Narcisismo e Serializzazione. Appunti.
di Laura Pigozzi
Vorrei proporre tre brevi appunti di riflessione che riguardano il rapporto tra Narcisismo e Serializzazione: due figure intrecciate in modo inquietante nella modernità.
1. Globalizzazione
La produzione sociale è una produzione di beni seriali, spesso indifferenziati.
Parlando di riproduzione in serie come non pensare alla globalizzazione dove anche gli umani sono pensati sotto una forma `uguale e intercambiabile'.
Non mi pare senza significato il fatto che quest'epoca di grande narcisismo sia anche un'epoca di globalizzazione, di trionfo dell'indifferenziato.
Ripensando agli esempi portati da Loriga riguardo alle pazienti che, insonni, ripercorrevano la loro parte avuta, se pur piccola, alla festa della sera precedente, pare evidente l'indispensabilità degli altri, ma solo nella loro funzione di rispecchiamento, non pensati nella loro `individualità', `singolarità', bensì come una `serie' di uguali che possano testimoniare degli atti del soggetto. Uguali come le particelle rispecchianti della superficie dello specchio.
Dunque gli altri sono sì indispensabili al narcisista ma solo in quanto serie non individuata.
L'Altro manca e al suo posto c'è una serie indifferenziata di piccoli altri.
La figura della ripetizione della serie indifferenziata è una figura in cui ci si imbatte di sovente, basti pensare allo stesso De Sade. Ma voglio parlarne invece in relazione al film `L'inceneritore di cadaveri' del regista cecoslovacco J. Hertz, ricordato dalla Chasseguet-Smirgel. Il film racconta di un necrofilo che lavora in un crematorio e che si descrive come un liberatore di anime che trasforma il corpo in particelle di cenere perfettamente omogenee, tutte assolutamente identiche. Finirà poi per servire i nazisti e per credere di essere il Dalai Lama. Le particelle di cenere tutte uguali svelano la forma della riproduzione seriale come analità (bolo fecale indifferenziato).
Mi pare anche che il film colga la curiosa connessione, oggi così visibile, tra l'aspetto per così dire totalitario-indifferenziante tipico della globalizzazione e la crescente domanda di spiritualità con la costituzione di nuove sette e movimenti new age.
L'aspetto comune sta nell'idea di essere parte di una forza cosmica grandiosa. La quale nella new age ad es. viene usata (da perfetto fallo narcisistico) come chiave interpretativa grandiosa in cui pensare anche eventi semplici, che acquistano così un significato amplificato, speciale. Tutto ciò che accade al singolo ha una spiegazione più grande.
Come se una forza grandiosa si occupasse direttamente del soggetto (in questo c'è comunanza col misticismo).
Le particelle di cenere tutte eguali ricordano anche quel sogno di Gide, citato da Lacan negli Scritti, in cui l'organico, il vivente viene ridotto a particelle di sabbia. E la sabbia è qualcosa di non generante, qualcosa che ha a che fare con la sterilità. Sappiamo del matrimonio `bianco' di Gide.
Ma anche Narciso è sterile. Freud (Tre saggi) parlava di perversione a proposito della non volontà a generare.
La riproduzione in serie come ripetizione non è generazione (nella ripetizione c'è la pulsione di morte, diceva Freud).
Riproduzione in serie come incapacità generativa. E la figura della sterilità (con il suo corollario di `sterilizzazioni') è fortemente attiva in quest'epoca di globalizzazione. Mai prima d'ora abbiamo visto il trionfo dei metodi di manipolazione genetica o di procreazione assistita. Tentativi seriali e rassicuranti contro la imprevedibilità di una nuova nascita. Riti contro un futuro non controllabile. E si addomestica il futuro perché è la dimensione temporale più ricca di rischio, di imprevisto e di cambiamento.
E difatti a Narciso manca la dimensione del futuro. E quando non manca è abitata dal delirio che, per es., il mondo finisca con lui (après moi le dèluge).
2. Inafferrabilità dell'oggetto
Per contro la riproduzione seriale mi pare offra, inaspettatamente, anche una funzione di disvelamento. Disvelamento di una inafferrabilità.
Perché la riproduzione in serie è anche la misura dell'inafferrabilità del mondo da parte del soggetto. E, come tale, ha una funzione di svelamento della verità. Quindi una misura di scacco dell'Io che, una volta riconosciuta, ne potrebbe calmierare l'onnipotenza.
Ovidio nelle Metamorfosi mostra Narciso lasciarsi morire perché non può afferrare l'oggetto della sua passione.
E, in effetti, c'è sempre un altrove irraggiungibile in cui sta l'oggetto della passione.
L'inafferrabilità dell'oggetto della passione funziona anche come svelamento della finta afferrabilità degli oggetti del mercato del mondo. Che vengono dunque svelati come oggetti su cui non c'è alcun investimento di desiderio.
Però mantengono anche loro un piccolo e un po' meschino grado di inafferrabilità, una specie di `trucco': vengono abilmente sempre `spostati un po' più in là' per alimentare la ns. brama di fruitori di cose.
Tutto nel mito di Narciso parla dell'inafferrabilità. Anche Eco, rifiutata da Narciso è inafferrabile come l'eco del suono che gira e si propaga e non si sa da dove venga e ci confonde sul luogo dell'origine, della sorgente. Eco è essa stessa riflesso (sonoro). C'è come un `difetto nel sapere dell'origine'.
In una variante del mito Narciso nell'acqua anziché vedere se stesso, vede Eco: Eco è anche figura della ripetizione dell'uguale. Il suono che viene riflesso senza sostanziali modificazioni in punti diversi dello spazio. Dunque, nell'eco, lo spazio perde di significato, è superato, non è più un limite. Qui c'è forse la radice dell'onnipotenza dei ripetitori mediatici moderni.
Dunque Narciso ed Eco come riflesso d'immagine e di suono, rappresentano due seduzioni moderne.
Forse una differenza tra Eco e Narciso si potrebbe pensare nel fatto che Eco, `portando' un suono, potrebbe favorire un ascolto.
Curiosità: in America è possibile suonare alla porta di un `ascoltatore' di professione, parlagli per mezz'ora e poi andarsene.
3. Figura dell'improduttività
Chiudo il mio intervento con un'altra figura legata al Narcisismo e anche all'Arte. Quella dell'improduttività. Contro la sovrapproduzione moderna.
Sia l'Arte che Narciso non servono a nulla che abbia utilità pratica. Se ci pensiamo non ci sono nel nostro mondo molte cose che hanno il libero carattere dell'improduttività. Anche il ns tempo soggettivo viene continuamente `capitalizzato'.
E proprio in questo senso mi ha colpito un passo di Béla Grunberger, uno psicanalista parigino di origine transilvana, che dice (e vi avverto che vi costringo ad un salto un po' brusco):
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Se esaminiamo le caratteristiche del clitoride, di quest'organo `condannato a scomparire', osserviamo che esso è innanzitutto tipicamente narcisistico, perché serve esclusivamente al piacere (contrariamente al pene, che, oltre ad essere fonte di piacere, è ad un tempo organo di riproduzione e di minzione, senza parlare dei suoi significati energetici inconsci). Sembrerebbe allora che si rimproveri al clitoride il suo carattere narcisistico: esso è l'organo del piacere narcisistico, cioè del piacere che ci si procura da se stessi, del piacere detto solitario. Il clitoride non dipende da nessuno, mentre la vagina, organo del piacere che possiamo chiamare `sociale', non esiste per se stessa, essendo solo un ricettacolo. (Da La sessualità femminile p.126 ) |
Insomma la clitoride sarebbe una specie di lusso inoperoso. (Bataille ha scritto pagine bellissime sul tema dello spreco, del lusso e dell'eccesso)
Chiudo con questa considerazione: forse alla radice delle clitoridectomie di molti popoli del mondo, c'è la consapevolezza dell'eccesso di improduttività e piacere che quest'organo, per lo più dimenticato, reca con sé.
Incontro del 20 aprile 2001 per il ciclo su Il Narcisismo organizzato da La Ginestra Circolo di Cultura Psicanalitica presso Metis Via Plinio, 1 Milano
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