Negli ultimi due decenni la storiografia internazionale ha collocato la Shoah, la distruzione degli ebrei dEuropa, al centro della storia del Ventesimo secolo, studiandola nei suoi particolari e dettagli, nellambito della storia della Germania nazista e soprattutto della Seconda guerra mondiale, e rinnovandone e ampliandone considerevolmente le conoscenze e interpretazioni ben al di là della storia tedesca. La Shoah può essere in effetti considerata oggi come il risultato di una più generale crisi dellEuropa iniziata nel lungo Ottocento, trasformata e accelerata nella Prima guerra mondiale, e divenuta un baratro della politica, della cultura e della società negli anni Venti e Trenta del Novecento, con lavvento dei fascismi. Nel tempo lOlocausto è stato infatti gradualmente percepito come uno degli eventi più emblematici del secolo trascorso, oltre che uno dei più efferati e violenti nella storia dellumanità. Esso può essere inoltre pensato come un prisma in cui leggere alcuni dei principali fenomeni di radicale trasformazione, e vera e propria degenerazione, della politica e della società nel Ventesimo secolo, dentro e fuori lEuropa, anche oltre quellevento
specifico (alcuni aspetti del quale si sono poi ripetuti e propagati o viceversa sono stati anticipati in forme diverse, in genocidi, pulizie etniche, razzismi).
È necessaria una precisazione terminologica: in questopera i termini genocidio degli ebrei, Olocausto, Shoah, "Soluzione finale" e a volte anche Auschwitz (per antonomasia) sono usati come sinonimi. Ciascuno di essi ha diverse connotazioni e continua a essere oggetto di controversie pubbliche e discussioni scientifiche di cui non sottovalutiamo limportanza. Il termine Shoah "catastrofe" in ebraico con il quale le vittime ebree hanno iniziato a qualificare la politica dei loro persecutori fin dagli anni della guerra, ci è sembrato il più pertinente, anche per sottolineare la specificità del genocidio ebraico. Per questo, oltre che per la sua più recente e vasta diffusione, è stato inserito nel titolo dellopera. "Soluzione finale" è invece formula coniata dai nazisti: ma la necessità di prendere in considerazione il linguaggio dei persecutori ne spiega il ricorso in molti contributi. Quanto a Olocausto, benché il termine possieda una discutibile connotazione sacrificale, la sua diffusione internazionale
specie in ambito storiografico (oltre che nel sistema di catalogazione delle grandi biblioteche occidentali) ne giustifica e ne spiega luso frequente. Attraverso un insieme di interpretazioni e rappresentazioni appartenenti a diversi ambiti della cultura, della conoscenza e dellimmaginazione, la Shoah è divenuta dunque, infine, un evento centrale nella coscienza e nella memoria
storica dellOccidente. Questopera è perciò dedicata alla documentazione e allapprofondimento di prospettive di analisi ed interpretazione, e ambisce a fornire un quadro il più possibile articolato, attraverso il contributo di alcuni dei massimi specialisti, dello stato delle conoscenze e del dibattito critico e storiografico sullOlocausto. Nonostante la massa crescente di studi dedicati allargomento
nei suoi molteplici aspetti ci è parso mancasse ancora, e ci auguriamo sia complessivamente riuscito, il tentativo di ricapitolazione complessiva del dibattito, delle ricerche e dei risultati storiografici raggiunti negli ultimi decenni. Riteniamo che alcune linee interpretative di fondo proposte dallinsieme dei volumi possano inoltre contribuire a porre in una luce nuova, in una prospettiva più ampia e in nuove dimensioni critiche linsieme di questioni, temi e problemi che emergono dallo studio della Shoah. Ciò ci pare possibile grazie alladozione di una dimensione diacronica (precedente e successiva a quellevento), di una prospettiva europea (e talora extra-europea, ma certo non solo tedesca), e di unindagine condotta su diversi livelli epistemologici, quali quelli collegati ma distinti della storia, della memoria e delle rappresentazioni dellOlocausto, oggi particolarmente presenti nella sensibilità degli studiosi anche di fronte a una loro presenza pervasiva nel discorso pubblico (che necessita però, evidentemente, di essere analizzata e discussa).
La Shoah fu certamente un fenomeno di portata europea, non solo per le dimensioni geografiche del suo svolgimento, ma per linsieme di eventi e fenomeni che ne costituirono le premesse, in alcuni casi gli antefatti e ad un livello più profondo e complesso alcune delle radici storiche. A una tale interpretazione e ricostruzione è dedicato il primo volume di questopera. Sulla scia di analisi classiche come quelle di Hannah Arendt sulle origini del totalitarismo e di Zygmunt Bauman sui rapporti tra modernità e Olocausto, è possibile sostenere che il genocidio degli ebrei nel corso della Seconda guerra mondiale fu il risultato di una più antica e più lunga crisi dellEuropa e di trasformazioni complessive inerenti anche i processi di modernizzazione della società.
Questa crisi e queste trasformazioni furono preparate e segnate da fenomeni come lemergere del razzismo, dalla metà almeno dellOttocento; le trasformazioni e la diffusione dellantisemitismo, particolarmente a partire dagli anni Ottanta del XIX secolo; i massacri coloniali di inizio Novecento; le trasfor- mazioni qualitative e quantitative della violenza nella Prima guerra mondiale; la crisi dei liberalismi e la radicalizzazione dei nazionalismi; lemergere, infine, dei fascismi nelle forme di regimi totalitari e violenti. Ma contarono anche fenomeni di burocratizzazione degli apparati statali e di serializzazione e industrializzazione della morte; innovazioni scientifiche e tecniche; trasformazioni
della condizione umana nelle moderne società tecnologiche e di massa.
Allo stesso tempo lOlocausto non stava necessariamente inscritto in questi fenomeni e nemmeno nella loro teorica somma, ma fu il frutto di eventi e contingenze specifiche dovuti allavvento del nazismo nella Germania degli anni Trenta e poi soprattutto allo scoppio e allevoluzione della Seconda guerra
mondiale. Ciò particolarmente nellambito del disegno hitleriano e nazista di conquista del continente europeo e di instaurazione di un nuovo ordine, fondato su una gerarchia razziale e sulla supremazia del popolo tedesco, supposta incarnazione della "razza ariana" e portatore della sua apocalittica missione di "redenzione" e soggiogamento dellumanità. Certamente il progetto della "Soluzione finale" poté e dovette fondarsi su un notevole retroterra storico: politico, culturale e ideologico che ebbe i suoi cardini nella nascita dellantisemitismo politico, nellaffermazione del nazionalismo völkisch, nellesplosione e massificazione della violenza nel primo conflitto mondiale, nellemergere, infine, di una dittatura totalitaria fondata anche sullo scontro radicale
con il nemico interno e su una visione delluomo e del mondo allucinata e perversa.
Gli eventi bellici, le corresponsabilità dei collaboratori e collaborazionisti, linazione di molti protagonisti e testimoni, furono daltra parte decisivi per il concreto attuarsi in quelle forme e dimensioni del genocidio ebraico.
La storiografia internazionale ha conosciuto, almeno nellultimo quindicennio, progressi considerevoli e definitivi nella ricostruzione e nellinterpretazione degli eventi della Shoah, tanto che si potrebbe dire che essi siano ormai conosciuti nella grande maggioranza dei loro più particolari aspetti e dettagli. Il quadro che ne è emerso, delineato nel secondo volume della Storia della Shoah con il contributo dei suoi massimi specialisti, conferma lampiezza della persecuzione e del massacro di ebrei, zingari, slavi, oppositori politici, disabili, omosessuali da parte del nazismo, ma consente anche di esaminare quellinsieme di fenomeni ed eventi alla luce della ragione, delle conoscenze scientifiche e di spiegazioni storiche multicausali e complesse. Sono stati da tempo chiamati in causa, in questo senso, oltre a una mole imponente di documenti e testimonianze e alle ricostruzioni storiche tradizionali, il contributo dellinsieme delle scienze sociali dallantropologia alla psicologia, ma anche la riflessione filosofica su problemi etici (comportamenti, responsabilità, colpe) ed epistemologici (razionalità, contro-razionalità, conoscenza); quella letteraria, estetica e, di nuovo, epistemologica sul problema delle rappresentazioni (storiche, letterarie, artistiche) e dei loro contributi alla conoscenza; ma anche le definizioni giuridiche e, per esempio, le valutazioni economiche di quegli eventi.
Oggi sappiamo, in estrema sintesi, al di là della preparazione culturale e ideologica, e oltre le necessarie premesse nelle legislazioni e persecuzioni antiebraiche di mezza Europa dalla metà degli anni Trenta, che lOlocausto fu ideato e realizzato nel corso della Seconda guerra mondale per iniziativa di Hitler e di altre diverse personalità e istanze delle gerarchie e delle burocrazie politiche e militari naziste; che fu condotto in forma di massacri in Europa dellEst, specie nel corso dellinvasione dellUnione Sovietica; che fu realizzato con trasferimenti, concentrazioni e imprigionamento di popolazioni, il loro sfruttamento e infine la loro eliminazione con camere a gas e forni crematori in campi di sterminio. Sappiamo che le vittime dellOlocausto cioè di un piano predeterminato di sterminio ai danni in primo luogo del popolo ebraico furono tra i cinque e i sei milioni, nel contesto degli oltre cinquanta milioni di morti della Seconda guerra mondiale. Sappiamo che i carnefici furono non solo tedeschi e non solo assassini ideologicamente motivati, ma uomini comuni (per esempio militari e poliziotti, ma anche semplici impiegati della macchina burocratica dello sterminio), con lausilio di centinaia di migliaia di complici, collaboratori e collaborazionisti in tutta Europa, inclusa lItalia. Sappiamo che milioni di europei assistettero inerti, così come non intervennero a fermare il massacro le potenze schierate contro la Germania nazista, le istituzioni internazionali, la Chiesa, e perfino, per quanto avrebbero potuto, ma in sostanza paralizzate, incredule ed impotenti, le comunità ebraiche in America e in Palestina. Per le sue premesse, per le sue molteplici cause e per il concreto Svolgersi degli eventi, sappiamo e constatiamo, dunque, che lOlocausto fu una Disfatta della intera civiltà occidentale e uno dei peggiori baratri della coscienza dellumanità in tutta la sua storia.
La percezione e la stessa conoscenza dellinsieme di eventi che va sotto il nome di Shoah sono come tutti gli eventi storici, ma qui con una portata e con conseguenze eccezionali il frutto di un insieme articolato e molteplice di rappresentazioni che hanno conosciuto una complessa evoluzione, legata alle trasformazioni della memoria, dei quadri culturali e politici di riferimento, delle espressioni artistiche, dei mezzi di comunicazione. Questi temi e fenomeni stanno al centro degli ultimi due volumi dellopera che qui presentiamo. Per lungo tempo, negli anni Quaranta e Cinquanta, lOlocausto scomparve dalla scena e dal dibattito pubblico internazionali e per molti versi anche dallattenzione degli storici, e fu percepito come un episodio della Seconda guerra mondiale, o comunque come una aberrazione della storia: il tragico ma circoscritto risultato di uneclissi della ragione. Fu a partire dagli anni Sessanta che la riflessione storiografica e filosofica iniziò ad interrogarsi e a ripensare le reali dimensioni, le origini, i significati e le conseguenze di quegli eventi, grazie al contributo di storici come Raul Hilberg e George Mosse (già preceduti dalle ricerche pioneristiche di Léon Poliakov e Gerhard Reitlinger) e di filosofi come Hannah Arendt e Theodor W. Adorno. Contarono anche eventi poi rivelatisi epocali come il processo e lesecuzione, consumati a Gerusalemme allinizio degli anni Sessanta, di Adolf Eichmann, uno degli architetti dello sterminio. Se i carnefici furono uditi e ascoltati fin dai tempi di Norimberga, le voci delle vittime furono a lungo marginalizzate o rimasero per lo più inascoltate secondo le loro stesse peggiori previsioni e i loro incubi ricorrenti. La testimonianza di una figura come Primo Levi dovette attendere gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso e per molti versi la tragica scomparsa dello scrittore per essere riconosciuta come irrinunciabile ed essere considerata come una dei più alti e incisivi documenti della peggiore barbarie del Novecento. Le immagini di Auschwitz ebbero a lungo una limitata diffusione e solo con la loro divulgazione e diffusione massiccia, a partire per esempio da interpretazioni filmiche di serie televisive degli anni Settanta, iniziarono ad essere conosciute da un più largo pubblico e da uomini e donne delle giovani generazioni. Con rare eccezioni, soltanto più tardi furono realizzati documentari ma anche, e soprattutto, fiction cinematografiche che segnarono una diffusione di massa della conoscenza e coscienza dellOlocausto, risultando spesso ben più incisive dellopera degli storici o dei filosofi. Solo a partire dagli anni Novanta del secolo scorso, infine, si registrò una vera e propria esplosione della memoria della Shoah, attraverso musei, raccolte di testimonianze, giornate della memoria: fenomeni che sono parsi aumentare man mano che ci si allontana da quegli eventi e i testimoni diretti vanno scomparendo.
Anche in ambito letterario e artistico la coscienza di Auschwitz faticò ad affermarsi, fu affidata dapprima a vittime e testimoni e fu spesso anche autorevolmente contestata e discussa rispetto alla sua legittimità o addirittura alla stessa possibilità di una sua interpretazione artistica e poetica. Oggi quelle rappresentazioni e interpretazioni che provengono dalla letteratura e dallarte appartengono a pieno titolo e formano un unico insieme con la conoscenza e coscienza individuale e collettiva della Shoah. Questa coscienza sollevò del resto fin dal principio e in alcuni casi eccezionali nel corso dello svolgersi stesso degli eventi brucianti e radicali interrogativi nella riflessione filosofica attorno alla ragione, alluomo, allesistenza; o in quella teologica sulla divinità,
la colpa e i comportamenti umani.
Le diverse storie e memorie nazionali dellOlocausto hanno conosciuto anchesse evoluzioni specifiche legate al ruolo e al grado di coinvolgimento di ciascuna nazione in quegli eventi: che si trattasse o si tratti della Germania, di Israele, di paesi con o senza una presenza ebraica (o in cui quella presenza è stata per sempre cancellata); di nazioni che contribuirono alla realizzazione della "Soluzione finale" o i cui cittadini furono vittime dellOlocausto in forma minore o maggiore; che si tratti, infine, della memoria dellintera Europa unificata su principi di pace e tolleranza e di ripudio e perpetua condanna dellesperienza di Auschwitz.
Nellinsieme crediamo che questa molteplicità di contributi, prospettive e approcci, grazie allapporto di decine di studiosi di paesi, formazioni, sensibilità e appartenenze diverse, fornisca un quadro articolato e complesso della storia, della memoria e delle rappresentazioni della Shoah come evento centrale della storia europea e mondiale del XX secolo e uno degli eventi più cruenti della storia dellumanità. Le conoscenze e interpretazioni accumulatesi nel tempo consentono oggi di sottoporre quegli eventi che vanno sotto il nome di Olocausto e la loro portata e violenza a un controllo e a una verifica della ragione storica, di chiamare in causa spiegazioni, di sollevare nuovi interrogativi, ma di fornire anche ricostruzioni certe e adeguate risposte. Ci auguriamo,
quindi, che questopera possa approfondire e rafforzare la conoscenza storica della Shoah nei suoi molteplici aspetti, possa contribuire a consegnarla stabilmente alla storia del Novecento, possa infine rappresentare anche un monito per le coscienze di tutti, per il presente e per il futuro.
Berna, Siena, Venezia, Parigi
giugno 2005
Marina Cattaruzza
Marcello Flores
Simon Levis Sullam
Enzo Traverso