OSSERVAZIONI FENASCOP SU PROPOSTA BURANI
I cardini della proposta sembrano essere quelli di una revisione critica sia delle motivazioni che avevano portato alla chiusura degli accessi nei manicomi, sia degli strumenti usati per
raggiungere l'obiettivo. Nella relazione introduttiva alla presentazione alla Commissione Affari Sociali della Camera L'On.le Burani Procaccini individua quattro obiettivi:
1) superare il paradigma psico-sociogenetico della malattia mentale e le vuote dispute ideologiche sulla malattia mentale e sull'uso politico che della stessa si è fatto;
2) eliminare lo squilibrio fra l'inerzia legislativa ed organizzativa di alcune Regioni e l'attività di altre che hanno determinato un'assistenza a macchia di leopardo. Superare il riferimento alla "cattive famiglie" e alla "cattiva società". Restituire alla dimensione biologica e medica la malattia mentale;
3) andare oltre le lacune normative ed attuative che hanno impedito alla 180 di utilizzare i progressi clinici, terapeutici e farmacologici che il panorama scientifico-culturale attuale offre;
4) attuare più forti "gradi di obbligatorietà" delle cure, anche attraverso il potenziamento dello strumento del T.S.O. e il migliore funzionamento e articolazione degli S.P.D.C. Potenziare l'intervento nelle strutture intermedie liberando le stesse da "pregiudizi" di natura ideologica.
Seppure sia indubbio che molte delle ragioni addotte, superando la tentazione di riaprire il dibattito su quanto c'è di psico-sociogenetico e quanto di organico si può trovare nella malattia mentale per mettere mano alla riforma, sembrano essere convincenti, qualche riserva vale la pena di esprimerla sui mezzi e sui modi così come vengono individuati nel progetto di legge.
A seguire riportiamo la relazione introduttiva e, commentati, alcuni degli articoli del progetto di legge. Sottolineati troverete i passaggi critici sui quali riteniamo valga la pena fare una riflessione e un approfondimento.
Non tutti gli articoli sono commentati. La nostra attenzione si è per il momento concentrata su alcuni dei passaggi significativi, quelli che, per esperienza, sono più strettamente collegati al percorso terapeutico.
Una osservazione va comunque fatta: oltre alla sottolineatura, che riteniamo eccessiva, sulla potenzialità del lavoro e della ricreazione come strumento di cura, nulla viene detto sugli strumenti terapeutici, sulla metodologia della cura, sulla qualifica e la formazione degli operatori, sulla psicologia e psicoterapia nelle istituzioni curanti. E' un caso, o ancora una volta si vuole lasciare, appunto, al caso o alla libera scelta delle Regioni questa facoltà?
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