Punti di priorità del
Piano regionale salute mentale
Le problematiche della salute mentale devono trovare un tavolo unico di coordinamento delle strategie che tenga conto sia della necessità di forte correlazione tra strutture specialistiche e territorio, sia dell'esigenza di offrire una nuova assistenza socio-sanitaria e socio-assistenziale alle famiglie, favorendo i processi di rete.
Il Piano Regionale per la salute mentale (PRSM), approvato dalla
Giunta Regionale lombarda con DGR
17513 del 17.05.2004, ha indicato i modelli organizzativi e gli strumenti per
sviluppare una nuova policy per la salute mentale. I punti di priorità del PRSM
sono i seguenti:
·
istituzione degli Organismi di Coordinamento per la salute mentale nell'ambito delle ASL in collaborazione con AO, erogatori privati accreditati a contratto, MMG e PLS, Enti locali, agenzie del privato sociale e della 'rete naturale', associazioni, volontariato ed altre realtà del territorio, con funzione di integrazione e collegamento tra i
diversi soggetti istituzionali e non istituzionali coinvolti a diverso titolo
nella tutela della salute mentale. Inserimento nel Dipartimento di Salute
mentale di un rappresentate delle Associazioni di Volontariato e/o di
Associazioni dei parenti dei pazienti psichiatrici;
·
introduzione della metodologia dei 'percorsi clinici' per garantire agli utenti una valutazione approfondita delle loro esigenze e percorsi di cura personalizzati per i soggetti affetti da disturbi psichiatrici gravi, per i malati con maggiori bisogni e a maggior rischio di abbandono. Per questi pazienti è previsto un trattamento centrato sull'elaborazione del Piano di Trattamento Individuale (PTI), l'istituzione della figura del 'case manager' e la ricerca e il recupero del rapporto con gli utenti 'persi di vista';
· riqualificazione delle strutture residenziali
psichiatriche attraverso la differenziazione delle strutture residenziali sulla
base dei livelli di intervento terapeutico riabilitativo e del grado di
assistenza; potenziamento delle strutture residenziali a bassa intensità e attivazione dei percorsi differenziati e personalizzati di accompagnamento alle dimissioni dei pazienti stabilizzati in integrazione con l'offerta dei servizi territoriali;
· incentivazione di modelli organizzativi e gestionali
che favoriscano la flessibilità nei percorsi di assistenza, anche attraverso
forme di collaborazione pubblico-privato e con soggetti non istituzionali in
modo da offrire opzioni di scelta agli utenti;
· valorizzazione dei soggetti del Terzo settore, in un'ottica di sussidiarietà orizzontale, con grande attenzione ai criteri di
accreditamento;
· ampliamento dell'offerta assistenziale attraverso l'istituzione di un coordinamento tra le strutture non residenziali del territorio (CPS) per garantire almeno un punto di servizio per i pazienti e di consulto per le famiglie sull'intero arco delle 24 ore.
4.2 I disturbi del comportamento
alimentare
I disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono
malattie mentali in costante aumento.
Si prevede l'evoluzione della rete di intervento sia per l'assistenza delle fasi acute, sia per i progetti riabilitativi multidisciplinari integrati in regime di ricovero ordinario o di day-hospital, sia infine per i progetti di inserimento assistito nell'ambito relazionale e lavorativo dopo la fase riabilitativa.
Il fulcro di una siffatta 'rete' è rappresentato dalle strutture riabilitative dedicate all'intervento intensivo sui DCA.
Verranno
perseguiti i seguenti obiettivi:
-
promuovere capillari
campagne di informazione e sensibilizzazione a partire dalle scuole primarie;
-
rafforzare il sistema di
intervento e tendere verso una maggiore appropriatezza degli interventi;
-
ridurre le liste d'attesa;
-
creare le premesse, anche con
misure di ordine informativo, per interventi precoci;
-
offrire supporto medico e
psicologico alle famiglie che abbiano un familiare affetto da disturbi del
comportamento alimentare;
-
prevedere attività di
formazione specifica del personale medico e del corpo insegnanti;
-
garantire la disponibilità di
interventi diagnostici, di counselling e terapeutici (individuali, di gruppo,
familiari), sia ambulatoriali, sia in regime di day-hospital, sia in quello di
ricovero ordinario (a valenza riabilitativa, o di cura delle fasi acute);
-
sviluppare interventi di
prevenzione specifica.
ll
tema della valutazione dei bisogni, della personalizzazione e della
programmazione degli interventi in relazione alla disponibilità delle risorse, sono gli elementi di fondo che hanno da sempre qualificato la presa in carico e il supporto dei minori e delle loro famiglie. La Regione, in questi anni, ha assicurato una organizzazione dei servizi di tutela e cura della salute mentale dell'età evolutiva articolata in Unità Operative di neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza, afferenti alle Aziende Ospedaliere di tutto il territorio e dotate di un tariffario specifico che ne valorizzasse le prestazioni.
Per raggiungere un livello di eccellenza anche nei servizi sanitari di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza e nel lavoro di integrazione con gli altri
interlocutori istituzionali e non, impegnati nel settore, e quindi mantenere il
bambino e la sua famiglia al centro delle
iniziative di prevenzione, cura, tutela, assistenza, occorre promuovere
una rivisitazione e una riqualificazione
delle attività dei servizi di NPIA.
Le
Unità Operative di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza (UONPIA) effettuano attività di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione in ambito neurologico, psichiatrico e neuropsicologico nella fascia d'età da 0 a 18 anni. Affrontano un ampio range di patologie molto differenziate tra loro, acute, subacute, croniche, rare, progressive ecc, spesso ad elevata comorbilità, una quota significativa delle quali ha bisogni multipli e complessi che perdureranno per tutta la vita, ad elevato impatto sociale.
E' necessario predisporre un 'Piano regionale per la Neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza' che preveda:
·
il
consolidamento di un Sistema Integrato di Servizi di Neuropsichiatria Infantile
su tutto il territorio regionale, sia in termini di professionalità (neuropsichiatri, psicologi, terapisti della neuropsicomotricità dell'età evolutiva, logopedisti, educatori ecc) sia in termini di strutture;
·
l'attivazione di un Organismo di Coordinamento per la salute mentale dell'Età Evolutiva all'interno di ogni ASL;
·
lo sviluppo
di modalità innovative nell'area dell'emergenza–urgenza NPIA, con
particolare attenzione al fenomeno dei suicidi e tentati suicidi in adolescenza
e preadolescenza;
·
l'Osservatorio epidemiologico per la NPIA e relativo sistema informativo;
·
la revisione dei criteri per l'accreditamento istituzionale e gestionale con verifica dei costi connessi;
·
la definizione di percorsi di cura e modelli operativi d'intervento per le patologie ad alto impatto sociale e alta complessità clinico organizzativa e la definizione di protocolli operativi tra la UONPIA e le altre UO Aziendali e dipartimentali nella direzione di 'percorsi di cura' diagnostici e terapeutici condivisi;
·
la sperimentazione
di modelli di collegamento con pediatri ospedalieri, pediatri di libera scelta
e medici di medicina generale;
·
la
collaborazione con le strutture private accreditate, attraverso la stipula di
protocolli operativi e la valutazione dei percorsi riabilitativi;
·
le linee guida per la strutturazione di specifici accordi di programma per l'integrazione delle attività con le altre istituzioni (scuola, tribunale ecc);
·
la definizione di protocolli operativi con i Servizi per l'età adulta ai fini del 'passaggio in cura' in previsione del compimento della maggiore età.
La Psicologia ha consolidato da tempo il
proprio intervento in ambito preventivo, terapeutico, riabilitativo, per la
promozione e tutela della salute.
Al fine di delinearne l' azione, spesso lasciata implicita, occorre distinguere tra:
·
operatività
connessa ai disagi ed ai disturbi mentali (psichiatria, neuropsichiatria
infantile, dipendenze);
·
interventi
relativi alle problematiche psicologiche connesse ad eventi organici patologici
(gravi, acuti e cronici invalidanti o con prognosi infausta).
Tali ambiti operativi prevedono attività dirette alla persona e al
suo contesto relazionale naturale (primariamente la famiglia) sia in fase di
ricovero sia di intervento ambulatoriale.
Parallelamente altre azioni, seppur
indirette, riguardano il "contesto di cura", quali:
·
supporto
psicologico agli operatori che operano in aree particolarmente critiche;
·
formazione
e aggiornamento degli operatori alla relazione con il paziente e, più in
generale, formazione alla comunicazione interpersonale del personale che opera
a contatto con il pubblico;
·
umanizzazione dell'assistenza e dell'accoglienza nelle varie articolazioni del sistema sanitario e, più in generale, rilevazione della soddisfazione e miglioramento
della qualità.
Va infine
confermato il ruolo di rilievo della Psicologia negli ambiti organizzativi e di
programmazione degli interventi in ambito
sociale e sanitario.
Il crescente bisogno di cura ed
assistenza per le persone in situazione di fragilità e non autosufficienza pone
con evidenza la necessità di progettare nuovi modelli organizzativi e soluzioni
operative sia sul versante professionale che sia quello della programmazione e
della gestione dei servizi.
Le
nuove risposte assistenziali richiedono un forte incremento della flessibilità organizzativa e la ricerca di nuovi strumenti gestionali che assicurino l'appropriatezza e l'efficacia degli interventi, la sostenibilità dei modelli, il gradimento dei cittadini, la qualità professionale degli operatori impegnati, una stretta integrazione fra pubblico, privato no profit e for profit accreditato.
In questo contesto, il concetto di continuità di cura deve essere interpretato non solo quale strumento di garanzia di un percorso assistenziale bidirezionale (in sussidiarietà verticale per tipologia di complessità di cura, senza soluzione di continuità fra rete ospedaliera e rete territoriale), ma anche quale reale possibilità da parte del malato e della sua famiglia di poter accedere alle prestazioni necessarie nelle 24 ore, 7 giorni su 7, da parte dell'equipe curante domiciliare (e quindi ad attività svolte in sussidiarietà orizzontale).
Questo in particolare per le situazioni ad elevata intensità di cura; nei casi a minore complessità deve essere ricercata un' integrazione funzionale con il servizio di continuità assistenziale.
Nel periodo di vigenza del Piano si verificheranno in
tal senso le ipotesi di sviluppo organizzativo.
L'obiettivo è quello di garantire la permanenza al domicilio di malati 'fragili' affetti da patologie e da multipatologie il cui trattamento, ancorché complesso, può essere attuato e sostenuto a casa, a condizione che il malato e la famiglia siano supportati da un 'sistema a rete' caratterizzato da:
·
elevata duttilità nell'adeguarsi ai bisogni dei malati, per definizione instabili o ad alto potenziale di instabilità (concetto di intensività variabile);
·
continuità
assistenziale e attività in equipe;
·
attività in équipe;
·
formazione ed
esperienza professionale sanitaria specifica da parte degli operatori della
équipe nei settori di intervento;
·
regia centralizzata;
·
stretta integrazione funzionale, definita secondo protocolli operativi con medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, rete 118 dell'emergenza urgenza territoriale, medici di continuità assistenziale, sistema socio-sanitario
(sistema del voucher-pattanti) e socio-assistenziale, privato no profit e for
profit accreditato.