dal CORRIERE DELLA SERA . IT 28 dicembre 2005
«Si tratta di dare una prospettiva di sicurezza alle famiglie»
Storace: «Rivedere la legge 180»
Il ministro della Salute: «Dopo 30 anni andrebbero ripensati alcuni aspetti». I verdi: «Per fortuna la legislatura è al termine»
ROMA - «Credo che sia giunta l'ora di mettere mano alla legge 180 (quella sui manicomi ndr), perché si tratta di dare una prospettiva di sicurezza alle famiglie. Non metto in discussione l'impalcatura della legge, probabilmente ci sono cose che trent'anni dopo vanno ridiscusse». Lo ha detto il ministro della salute Francesco Storace a margine dell'insediamento del presidente della Croce Rossa Italiana Massimo Barra.
CONTRARI I VERDI - «Per fortuna il Governo ha i giorni contati ed i propositi di Storace di rivedere la 180 non possono essere realizzati, ma quello che preoccupa è il nuovo tentativo di speculare sul dolore di migliaia di persone che si confrontano con il disagio mentale con l'obiettivo di rimettere in discussione la legge 180, conquista basilare della moderna psichiatria, secondo gli insegnamenti di Basaglia», ha affermato il coordinatore della segreteria dei Verdi, Paolo Cento, che ha aggiunto: «Il problema non è tornare al manicheo scontro tra basagliani e tobiniani, ma andare avanti ed estendere il sostegno alle famiglie che soffrono questo disagio, potenziare le strutture residenziali pubbliche e private e la loro integrazione nel territorio come peraltro prevede una proposta di legge avanzata proprio dai Verdi».
PERPLESSI GLI PSICHIATRI -È «fondamentale mettere mano alle attuali disfunzioni del sistema, attraverso progetti-obiettivo mirati, piuttosto che pensare ad un intervento sulla legge 180». È questa l'opinione del presidente della Società italiana di psichiatria (Sip) Carmine Munizza che, commentando l'annuncio del miniastro della Salute Francesco Storace circa l'intenzione di «mettere mano alla 180», ha rilevato come «non sarà certamente una nuova legge a garantire che i servizi nel settore della psichiatria funzionino». La legge Basaglia sulle malattie mentali, ha affermato Munizza, «è una legge di civiltà e di principio». Quanto alla volontà di rivederla espressa dal ministro Storace, Il presidente Sip avanza delle riserve: «Il punto - ha spiegato - è sicuramente quello di migliorare la qualità dei servizi; questo, però, non lo si fa toccando la legge, bensì stabilendo un nuovo progetto-obiettivo. L'ultimo - ha precisato - è scaduto nel 2000 e per questo riteniamo urgente l'emanazione di un nuovo progetto per dare risposta alle esigenze dei tempi». Insomma, una nuova legge, secondo Munizza, «sarebbe inutile, mentre più sensato sarebbe realizzare progetti mirati e prevedere magari dei commissari per le Regioni che non dovessero applicarli». Così come totale, ha ricordato il presidente Sip, è l'opposizione alla proposta di legge Burani che mirava appunto ad una riforma della 180: «In questo caso - ha concluso Munizza - non si faceva altro che riproporre sotto altre vesti il vecchio modello manicomiale».
ASSOCIAZIONI DIVISE - Le associazioni dei familiari dei pazienti psichiatrici si dividono dopo l'annuncio da parte del ministro della Salute Francesco Storace di «mettere mano alla legge 180»: positivo il commento dell'Arap (Associazione per la riforma dell'assistenza psichiatrica), una delle maggiori associazioni dei familiari dei malati di mente che da oltre 20 anni si batte per la revisione della 180, mentre per l'Unione nazionale delle associazioni per la salute mentale Unasam l'idea di ritoccare la legge è «una sciocchezza» probabilmente motivata da «ragioni elettorali». L'Arap ha affermato di «salutare con gioia» la notizia che il ministro Storace ha annunciato l'intenzione di provvedere a una revisione della legge 180 che «assicuri alle famiglie la sicurezza personale e l'aiuto cui hanno diritto». «La legge 180, descritta dai suoi fautori come la più avanzata del mondo - ha commentato l'associazione - secondo i familiari dei malati ha spesso lasciato nell'abbandono i malati stessi e le famiglie, aprendo così la strada ad una ridda di violenze che ha prodotto, a tutt'oggi, varie migliaia di vittime tra i congiunti dei malati e molte centinaia di suicidi tra i malati stessi». L'Arap ha assicurato dunque al ministro la «piena collaborazione dei familiari affinchè, alle assicurazioni verbali da lui formulate, segua una riforma concreta e rapida della legge psichiatrica, concordata anche con le famiglie». Sicuramente, ha spiegato Emilio Covino dell'Arap, «non si pensa neppure lontanamente alla riapertura di strutture manicomiali, bensì a garantire il funzionamento di strutture adeguate all'interno degli ospedali. Altro punto - ha aggiunto - è poi quello di prevedere anche l'obbligatorietà di cura per i malati gravi non consenzienti, una situazione che oggi mette spesso le famiglie in gravissima difficoltà». Definisce invece una «sciocchezza» l'idea di mettere mano ala legge 180 il presidente onorario dell'Unasam Ernesto Muggia: «Si tratta di una stupidaggine - ha detto - soprattutto a un mese dalla scadenza delle Camere, una manovra elettorale». Secondo Muggia, infatti, «non ha senso andare a modificare la legge 180 che è una legge quadro e che, addirittura precorrendo i tempi, riconosce alle Regioni l'autonomia nell'organizzazione dei servizi di salute mentale, stabilendo semplicemente dei principi base». Dunque, è la posizione dell'Unasam, «va semplicemente messo in atto ciò che la legge prevede, ovvero servizi territoriali diffusi che oggi non sono assolutamente adeguati alle esigenze. Il punto - ha concluso Muggia - è che i servizi di salute mentale vanno finanziati meglio e, soprattutto, vanno garantiti su tutto il territorio nazionale».