'angoscia.
Le due soluzioni

Ma l'angoscia è proprio ciò che può spingere verso il secondo tempo e qui, nella perversione si presentano due soluzioni:

o farsi oggetto di questo desiderio e quindi ridursi ad essere elemento passivo di un gioco,

oppure passare attraverso l'operazione simbolica della castrazione.

L'oggetto mancante è il fallo - ph - che è anche oggetto del suo desiderio.
Sempre nel secondo tempo osserviamo che viene chiamato in causa in posizione di agente il padre, il padre reale.

Qui l'interdizione paterna prende voce nella castrazione e mette in gioco il desiderio della madre spezzando l'incantesimo del primo rapporto immaginario madre-bambino-fallo, aprendo qui la via della formazione dell'ideale dell'io cui si giunge nel terzo tempo.
L'operazione del terzo tempo è la privazione che fondandosi su una mancanza reale (mancanza per l'uomo e per la donna: il fallo) mette in luce che una legge si è costituita.

La privazione è di un oggetto che dovrebbe essere al suo posto, ma invece manca.
L'agente di quest'operazione è il padre immaginario, che in quel momento si fa preferire alla madre intervenendo come colui che ha il fallo.
Percorrendo l'identificazione con alcuni elementi significanti dei quali il padre è supporto si giungerà alla formazione dell'Io ideale.
Nella perversione il padre viene meno proprio nel farsi preferire alla madre e quindi l'accento viene spostato da quei tratti significanti che andrebbero a costituire l'ideale dell'Io al fallo.
Oltre il bisogno all'amore
Nella perversione il bambino non è legato soltanto al bisogno della madre ma ne esige anche l'amore.
Così la madre implica che per il bambino ella non solo risponda ai bisogni primari ma anche dalla dipendenza del suo amore, cioè dal desiderio del suo desiderio.
E' identificandosi con l'oggetto immaginario di questo desiderio che la madre stessa simbolizza il fallo.

La perversione mette l'accento sul godimento e tende a ricercare il punto di prospettiva da cui poterlo cogliere.

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Per l'articolazione di a come resto si è tenuto conto del lavoro di Lacan L'envers de la psychanalyse 1969-70.

La concezione dell'oggetto a dapprima isolato nella sua funzione immaginaria, partendo dall'a minuscolo, è iscritto come il complemento barrato nella formula del fantasma ($ losanga di a), nella quale si innesta il vettore del desiderio che costituisce l'intelaiatura di ogni realtà.
Solo in un secondo tempo gli viene riconosciuto lo statuto di reale.
L'oggetto della psicanalisi è di questo ordine. Il suo prototipo è l'oggetto detto pregenitale (seno-feci), oggetto perduto, separato di cui la castrazione fa la serie.
Lacan rende conto di questo, situando l'oggetto a al posto del resto, dello scarto dell'operazione significante. E' una soluzione che conduce a isolare due oggetti nella pratica clinica: lo sguardo e la voce.
Si esemplifica qui l'idea secondo la quale: non è il desiderio che tende verso un oggetto, ma è la causa del desiderio, come è evidente nel feticismo.
Riprendendo il punto di prospettiva dal quale poter cogliere il godimento, esso, lo rintracciamo nell'operazione di divisione del soggetto, da ciò che si produce come resto: a e che sorge nel momento in cui viene concepito il limite che fonda il soggetto
.E' in a che si rifugia il godimento, e il perverso interroga la funzione del godimento, dal luogo stesso di a.
Il perverso tuttavia pur riferendosi nel luogo di a rimane soggetto e il godimento che vede è quello dell'Altro di cui può essere sempre un semplice resto.
Il masochismo è esplicativo. Identificandosi con l'oggetto a come rifiuto, ponendosi quindi come soggetto che ha abbandonato ogni privilegio della sua funzione, essendo meno che niente, il masochista non può che situarsi in rapporto ad una rappresentazione dell'atto sessuale per definire, attraverso il suo luogo, il luogo in cui si è rifugiato il godimento.
Si coglie qui la dimensione dimostrativa della perversione, nel senso che il perverso dimostra che è lui ad avere l'intenzione, sua è la volontà di godimento e per questa via si fa Significante del segno della mancanza di Significante.

A differenza del nevrotico che immagina di essere un perverso per garantirsi l'Altro, il perverso immagina di essere l'Altro per garantire il proprio godimento.
Ciò che caratterizza la perversione è la sconfessione della castrazione della madre. Identificandosi con l'oggetto del suo desiderio il perverso pur avendola vissuta rende non avvenuta l'operazione simbolica della castrazione.

Teniamo presente che proprio il fallo - come ciò che la madre desidera in quanto castrata - impedisce al bambino la soddisfazione del proprio desiderio di essere l'oggetto esclusivo del desiderio della madre.
Da qui, nella perversione, il tentativo di ridurre la triade: madre-bambino-fallo, tentativo che consiste nel porsi come strumento del godimento dell'Altro, e nell'affermare così che ciò che il soggetto non vuole: è che l'Altro sia castrato.
Lacan rappresenta la castrazione dell'Altro con il simbolo: - A maiuscola barrata -, che nell'operazione di divisione del soggetto emerge al livello dell'angoscia (segnale del desiderio dell'Altro) e che dà come resto a oggetto causa di desiderio.

In a si rifugia il godimento che è scampato al principio di piacere, ovvero allo slittamento infinito del godimento.
Nel momento stesso in cui viene concepito il limite che fonda il soggetto: - $ -, il godimento che concerne l'oggetto a è un godimento separato dal corpo, al quale il soggetto racconta come può, che ha un posto nella struttura del fantasma messo in luce dall'ombra di - $ -.

Il perverso si pone nel luogo di a e da lì interroga la funzione di godimento che ha di mira come godimento dell'Altro, di cui è semplice resto, come è evidente nel masochismo.


La costituzione
Se relativamente ai tempi dell'Edipo, cerchiamo di cogliere cosa logicamente conduca il soggetto alla scelta della sconfessione, piuttosto che di uno degli altri tipi di negazione della castrazione (forclusione e rimozione), incontriamo ciò che Freud indica come “costituzione” in un passo di Un bambino viene picchiato.
Si tratta del modo in cui il bambino incontrerà la castrazione della madre.
E' in questo senso che il desiderio della madre è determinante, in quanto indica il posto e il peso che il Nome del padre ha avuto nel suo discorso.
L'oggetto immaginario del desiderio della madre, con cui il bambino potrà identificarsi, dopo averlo conosciuto, stabilirà la scelta della perversione.
Quali sono gli elementi cruciali?
Il primo riguarda il ruolo decisivo della madre, che è metabolizzatrice della legge stessa da cui dipende, cioè la legge del padre.
La sua mediazione stabilisce la misura da cui passa per il soggetto il messaggio paterno portatore dell'interdizione, del divieto.
Tale divieto è imprescindibile dato che mette in discussione l'oggetto del desiderio materno che viene simbolizzato nel fallo.
Di conseguenza la perversione viene decisa in base all'efficacia degli interrogativi che mettono in dubbio enigmatico il desiderio della madre.
Il bambino potrà identificarsi con quel desiderio come con la propria immagine speculare.
Il secondo punto significativo riguarda la fissazione intorno al costituirsi dell'oggetto privilegiato.
Il desiderio della madre privilegia un oggetto con cui il soggetto attraverso una serie di regressioni s'identifica.
Freud, nella Lezione 22 dell'Introduzione alla psicanalisi teorizza che una regressione della libido non avrebbe luogo senza la rimozione, ma sfocerebbe in una perversione.
Nella perversione il meccanismo che entra in gioco è la sconfessione della castrazione, ma perché ci possa essere sconfessione la castrazione deve essere stata assunta dal soggetto.
Se si tratti della rimozione primaria o secondaria, non è chiaro.
Freud infatti si riferisce qui a una rimozione secondaria, ma ciò non mette in scacco quella primaria.

Milano 29 febbraio 2000
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