4. La melanconia come Vizio
Cosa succede fuori dalla cerchia medica?
Dopo la caduta dell'Impero Romano la Chiesa diffonde (e gestisce) un'ideologia salvifica e di speranza che promette a tutti un risarcimento in Cielo per le ingiustizie patite in terra. Essa riesce così a dare un senso alle incertezze concrete e alle angosce psicologiche che affliggono l'Occidente. Per le folle eterogenee di allora mette a punto una sorta di pedagogia dell'anima atta ad arginare il disordine dilagante con la regolamentazione dei comportamenti esteriori. E' una dottrina morale semplice, che fa perno sul sistema dei Vizi e Virtù, dove il conflitto psichico viene proposto alle masse in chiave di peccato (nulla della complessa articolazione teologica dei primi secoli del cristianesimo, né dello scavo psicologico del periodo successivo).
La melanconia fa il suo ingresso nella tradizione morale cristiana attraverso la porta del peccato, o meglio, del vizio. Nella fattispecia, attraverso il vizio capitale dell'Accidia; coinvolgendo anche i vizi della Tristitia e dell'Ira. E siccome ogni vizio è correlato con una determinata categoria sociale, l'accidia non fa eccezione: a lei toccano gli oratores, ossia gli uomini di preghiera. Fra questi, l'accidia predilige il monaco, colui che ha scelto di ritirarsi dal mondo, e si materializza nel "mal della cella" o noia claustrale. Questa consiste nel cedere alle tentazioni, ossia nel cadere preda di fantasie incontrollate che danno luogo ad ossessioni e allucinazioni, le quali a loro volta conducono il monaco dalla sonnolenza ad alterazioni del carattere, dalla pazzia al suicidio per disperazione. [vedi immagine n° 4: Schongauer, S. Antonio tormentato dai demoni ] E la disperazione è uno dei peccati più gravi per il cristiano, perché testimonia il vuoto dell'anima, la perdita della speranza nella misericordia divina. Responsabile di questo stato è - coerentemente con la visione psicologica di allora - un agente esterno: il demone meridiano.
La Regola di Benedetto cercherà di porre rimedio anche ai mali dell'accidia-melanconia, proponendo per la cura dell'anima una regolamentazione dello spazio interiore attraverso la preghiera (ora), e per la cura del corpo una regolamentazione dello spazio esteriore attraverso la fatica fisica (labora).
La parola "melanconia" scompare dal lessico della Chiesa, ma è per noi evidente la sovrapposizione tra il vizio dell'accidia, proprio della pastorale cristiana, e la sindrome melanconica o atrabiliare, così come la descrivono i medici medievali.
Tuttavia, all'interno di alcune correnti del cristianesimo e in apparente contraddizione con la pastorale cristiana, la melanconia conserva alcune delle sue valenze positive, derivate dalla tradizione classica e che consistono nella meditazione e nella capacità di riflessione su se stessi. E' il filone mistico, il quale reinterpreta la melanconia come "prova" inviata dal Cielo per temprare lo spirito in funzione dell'ascesi, della contemplazione e dell'annullamento in Dio.
Solo dopo il XII secolo la Chiesa rivaluterà questi aspetti della melanconia, ormai funzionali alla sua nuova strategia pedagogica.