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CALIFORNIAN IDEOLOGY

Richard Barbrook e Andy Cameron (WESTMINSTER UNIVERSITY Londra)

Traduzione dall'originale inglese di Anna Fata su gentile concessione degli Autori

 

"Non mentire sul futuro è impossibile e uno può mentire su esso a proprio piacimento".

Naum Gabo [1]

COME IL CONTENUTO IDRICO DI UN SERBATOIO TRABOCCA …

Parte 1

Alla fine del ventesimo secolo, la convergenza a lungo predetta dei media, del computer e delle telecomunicazioni nell'hypermedia finalmente si sta verificando. Ancora una volta, il movimento inesorabile del capitalismo per diversificare ed intensificare i poteri creativi del lavoro umano si trova sul punto di trasformare qualitativamente il modo in cui lavoriamo, agiamo e viviamo insieme. Tramite l'integrazione di tecnologie differenti intorno a protocolli comuni, qualcosa sta per essere creato che è più della somma delle sue parti. Quando l'abilità di produrre e di ricevere quantità illimitate di informazioni in qualsiasi forma è combinata con la portata delle reti di telefonia globale, le forme esistenti di lavoro e di piacere possono essere fondamentalmente trasformate. Nasceranno nuove industrie ed i favoriti del mercato azionario attuale saranno spazzati via. In tali momenti di profondo cambiamento sociale, tutti coloro che possono fornire una semplice spiegazione di ciò che sta accadendo saranno ascoltati con grande interesse. In questo frangente cruciale, una libera alleanza di scrittori, hackers, capitalisti e artisti dalla West Coast degli Stati Uniti d'America è riuscita a definire una ortodossia eterogenea per l'era dell'informazione che sta per sopraggiungere: la Californian Ideology.

La nuova fede è emersa da una bizzarra fusione del boemianismo culturale di San Francisco con le industrie hi-tech della Silicon Valley. Promossa su riviste, libri, programmi televisivi, siti Web, newsgroups e conferenze in Rete, la Califonian Ideology combina promiscuamente lo spirito a ruota libera degli hippies e lo zelo imprenditoriale degli yupppies. L'amalgamazione degli opposti è stata raggiunta tramite una profonda fede nel potenziale emancipatorio delle tecnologie della nuova informazione. Nell'utopia digitale, tutti saranno all'ultima moda e ricchi. Non sorprendentemente, questa visione ottimistica del futuro è stata entusiasticamente abbracciata dai fanatici del computer, dagli studenti fannulloni, dai capitalisti innovativi, dagli attivisti sociali, dagli accademici all'ultima moda, dai burocrati futuristi e dai politici opportunistici degli Stati Uniti. Come al solito, gli Europei non sono stati lenti nel copiare l'ultima moda bizzarra dall'America. Mentre un recente rapporto della commissione europea raccomanda di seguire il modello del "libero mercato" californiano, per costruire la "super-autostrada dell'informazione", artisti all'avanguardia e accademici imitano con entusiasmo i filosofi "post-umanistici" del culto dell'Extropian della West Coast [3]. Senza alcun rivale evidente, il trionfo della Californian Ideology sembra essere completo.

L'ampio fascino di questi teorici della West Coast non è semplicemente il risultato contagioso del loro ottimismo. Soprattutto essi sono difensori appassionati di ciò che sembra essere una forma impeccabilmente libertaria di politica — essi vogliono che le tecnologie dell'informazione vengano usate per creare una nuova "democrazia Jeffersoniana" in cui tutti gli individui saranno in grado di esprimersi liberamente nel cyberspazio [4]. Tuttavia, difendendo questo apparentemente ammirevole ideale, questi tecno-pubblicitari stanno allo stesso tempo riproducendo alcune delle più ataviche caratteristiche della società americana, specialmente quelle derivate dal penoso legame della schiavitù. La loro visione utopistica della California dipende dalla ostinata cecità verso le altre — molto meno positive — caratteristiche di vita sulla West Coast: razzismo, povertà e degradazione ambientale [5]. Ironicamente, nel passato non troppo distante, gli intellettuali e gli artisti della Bay Area erano appassionatamente interessati a tali questioni.

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