logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina

spazio bianco





Il carico assistenziale

Un singolo dato utile per esprimere sinteticamente le dimensioni e l'onerosità dell'impegno dei caregiver: i familiari dei malati di Alzheimer dedicano mediamente sette ore al giorno all'assistenza diretta del paziente (per "assistenza diretta" si intendono le attività rivolte al paziente e alla sua cura) e quasi undici ore alla sua sorveglianza (con il termine "sorveglianza" si fa riferimento al tempo trascorso con il paziente, tempo dedicato anche allo svolgimento di altre attività).


Il grado di avanzamento della malattia ha, come è naturale aspettarsi, una relazione diretta con l'impegno richiesto al caregiver : il 30,6% dei familiari di pazienti con una demenza severa è impegnato più di dieci ore al giorno nell'assistenza diretta e il 31,7% oltre quindici ore nella sorveglianza.

Al di là delle sensibili differenze legate alle oggettive condizioni del paziente, i dati indicano che, in media, tre quarti della giornata del caregiver sono assorbitida compiti di cura. Al tempo libero sono dedicate, mediamente, 15 ore alla settimana, poco più di due ore al giorno. Ma questi tempi si riducono ulteriormente con l'aggravarsi della malattia e, per il 40% dei familiari con pazienti all'ultimo stadio, esso non supera le 4 ore in media alla settimana.

Un'ulteriore indicazione circa l'onerosità del ruolo assolto dalla famiglia nell'assistenza a questi malati è evidenziato dal dato relativo alle diverse funzioni e attività implicate nell'assistenza, dal quale emerge che la quota maggiore dell'impegno è assolto dal caregiver (dal 54,1%al 73,5% dei casi a seconda delle diverse attività) che provvede in prevalenza da solo e personalmente all'igiene, all'alimentazione, alla somministrazione dei farmaci, a fornire compagnia e sorveglianza al familiare in casa e fuori. 

All'interno di questa tendenza generale e dominante il ricorso a un aiuto appare più consistente per alcune funzioni specifiche: per la compagnia e la sorveglianza fuori di casa (riceve aiuto, rispettivamente, il 36,5% e il 36,3% dei rispondenti) e per l'igiene del malato (si fa aiutare il 45,9% dei caregiver). Inoltre, i caregiver che ricevono una qualche forma di aiuto (l'81,8% degliintervistati) lo ottengono principalmente da altri familiari (nel 58,9% dei casi) anche se un cospicuo 37,3% è invece costretto a fare ricorso in misura prevalente a personale pagato.

Come è evidente, inoltre, la necessità di ricorrere a un aiuto esterno aumenta con l'aggravarsi della malattia: la ricerca di un aiuto esterno alla famiglia riguarda il 40% dei casi più gravi contròil 21,6% dei caregiver di pazienti lievi.

Di fronte alle dimensioni di un tale impegno emerge la rilevanza di due differenti questioni:


 

- la primaè legata all'impatto che esso esercita sulle altre dimensioni della vita del caregiver, la dimensione lavorativa, quella economica e, non ultima, quella psicologica e relazionale;

- l'altra ha a che vedere con il tipo di rapporto che la famiglia è in grado di instaurare con la rete istituzionale dei servizi, che dovrebbe rappresentare un supporto fondamentale e un interlocutore altrettanto strategico nella cura del malato di Alzheimer.


PROSSIMO PARAGRAFO

spazio bianco

RED CRAB DESIGN

spazio bianco

Priory lodge LTD