Il tempo del nuovo egoismo.
di Laura Pigozzi
Al nuovo egoista manca il tempo.
E se ne vanta continuamente mentre finge una ridicola autocommiserazione. Tre semplici norme pratiche gli bastano per regolarsi con il tempo: gli altri vanno fatti aspettare (se qualcuno chiede un appuntamento urgente è perché lui ha bisogno di te); le situazioni vanno risolte subito e definitivamente; se qualcosa non va o si guasta chiamare l'esperto (il più veloce e meno caro).
Gli altri, le situazioni, le cose, gli oggetti sono tutti affari da sbrigare (e con cui sbrigarsi).
Ascoltare un po' meglio l'altro, pensare ad una diversa soluzione, occuparsi personalmente delle cose è così antieconomico!
Delegare e decidere, questo è il segreto.
In una società che si pensa `creativa', manca il tempo per l'invenzione. Tutto deve essere fatto immediatamente. Il prendersi cura e il pazientare sono vizi da `vecchi' (o da donne).
Nulla ha il giusto tempo per maturare. Così, contrariamente a quanto si crede, il tempo viene, in fondo, `capitalizzato' molto male.
La contemplazione è un abuso irritante, un vivere alle spalle di chi davvero si dà da fare. Perché contemplare? Per capire qualcosa bastano tre mesi di full immersion.
Il giudizio, affrettato e tagliente, senza ripensamenti, sostituisce la comprensione.
Perdere tempo, perditempo, prendere tempo
.Espressioni fuori tempo.
Agende piene di appuntamenti, appesantite da centinaia di numeri telefonici e di indirizzi importanti (per chi? Per cosa?) che seguono i frenetici spostamenti dei proprietari. Servitrici fedeli sbattute sulle scrivanie nei momenti di collera, scarabocchiate nei momenti di ansia.
Agende di tutto il mondo, unitevi!
Quando non si ha più tempo, la vita diventa volgare.
Il nuovo egoista non può mai avere grandi aspirazioni. I suoi slanci sono controllati (pianificati), i suoi pensieri regolati dalla contabilità del dare e dell'avere, il suo futuro e
la data del giorno dopo.
Paradosso: al nuovo egoista è essenziale la società. La sua società: uno scongiuro alla solitudine. Gli altri gli sono fondamentali, purché siano sempre `intelligenti' e brillanti. E non diano che pensieri allegri.
Pensare davvero a sé, non sa come fare.
Si ha quali l'impressione che il nuovo egoista sia molto poco egoista, non ami i suoi desideri più veri; si appiattisce su modelli che non ha inventato lui, ma che gli danno la sensazione di esserci davvero. Al centro non ha il proprio io ma una effimera apparenza.
Ricettivo ad un mondo eccessivamente rumoroso, il nuovo egoista è diventato sordo ai propri desideri più silenziosi.
Ascoltare le più inaccessibili intimità sarebbe realmente egoista, e poi laggiù si finisce sempre per incontrare anche
l'Altro: questo sarebbe un egoismo davvero nuovo.
Pubblicato in Legenda. Il Nuovo Egoismo. Aprile 1991, Tranchida Editori. Milano. |
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