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Il Sig. DONATO BILANCIA

1 - Esame psichico

2 - La storia della persona: sviluppo e iter successivo

3 - Considerazioni diagnostiche - Struttura e dinamica profonda della personalità

4 - Natura e significato dei comportamenti anomali

5 - Osservazioni conclusive

6 - Bibliografia

7 - Elenco di riferimento

 

3 - Considerazioni diagnostiche. - Struttura e dinamica profonda della personalità

L'inquadramento in una categoria nosologica psichiatrica può essere tentato, ma risulta, globalmente, improponibile.

Intanto, nel corso di questa diagnosi differenziale, possiamo agevolmente accantonare la possibilità di un disturbo psicorganico, da esaminare sempre accuratamente in questi casi: l'integrità delle funzioni elementari, l'assenza della pur minima sindrome amnestica, la lucidità del giudizio o della critica, la precisione e la ricchezza del linguaggio astratto, la possibilità di usare schemi temporali e gerarchici validi, fanno escludere il quadro psicorganico.

Siamo anche di fronte alla totale assenza attuale, e con tutta verosimiglianza, anamnestica, di un quadro psicotico: mancano le turbe associative del linguaggio e del pensiero, non v'è segno di turbe deliranti o di disturbi della coscienza di realtà in senso formale e di coscienza dell'io, non esistono nè sono mai esistite turbe psicopercettive, in senso allucinatorio, non v'è autismo in senso stretto, (l'isolamento è in realtà un sofferto senso neurotico di esclusione, e non certo autistico, dato che questo tipo di funzionamento mentale comporta lo scarso riconoscimento e le scarse possibilità di utilizzare le componenti del mondo esterno, neppure in senso antisociale); tutto ciò aggiunto all'assenza di elementi di influenzamento e di automatismo mentale permettono di escludere quadri di psicosi di tipo schizofrenico o delirante.

Nonostante che le componenti depressive siano certamente presenti, esse vengono ad essere vissute come strettamente legate ad eventi ad alto significato emotivo o a situazioni conflittuali infantili cariche di valenze emozionali tormentose, ed in ogni caso sempre sul versante dei sentimenti di disforia, irritabilità e in fondo, di vitalità. Manca l'abbassamento del tono vitale, l'inerzia somatica, il rallentamento, l'astenia, rimanendo della depressione solo la profonda sfiducia in sè, qui più secondaria, neurotica e conflittuale, rispetto al quadro melancolico, che può essere escluso anche nei rilevamenti anamnestici. Non si può dunque in nessun modo parlare di un disturbo dell'umore in senso stretto, nè bipolare, nè monopolare, nè di tipi distimico.

Non sembra che ci si possa qui riferire ad un disturbo del controllo degli impulsi, che riguarderebbe il gioco d'azzardo: abbiamo riferito come qui, di questa categoria, manchi la pulsionalità incontrollabile, l'intenso piacere connesso all'atto, l'inevitabilità automatica che lo rende simile all'impulso piromanico a al disturbo della pulsione alimentare tipo "binge eating ".Qui il gambling risponde a precise esigenze di meccanismi difensivi contro l'isolamento, ad una esigenza di sanare il trauma narcisistico e risponde ad uno stile di vita che non ha il gioco d'azzardo come punto centrale ma di cui il gioco non è che uno degli elementi e non il più importante. Anche la categoria della parafilia è qui fallimentare. Non v'è dubbio che la sensualità del signor Bilancia è fortemente anomala, ma è più connessa ad un forte deficit di identità virile, con angosce di insufficienza fallica, bisogno di falli sostitutivi, tendenza ad evitare la sessualità penetrativa, con elementi di scoptofilia, di prevalenza dei preliminari di prevalenza di sessualità mercenaria e orale, in termini clinici una parafilia del tipo polimorfo, non specifico, più ancorata alla permanenza di fissazioni infantili della libido e di generiche modalità arcaiche di soddisfazione, che ad una specializzazione parafilica precisa. Le stesse azioni omicide con una scenografia sessuale sembrano più connesse ad un rituale o ad una preparazione di un setting freddo e distante in cui l'omicidio, non il sesso o le valenze sessuali, sono il punto centrale, nè d'altra parte la dimensione omicida è in realtà prevista nel sadismo che è una categoria prevalentemente simbolica. Manca tra l'altro qui la componente feticistica.

Quando si tratta di un quadro di criminalità ripetitiva, come l'omicidio multiplo e susseguentesi, viene facile, quasi ovvio, pensare alla dissociazione orizzontale della coscienza dell'Io, e cioè al disturbo dissociativo del tipo personalità multipla o duplice, in cui, attraverso un clivage della coscienza dell'Io, non sa la mano destra quello che fa la mano sinistra: insomma ildr. Jekyll e mr. Hide.

Il problema è molto delicato. Intanto, il quadro stesso, se lo si cerca di delineare in confini netti e precisi, come una forma caratterizzata da una netta scissione della personalità, col rispettivo disconoscimento delle due parti alternanti dell'Io, l'entità è molto discutibile, non la si riscontra quasi mai in clinica, se non con modalità molto sfumate o incomplete, o come un fatto che non comporta una serie di azioni precise e coordinate (come negli stati crepuscolari, nel sonnambulismo o nell'epilessia), o come prodotto di forti reazioni emotive (grandi catastrofi, situazioni di guerra, risposte a situazioni violente) che avvengono una tantum, permettono solo azioni grossolane e a valanga, e rispondono ad un vecchio concetto che nella psicopatologia tedesca veniva definito "Kurtschlussreaktion " (reazione a corto circuito), che corrisponde al passaggio dall'evento causale all'azione obliterando le considerazioni intermedie dell'elaborazione della coscienza. Il che non è, del tutto ovviamente, il nostro caso. In realtà la personalità doppia o multipla, intesa in modo coordinato e preciso, è più un'invenzione letteraria che una realtà psichiatrica (il sosia di Dostoewskiy, William Wilson di Edgar Allan Poe, Il dr. Jekyll e mr.Hide, Zelig di Woody Allen, ecc.).

Ma nel nostro caso non v'è cancellazione di memoria nè sospensione di coscienza di una delle ipotetiche parti dell'io alternanti, esiste una serie di attività coordinate per un periodo prolungato e con una progettazione complessa, l'uso di strumenti precisi atti alla bisogna, ed insomma un'evidente unità dell'Io nel senso del vissuto mnesico e della coscienza (Selbstsbewusstein). Il sentimento che il signor Bilancia espone, del non sapere e non capire come è successo e perché tutto questo, è con tutta probabilità genuina, ma esprime non una globale scissione della coscienza dell'Io, ma una sorta di isolamento affettivo dall'atto, che viene oggi, nel ricordo, vissuto come emotivamente estraneo, ma la coscienza dell'Io investe pienamente e unitariamente gli eventi ed i loro ricordi: " dopo aver ucciso una persona, sono stato fermato dalla polizia, e mi sono comportato con molta disinvoltura ", " uscivo di casa e decidevo di ammazzare, come avrei potuto decidere di andare al ristorante ". Questo meccanismo, che riguarda le componenti affettive e non la coscienza dell'Io, che può definirsi propriamente meccanismo d'isolamento affettivo, non porta ad un concetto più globale di disturbo dissociativo, che escluderebbe il controllo di una parte dell'io: e tra l'altro la dimensione affettiva di rivendicazione, ritorsione e risposta al male e al tradimento subito è ben presente in altri omicidi.
In una persona come il signor Bilancia con la sua storia personale e infantile così obliqua e difficile, non ci stupisce la presenza di notevoli componenti neurotiche: ma in realtà gli aspetti coatti, anancastici, in altri termini ossessivo-compulsivi e le idee prevalenti ad esso connesse, le angosce generiche, alcune specifiche fobie del dolore, degli strumenti dolorosi, in nessun caso configurano una nevrosi specifica, da poter inquadrare un disturbo di ansia generalizzato, o fobico, o ossessivo-compulsivo. Si tratta d'elementi diffusi; discreti, alcuni sporadici, che affluiscono nella turba di base della personalità. Ed è sulla personalità che dobbiamo concentrare la nostra attenzione.

Anche qui però, il tentativo di inquadrare un personaggio così complesso in un tipo di disturbo di personalità è certamente infruttuoso. Dobbiamo ritenere che almeno tre gruppi di componenti siano in gioco: certamente, la precedenza in età infantile di un disturbo della condotta, evidente fino ai 18 anni, e l'instaurarsi in seguito di comportamenti sistematicamente trasgressivi, che egli, come abbiamo visti, tende a considerare una professione, senza nessuna risonanza per aspetti etici e sociali, o comunitari, fa individuare questi tratti come appartenenti ad un tipo di personalità antisociale, termine questo tautologico, che indica solo se stesso, e non direbbe nulla se non corredato dalle considerazioni dinamiche che seguiranno. Più interessanti sono gli aspetti borderline, molto evidenti qui, e che possiamo elencare: tendenza all'insicurezza angosciosa e al disturbo di identità, personale e sessuale; tendenza all'incapacità a stabilire relazioni valide, significative o di confidenza, tali da costituire una rete relazionale a cui potersi affidare nei momenti difficili; vissuti di malumore irritabile, scarsa capacità di integrare gli eventi negativi e facile caduta in depressioni disforiche; tendenza all'acting out, punto cruciale della nostra storia: su questa tendenza al passaggio all'atto, a mettere in scena le fantasie e a creare uno stage di comportamento anomalo che realizza il mondo interiore, torneremo; tendenza alla dipendenza, intanto dal gioco, ma soprattutto dal fumo da cui ha tentato di liberarsi in diversi modi senza mai riuscirci, pur essendo a grave rischio (i due interventi per laringite ipertrofica o malattia similare).

Ma la descrizione della personalità non è completa senza delinearne le componenti narcisistiche: l'antica ferita crea un mondo interiore che segue la legge del tutto o del niente, cancellando le vie di mezzo, che riduce la tolleranza alla frustrazione, gli dà una esigenza tormentosa di primeggiare e di essere totalmente accettato (la prodigalità), a contrasto e in risposta verso il sentimento di non essere voluto, di essere scartato, trascurato, tradito dagli amici ("era un fratello per me, e mi ha tradito "). Questo aiuta a costruire una mistura tra mondo fantastico e mondo reale, in cui il bisogno centrale è quello d'essere qualcuno, un uomo di mondo, un ladro specializzato, internazionale, un giocatore da centinaia di milioni, un uomo sempre pronto a dare e a prestare soldi, per non essere nessuno, tradito e malvoluto, con un senso di tormentosa insufficienza.

Per comprendere in realtà quello che accade in questo personaggio che sembra corrispondere al Riccardo III Shakespeariano ("Since I cannot prove to be a gentleman, I will prove to be a villain "), occorre entrare all'interno della dinamica e della struttura della personalità. Quando si chiede al signor Bilancia di descriversi, come persona, egli ha una lieve pausa, un rapido aggrottamento di fronte e, senza alcuna ironia, dice "buono, generoso, tollerante, non vendicativo, sensibile, un uomo che ha sempre vissuto, invidiato, e potrei trovarne chissà quanti aggettivi, tutti, di questo tipo ", e ciò che egli dice è, dal suo punto di vista, genuino e vero, anche se del tutto paradossale. Di fatto, egli si sente una vittima, non un persecutore, un uomo buono esposto alla cattiveria degli altri: ciò c'introduce alla dinamica della persona. Alla radice troviamo il senso di sofferenza per la lontananza, il distacco emotivo materno (crediamo che l'origine più antica sia questa, anche se egli cerca in qualche modo di giustificare la madre, in un disperato tentativo di non perderla, attraverso la sua supina sottomissione al padre, madre che poi cercherà di punire nelle sue vittime), ed il distacco dal padre, più immediato e direttamente vissuto questo, con un senso assieme di disprezzo e di disperazione, per il personaggio deteriore e cinico, com'egli lo vide e lo visse. La gelosia per il fratello, il quale a giudicare dall'esito non meno tragico della sua vita, deve avere vissuto anch'egli quest'evento intollerabile di mancato contenimento antico, ha completato il quadro. Il sentimento di frustrazione narcisistica, di male ricevuto, di intolleranza alla frustrazione con la legge del tutto e del niente, di profonda lesione del sè, con un bisogno rancoroso di risarcimento, compreso in un odio surrettizio che viene confessato a circolo vizioso negli eventi centrali della vita, la morte tragica del fratello, il tradimento degli amici che egli cerca in ambienti dove non esiste lealtà, il senso di ferita che vieppiù si approfondisce, sono il quadro in cui si muove questa dinamica. Il rapporto alterato col padre rende ragione della formazione del superIo da un lato rigidissimo, pronto a castrarlo e a deriderlo per ogni cosa, e quindi causa delle componenti ossessive, e dall'altro, per l'opposizione e il disprezzo della figura paterna, inefficiente a porre un freno ad azioni distruttive e autodistruttive.

L'ideale dell'Io si è, in questa situazione, costituito in maniera perversa, con l'idealizzazione del perfetto criminale, ricco, di mondo, sicuro di sè, un vero professionista specializzato, esposto però in ogni momento al tradimento ed alla frustrazione. Anche l'identità sessuale ha risentito di questo, con vissuti castratori, aspetti di insufficienza e incertezza sulla propria virilità, tendenza al controllo dell'oggetto d'amore, e impossibilità di contatto valido, se non parafilico o deteriorato. Nell'oscillare difensivo tra gli eccessi superegoici (grandiosità e potere) e insufficienze del superIo (perdita del senso del limite), tra l'ideale dell'Io grandioso e le sue istanze di grandiosità perversa di tipo criminosa, si costituisce un tipo di personalità instabile, "stormy ", in balia di esigenze emotive del momento, e non bene in possesso di strumenti interiori per tollerare le frustrazioni così usuali e concrete in un mondo di questo tipo, con una forte incapacità di elaborare la depressione, accettando gli aspetti positivi assieme a quelli negativi dell'oggetto-sè, con una forte mescolanza aggressività-colpa, dinamica che doveva essere similare nel fratello dove il binomio si è realizzato nel gesto suicida-omicida. Di questo oscillare del superIo è testimone la sua frase "io che mi agito per una marachella poi ammazzo uno come niente fosse ".

I sentimenti di ferita e di umiliazione narcisistico, con i vissuti di risarcimento impotenti e catastrofici, con il sentimento di insufficienza profonda, vengono contenuti e attenuati da meccanismi di difesa grandiosi e trasgressivi assieme, tramite la figura del ladro gentiluomo, di mondo, attraverso modalità di isolamento emotivo, con la totale mancanza di insight del danno apportato nell'attività di ladro (che è poi l'idea di Robin Hood o Arsenio Lupin) o con la totale mancanza di consapevolezza dell'intrusione nella vita altrui, a un passo dall'intrusione più grave e decisiva che è l'omicidio. Anche il gambler è un personaggio che, sul filo del rischio, ma della grandiosità, fa recuperare l'insufficienza tramite meccanismi di difesa espansiva; ma su questo torneremo. Alla base di questa situazione, per sintetizzare in una parola il problema, sta il cosiddetto narcisismo maligno, di cui parlano alcuni autori (2), legato alla ferita narcisistica, tanto più insanabile quanto più è stata intensa e quanto più è stata antica.


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