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da La Repubblica di martedì 21 maggio 2002

Il ministro della Salute torna sul tema delle patologie mentali
L'esperimento si farà in Lombardia. Iniziative contro gli errori in corsia
Contro la depressione al via le cure a domicilio
di LAURA ASNAGHI


MILANO - Il ministro Sirchia annuncia due nuovi piani di battaglia sul fronte caldo della sanità. Uno è mirato contro la depressione: in Lombardia si potrà curare anche a domicilio. Si parte con una sperimentazione e poi, se la terapia darà buoni risultati, sarà estesa alle altre regioni. Sirchia vuole fare uscire la depressione dal cono d'ombra in cui è stata relegata finora ma nel frattempo si impegna a combattere tutti gli errori che si commettono in sanità. Come? "Usando, per esempio - spiega il ministro - il codice a barre per evitare scambi di sacche di sangue ma anche sostenendo il Centro studi del San Raffaele sul rischio di errore in corsia. Le sviste sono frutto di disorganizzazione ma con la certificazione di qualità il cittadino è certamente più tutelato".
Sirchia agisce su più fronti. Ma il tema che in questo momento gli sta più a cuore è la lotta alla depressione "quel grido di dolore, che, a volte, le Asl non sono in grado di cogliere perché troppo distanti dai cittadini". "Ho in mente un progetto preciso, le cose vaghe non mi piacciono - aggiunge - il modello a cui mi riferisco è quello adottato a Lecco, una delle province lombarde. Lì, sono state create delle "centrali operative" gestite dalle associazioni dei famigliari e dalla Asl, che si occupano anche di disagio mentale. Chi ha un problema e non sa come affrontarlo, trova persone esperte e sensibili che lo ascoltano e poi lo indirizzano. E se serve uno psichiatra, un paziente non è costretto a un'inutile odissea per ospedali. La struttura lo trova e, se occorre, organizza la cura a casa, in famiglia, dove tutti possono dare un loro contributo".
A Sirchia, l'esperienza fatta a Lecco piace, tanto che l'ha inserita nel piano sanitario nazionale. "I drammi esplodono quando il malato è abbandonato a se stesso - spiega - non serve aspettarli in ospedale, bisogna andar loro incontro e rimboccarsi le maniche". Una bella svolta che Sirchia adotta anche per i troppi errori che si fanno in sala operatoria o nelle corsie. "Ai magistrati il compito di intervenire quando esplode un vero caso di malasanità - precisa - ma su tutto il resto, è l'attenzione alle procedure, alla qualità che ci mette al riparo da qualsiasi danno al malato".
Il San Raffaele dà vita al primo centro studi sugli errori che con frequenza si verificano nei reparti più a rischio (traumatologia, oncologia, ostetricia e chirurgia) e insieme al Tribunale dei diritti del malato si propone di elaborare una "carta delle sicurezza", un lavoro complesso che impegna in tutta Italia una trentina di ospedali. Ma quanti sono i pazienti vittime di errori in sanità? "Almeno il 4 per cento - dice il professor Pierangelo Bonini - e di questi casi il 50 per cento avrebbe potuto essere evitato. Il nuovo centro avrà la direzione scientifica del centro studi di Milano e se si pensa che negli Stati Uniti i morti per "errori in medicina" arrivano a 98 mila, ci si rende conto quanto sia importante anche da noi puntare alla qualità. I dati americani, infatti, calzano anche alla realtà italiana".
L'obiettivo non è facile, visto che i medici, per far quadrare i conti traballanti della sanità, devono curare in brevi tempi, senza eccedere nei costi e fare bene gli esami. "Con la volontà si arriva a tutto" conclude il ministro che approva anche l'idea di istituire una sorta di "registro" degli errori; anonimo, però, "altrimenti si rischia di processare i medici e non è giusto".

Rubrica realizzata in collaborazione con

Associazione Laura Saiani Consolati - BRESCIA
http://www.psichiatriabrescia.it

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