GENERALITA'
Quando si parla di "Disturbi del Comportamento Alimentare" (DCA) ci riferiamo allAnoressia Nervosa ed alla Bulimia Nervosa, due disturbi che solo da poco hanno acquisito una loro identità nosografica, essendo stati relegati, fino a pochi anni fa, nel limbo dei "disturbi psicologici non specifici", oggetti di curiosità, ma di limitato interesse in quanto considerati eventi di scarso rilievo epidemiologico. La bulimia, addirittura, è stata classificata per la prima volta come disturbo psichiatrico autonomo solo nel 1980, nella terza edizione del DSM (DSM-III) e si è dovuti arrivare al DSM-IV (1994) perché i DCA facessero il loro ingresso nella psichiatria delladulto, essendo stati fino ad allora considerati come problemi di prevalente appannaggio dellinfanzia e delladolescenza, pur potendo esordire anche "nella prima vita adulta" (DSM-III-R, 1988). Oggi sappiamo che i DCA non sono (o non sono più) affatto rari (anche nelletà adulta), ed hanno, al contrario, una rilevante prevalenza (intorno all1% per lanoressia e fino al 3% per la bulimia) con una larghissima preponderanza del sesso femminile. La presa di coscienza che questi disturbi (e non solo lanoressia!) sono associati ad un elevato rischio di morbilità e di mortalità, ha portato ad un fiorire di studi e di ricerche mirate allindividuazione dei moventi etiopatogenetici di queste due condizioni ed alla definizione di strategie terapeutiche efficaci in una discreta percentuale di soggetti. Se tutto questo fervore di studi non ha ancora portato a risultati pienamente soddisfacenti, ha però stimolato la produzione di strumenti di misura capaci di fornire un esauriente inquadramento standardizzato della sintomatologia e delle sue variazioni nel corso del trattamento. Il numero e la varietà degli strumenti finora proposti, indicano chiaramente che nessuno di questi strumenti è, in realtà, "esauriente", e sarebbe probabilmente utopistico attendercelo se solo consideriamo la profonda embricatura che lega i fattori biologici, psicologici e sociali che sottendono questi due disturbi, il loro marcato polimorfismo e lampio alone di quadri subsindromici attraverso i quali, dalla patologia più conclamata, si sfuma fino alle variegate espressioni della "normalità" del comportamento alimentare.
A tutto questo cè da aggiungere che anoressia e bulimia sono sindromi complesse e che alcuni loro aspetti sono tuttaltro che chiari e facilmente definibili. Basti pensare ai concetti di "linea" e di "peso", che sono centrali in questi disturbi, ai quali vengono attribuiti significati e valori diversi, dalla semplice aspirazione ad avere una figura più snella fino alla paura patologica del grasso. Ci si può chiedere, allora, se lautovalutazione può essere in grado di cogliere in maniera adeguata la presenza ed il grado di patologia attraverso la risposta a domande del tipo "si sente grasso?" o "ha paura di ingrassare?", tenendo conto anche del fatto che, quella del comportamento alimentare, è una patologia che influenza profondamente le esperienze e le percezioni del soggetto, la valutazione di sé e del proprio comportamento. In alcuni casi è la terminologia impiegata che pone problemi dinterpretazione e di comprensione: così, ad esempio, al termine "abbuffata" è quasi certamente diverso il significato che persone diverse possono attribuirgli, soprattutto diverso è, verosimilmente, il significato che possono dargli pazienti con DCA e soggetti che non hanno mai avuto tali disturbi, ma anche per il singolo paziente ci possono essere difficoltà dinterpretazione perché non tutti gli episodi bulimici sono uguali. È anche probabile che i pazienti stessi continuino a definire "abbuffate" gli episodi di eccesso alimentare anche quando questi, spontaneamente o per effetto di un trattamento, si sono modificati anche significativamente per la quantità di cibo ingerito e/o per le modalità con cui si svolgono. Queste considerazioni (ed altre, minori, su cui non ci soffermiamo) lasciano spazio al dubbio che lautovalutazione possa essere in grado di esprimere in maniera completa e approfondita questo tipo di psicopatologia. È ipotizzabile che leterovalutazione, soprattutto se guidata da unintervista standardizzata semistrutturata, possa fornire informazioni più valide ed affidabili. Non è questa la sede per addentrarci in questo tipo di problematiche; quello che vogliamo sottolineare sono i non marginali problemi di affidabilità e di accuratezza che pone la valutazione (sia auto che etero) dei DCA, problemi che ritroveremo quando parleremo della valutazione dei comportamenti di abuso. Si tratta, in effetti, di pazienti che, di solito, mettono in atto i loro comportamenti patologici di nascosto perché se ne vergognano, che temono il giudizio altrui, che tendono a dare di sé unimmagine positiva, a porsi in una luce favorevole, ed è perciò comune che essi trasferiscano questi loro atteggiamenti nella compilazione di scale e questionari e/o nel rispondere allintervistatore che pone loro domande tese ad esplorare proprio quei comportamenti. È necessario tenere sempre presente questa eventualità e cercare di verificare, per quanto possibile, la correttezza e laffidabilità delle valutazioni facendo riferimento a fonti di informazioni sussidiarie. Ma è necessario, soprattutto, cercare di stabilire con questi pazienti un valido rapporto di fiducia, una solida alleanza, in modo da facilitare la comunicazione piena e sincera e da evitare che si instauri un rapporto fondato sullassunto aprioristico dellinaffidabilità del paziente, cosa che sarebbe certamente controproducente e dannosa.
TORNA ALL'INDICE GENERALE "SPECIALE SCALE DI VALUTAZIONE"
|
TORNA ALL'INDICE GENERALE "SPECIALE SCALE DI VALUTAZIONE"
LINKS CORRELATI
COLLABORAZIONI
POL.it è organizzata per rubriche e sezioni affidate a Redattori volontari che coordinano le varie parti della Rivista. Anche tu puoi divenare collaboratore fisso o saltuario della testata, scrivi utlizzando il link proposto sottto, dando la tua disponibilità in termini di tempo e di interessi, verrai immediatamente contattato. Come tante realtà sulla rete POL.it si basa sul lavoro cooperativo ed è sempre alla ricerca di nuovi collaboratori, certi come siamo che solo un allargamento della cerchia dei suoi redattori può garantire alla Rivista la sua continua crescita in termini di contenuti e qualità. ti aspettiamo.....
Scrivi alla Redazione di POL.it
|