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Il peso degli effettipsicologici e relazionali

La maggioranza degliintervistati riconosce, anche se con sfumature e accenti diversi, che lamalattia del familiare ha avuto un notevole impatto sulla sua vita privatae sociale. Il vissuto di una rinuncia e un sentimento di "svuotamento emotivo"sono, infatti, piuttosto diffusi (vi fanno riferimento in diversa misura- abbastanza, molto, moltissimo - rispettivamente il 58% e il 38,9% degliintervistati) e si accompagnano al desiderio di fuga (41,5%) e a un sensodi delusione e di profonda amarezza di fronte al destino proprio e delfamiliare colpito da una malattia così drammatica (64,1%).

Alle dolorose riflessionisulla propria vita si aggiungono oggettive considerazioni riguardo alleconseguenze sulla salute fisica. La maggioranza degli intervistati lamentanoun sonno insufficiente (52,9% da abbastanza a molto a moltissimo), stanchezza,anche notevole (62,3%), ed effetti negativi sullo stato dì salutegenerale (36,9%) con un'aumentata fragilità fisica. Ben il 33,6%dei rispondenti che hanno ammesso di aver subito conseguenze in terminidi salute rivela di avere cominciato ad assumere farmaci da quando si prendecura del malato (si tratta del 21,6% del campione) e nel 72,2% dei casisi tratta di psicofarmaci: ansiolitici, antidepressivi e ipnoinducenti.

Tuttavia, e per certiversi paradossalmente, questi vissuti e l'impegno con il parente malatosembrano non incidere in maniera altrettanto drammatica nella sfera dellerelazioni familiari o nei rapporti con il paziente stesso. L'88,3% degliintervistati dichiara, infatti, di non vergognarsi affatto del pazientee un ugualmente cospicuo 82% afferma di non provare alcun risentimentonei suoi confronti; questa accettazione appare tanto più forte ediffusa quanto più la malattia è a uno stadio avanzato.

Un'analisi piùaccurata permette però di scorgere alcune incrinature rispetto allapressoché totale accettazione e solidarietà espressa neiconfronti della condizione del paziente. Affermazioni più sfumatedi disagio e di imbarazzo per il comportamento del familiare vengono, infatti,in qualche misura,ammesse (da poco a moltissimo) rispettivamente dal 36,5%e dal 41,2% degli intervistati.

Allo stesso modo, affermandodi adirarsi almeno un po' per le proprie reazioni al comportamento delpaziente, oltre il 40% dei caregiver riconosce implicitamente, da una partel'incapacità di controllare tali comportamenti reattivi e dall'altra, contemporaneamente, il forte senso di colpa che simili reazioni,anche s'e in gradi diversi, suscitano in lui.

L'aggravarsi delle condizionidel paziente comporta il progressivo aumento degli oneri assistenzialie fa emergere con più frequenza risentimenti verso alcuni familiariche si disinteressano sia della situazione del parente malato che di quelladello stesso caregiver: fra i familiari di pazienti allo stadiopiù avanzato il 32,2% riconosce di provare questi sentimenti (dapoco a moltissimo) contro un più esiguo 22,3% di coloro che sonoimpegnati con pazienti lievemente compromessi.



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