Alla depressione ed alla mania, per quanto facce del medesimo disturbo, la valutazione standardizzata ha riservato un trattamento molto diverso, per la depressione, infatti, sono stati messi a punto numerosi strumenti di valutazione e si sono registrati, probabilmente, i maggiori progressi, mentre, nel campo della mania, gli strumenti disponibili sono in numero molto limitato. Questo diverso "trattamento" non è certamente casuale, ma è verosimilmente legato a varie condizioni:
una, ma non certamente la più importante, può essere la relativa minore frequenza degli episodi maniacali rispetto a quelli depressivi;
unaltra può essere individuata nel fatto che la fenomenica maniacale, essendo prevalentemente di tipo comportamentale, richiede unosservazione protratta e meglio valutabile, perciò, dal personale di assistenza o dai familiari che non dallo psichiatra il quale può avere difficoltà anche semplicemente ad avere un colloquio con il paziente;
non si deve neppure sottovalutare il fatto che la ricerca psicofarmacologica nel campo della mania è molto modesta e che, se si escludono i sali di litio, mancano pressoché completamente farmaci specificamente pensati e testati per questa patologia e, come abbiamo più volte sottolineato, lo sviluppo della valutazione standardizzata della psicopatologia ha avuto un fortissimo impulso dalla psicofarmacologia clinica;
la mania, infine, è stata per lungo tempo una patologia ampiamente sottostimata dalla psichiatria nordamericana, che è quella a cui si deve la maggior parte delle RS, e non è certamente un caso che per la mania, a differenza di tutte le altre condizioni psichiatriche, le scale di matrice europea prevalgano percentualmente rispetto a quelle di matrice americana.
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