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Piero Coppo, Negoziare con il male. Stregoneria e controstregoneria dogon, Bollati Boringhieri, Torino 2007. pp. 176, Euro 20

 

 

L’attuale produzione scientifica, offre tasselli piccoli o grandi di puzzle diversi, raramente evocando una gestalt o per lo meno risvegliando nel lettore il desiderio di trovarla.

Ciò avviene però talvolta quando i lavori obbligano, per la propria forza, a viverne la dimensione "altra", la ragione per cui l’autore scrive di sé stesso, toccando qualsiasi tema, senza alcuna preoccupazione di impact factor.

Rari libri sul percorso della psichiatria dell’essere.

Questo di Coppo — un tutt’uno con l’altro suo testo "Le ragioni del dolore", ma iniziato in realtà fin dal 1994 con "Guaritori di follia " — ne è un prototipo .

L’Autore, attento alla legittimità dei tasselli-prova, imposta il lavoro sul rapporto tra le due vite vissute in Italia e in mali, cercando di armonizzare ciò che ha cercato con metodo e curiosità vitale fino ad oggi, venendone travolto a momenti, con il risultato dell’inquietudine che si traduce nelle colonne d’Ercole oltre le quali afferma di non potere e di non volere andare.

Tra tutti, due di questi momenti sono così forti da dare le vertigini:

-il figlio proprio Juru-ba, così ribattezzato e riconosciuto come proprio dal villaggio

-il sacrificio del cane-uomo in cui si concentrano tutte le contraddizioni dello scienziato occidentale che si sente obbligato a continuare a filmare per darsi prove e l’uomo che non può sopportarlo, vivendone l’aspetto di umano sacrificio ormai escluso, anche se solo come rituale, dalla logica della sua cultura .

Al centro del testo la stregoneria e l’antistregoneria nelle sue matrici politiche, sociali ed individuali e la possibilità e necessità di negoziare con il male, in un processo che è comunque e sempre il prodotto di un movimento di gruppo

"Streghe e Stregoni potenziali sono quasi sempre anziani. Le donne perché, non più in età fertile , invidiano quelle ancora giovani e capaci di generare …..e sono esposte alla gelosia del successo riproduttivo,…ma anche le madri…capaci di generare…possono volendo chiudere gli uteri e…non far nascere o deperire quelli altrui"(p.112).

"La stregoneria in Africa è connessa con la cattura ed il trasferimento delle vittime in un secondo universo, remoto e notturno, dove la forza vitale è messa al servizio dello stregone" (p.113) e, come esempio della convivenza potere-morte, porta l’impiego nella divinazione coi cauri, conchiglie-moneta dell’Oceano Indiano, usate anche per la tratta degli schiavi ed ottenute immergendo in mare i cadaveri dei rematori morti di stenti durante i viaggi fino a quando queste conchiglie non si formavano attorno ai loro corpi.

Se dovessi ribattezzare il testo, lo chiamerei "il controtransfert" di uno psichiatra di fronte ai limiti nella comprensione del cambiamento degli altri e/o di sé stesso.

Non ho mai capito bene la distinzione tra psichiatria ed etnopsichiatria, avendo lavorato in luoghi , tempi e culture diverse che mi hanno obbligato ogni volta a rifarmi un setting interno di riferimento, costantemente determinato dal contesto, dalle sue relazioni col soggetto, dagli usi e costumi terapeutici più che dallo stato del soggetto stesso. Tutto ciò fino a quando non ho cominciato a lavorare coi bambini e ho dovuto rivedere le mie idee per la forza enorme della biologia del bambino: soggetto capace di cambiare il contesto, comunque presente al terapeuta, così come gli è presente l’intera storia del bambino.

Oggi abbiamo bisogno di entrare nella cultura virtuale, con suoi tempi e spazi, ma soprattutto con la sua mancanza totale di continuità per "negoziare con il male" dei nostri piccoli o adolescenti internauti.

Nella totale ignoranza di ciò che succede nel cervello delle nuove generazioni a contatto con realtà virtuale e multimodale a scarsissima partecipazione corporea, abbiamo bisogno di cercare e cercare, come fa Coppo nel Mali, per poter ritornare ad essere "guaritori di follia". Questa nuova etnia vive tra noi, nostri figli, nipoti, pazienti, studenti; questa nuova etnia vive già nei paesi dove "il pollo è ancora la terapia più diffusa" ed a volte, di fronte a pesanti insuccessi, mi viene in mente che potremmo usare anche qui i polli , forse con risultati migliori .

Il guaritore dei nostri servizi sanitari che deve contenere tutto questo sceglie in genere di isolare ed ipersemplificare quello che sta facendo, appigliandosi alla "mancanza " di strutture e servizi adeguati per giustificare i propri fallimenti, ma l’unica volta in cui mi è stata data la possibilità politica ed economica di progettare tutto quello che ritenevo necessario, sono caduta nella più nera delle depressioni, perché, come vedevo la soluzione ad un problema, immediatamente ne sorgeva un altro imprevisto ed imprevedibile: l’imprevisto e l’imprevedibile della stregoneria, presente in ogni malato, in ogni persona, in ogni famiglia, in ogni contesto con cui pur ci si abitua a convivere.

Ma quale è dunque l’originalità di Coppo: da "Guaritori di follia"(1994), testo in qualche modo pittorico ed emotivo — come tutti gli addii di cui non si conoscono gli sviluppi — nel tentativo di fissare immagini ed emozioni, allo scientifico lavoro di "Passaggi"(1998), un "Collasso"(J. Diamond, 2005) ante litteram della sofferenza umana, a "Tra psiche e culture"(2003), sistematizzazione delle letture e pratiche della sofferenza in cui è sempre presente il qui e l’altrove, arrivando coerentemente a " Le ragioni del dolore"(2005)?

In quest’ultimo lavoro l’autore sembra in possesso di una padronanza e di una grande sicurezza nel delineare forme e modalità di approccio in tempi e situazioni diverse, in qualche modo finalmente oggettivabili .

Ma poi nell’ultimo testo vuole andare oltre: aggiunge, alle interessantissime spiegazioni esclusive delle stregonerie e antistregonerie che si fa dare dai saggi, il tentativo di ricomporsi internamente e di dare un quadro globale all’interno dell’etnopsichiatria-psichiatria che considera interessante soprattutto come apertura al futuro.

E’ la sintesi dello sforzo impossibile di collegare il tutto non solo nella ragione ma anche nel corpo col quale siamo nati: corpo che resta legato alla nostra genealogia e alla nostra cultura ormai consunta, ma proprio per questo pronta ad una catastrofe, ad un punto e a capo, se accettiamo di ripartire su altre basi, come l’ ignoranza rispetto ai desideri di figli , nipoti e pazienti, a cui pensavamo di dare binari per il futuro.

 

GRAZIELLA FAVA VIZIELLO

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