The dreamers di Bernardo Bertolucci di Lisa Attolini Langlois presidente della Cinemateque Francaise viene licenziato, inizia la protesta, il sessantotto francese. Scorrono sullo schermo i grandi del cinema, di quel grande cinema che, riprendendo Bertolucci, "è francese": Léaud, Truffaut, Godard, lo stesso Langlois e tutti gli altri dei Cahiers. Sono immagini distanti, le sento parte della storia, di un tempo che non ho vissuto; sono invasa dalla nostalgia per quel fermento creativo, per quella turbolenza di emozioni, speranze, ideali, pensieri, ora così sedata. Ma ecco Theo, Isabelle e Matthew; è con loro che inizio a sentirmi parte di quel mondo e mi lascio trasportare dalla cinepresa, macchina del tempo, cullata dal bianco e nero delle citazioni filmiche (Fuller, Mamoulian, Hawks, Ray...). Dopo una breve conoscenza facilitata dalla passione per il cinema i gemelli invitano il giovane Californiano nel loro appartamento parigino per sognare e condividere, chiusi in casa, fantasie, speranze, conoscenza e arte. Ambiente chiuso, interni dai colori lividi, Parigi: è inevitabile tornare con la mente a "Ultimo tango a Parigi", ma nientaltro lo richiama. Non cè nulla di quella passione distruttiva e mortifera; lappartamento diviene fantastico scenario ad un esperienza di crescita o forse di nascita, incubatrice, membrana che filtra fino alla saturazione e allesplosione, rappresentazione metaforica delle profonde interrelazioni tra "mondo interno" e "mondo esterno"; la lotta continua tra eros e thanatos di "Ultimo tango a Parigi" è sostituita dallentusiasmo e dalla voglia di vivere dei protagonisti. Dopo la cena in compagnia dei genitori che esplicita lincomunicabilità generazionale e introduce il tema della funzione dellarte (fine a se stessa, spazio di evasione o strumento di protesta), Theo, Isa e Matthew rimangono soli a parlare di cinema, politica, a scoprire e sperimentare la sessualità e direi la propria identità. Il corpo scoperto, messo a nudo, confrontato diviene espressione di una realtà che costringe a fare il lutto della bisessualità, dellillusione del tutto, del narcisismo infantile il cui crollo, la rappresentazione della complementarietà dei sessi nella coppia di gemelli eterosessuali sembrava poter arginare. Matthew appare come catalizzatore di unesperienza di crescita e separazione, del crollo di quellillusione mantenuta fino ad allora grazie ad unambivalenza quasi incestuosa. Si assiste, nel corso del film, ad una progressiva apertura verso laltro, ad una soggettività più integrata, dove il corpo ritrovato, bonificato dai fantasmi persecutori, non è più elemento inqiuetante, ma gioia condivisibile. Gli indovinelli con penitenza che accompagnano, come in una sorta di iniziazione, rito arcaico e primitivo la prima volta di Isa e Matthew, lasciano spazio ad un genuino desiderio dellaltro. È la storia delladolescenza, del problema dellidentità non solo sessuale e della ricerca della propria soggettività. I genitori rientrano prima del previsto; Isa, Theo e Matthew dormono nudi luno accanto allaltro. La mattina Isa trova un assegno firmato dai genitori; capisce che sono stati lì; sembra esplicitarsi allora il confronto diretto tra la propria soggettività ed il mondo dellillusione narcisistica infantile, ormai tradito e irrimediabilmente perduto. Per un attimo solo la morte sembra poter restituire quellillusione. Un sasso, lanciato dalla folla dei manifestanti richiama alla vita: " così doveva essere: così doveva scoprire la verità, senza perdere di vista la vita. La vita viva, complessa, enigmatica". (Musil) Theo, Isabelle e Matthew corrono in strada e si uniscono alla protesta. Lancio di molotov, carica della polizia non mi sembrano più così distanti quelle immagini, sento lodore dei lacrimogeni, sono le strade di Genova. Del 68 non ho ricordi e i racconti di chi lha vissuto sono pochi; pochi ne parlano quasi intimoriti dai propri sogni, soffocati in unatmosfera paludosa e anestetizzata. Bertolucci lo ha finalmente raccontato, in modo delicato, con lorgoglio di chi lo ha intensamente vissuto come una lenta e continua rivoluzione delle coscienze e di chi si sente ancora oggi coinvolto. "Dunque, anima, và ignuda nella vita e non temere (perché)..molto cè da trovare, e di grande, e molto vi è oltre.." (Holderlin). | Il tema del rapporto tra Cinema e psiche è molto intrigante sia sul versante specifico della rappresentazione si sul versante della interpretazione dell'arte cinematografica. Come redazione anche alla luce della sempre maggiore concentrazione dei media saremmo lieti che questa sezione si sviluppasse in maniera significativa e in questa logica contiamo sulla collaborazione dei lettori da cui ci aspettiamo suggerimenti ma soprattutto collaborazione. |