logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina

spazio bianco

Luci e ombre dei blog. Commento all’articolo di Antonio Spadaro Il fenomeno blog

di Salvatore Capodieci

psichiatra, psicoterapeuta psicoanalitico

L’articolo "Il fenomeno ‘blog’" di Antonio Spadaro ha il grande pregio di spiegare al lettore poco esperto delle recenti forme mediatiche di comunicazione in cosa consista questa nuova ars scribendi che negli ultimi anni sta occupando sempre più spazio all’interno della Rete. L’autore descrive la nascita del blog, i suoi sviluppi, le sue caratteristiche e ne esamina in dettaglio tre dimensioni fondamentali: emotivo-espressiva, critica e informativo-giornalistica.

Sono rimasto affascinato dalle prospettive presentate da Spadaro a proposito di questo nuovo stile narrativo che si colloca tra il diarismo e il giornalismo e condivido gran parte delle sue tesi a proposito delle dimensioni "critica" e "informativo-giornalistica". Avverto, invece, qualche perplessità che mi spinge a delle riflessioni a proposito della dimensione emotivo-espressiva. Riflessioni che partono dalla considerazione che la maggioranza dei blogger è rappresentata attualmente da adolescenti e giovani sotto i 30 anni di età.

La mia preoccupazione è che il blog nasca sulle ceneri dei newsgroup e delle mailing list. Si parla, infatti, in queste settimane dell’intenzione di American On Line di chiudere per i suoi utenti l'interfaccia di accesso ai newsgroup con la seguente motivazione: "Abbiamo notato che il traffico sui newsgroup è ormai del tutto ridotto e la maggioranza dei nostri utenti utilizza i blog, le chat e il messaging per parlare degli argomenti di loro interesse".

La prima reazione da parte degli appassionati di NG è la seguente: "Ma perché chiudere ML e newsgroup? Usenet non è soltanto un pezzo di storia di Internet, non è solo uno dei luoghi della rete dove negli anni si sono svolti alcuni dei dibattiti più interessanti, è anche una fucina di idee, un oceano di segnalazioni e uno dei pochi spazi di discussione aperti che non soffrono di sovraffollamento".

Ci si può chiedere allora se i blog non nascano anche dalla delusione di quanti si aspettavano di più dalle situazioni di dibattito e di dialogo creati dai forum e dai newsgroup. Tutte le volte che una persona scrive un messaggio in una mailing list si aspetta di ricevere commenti, critiche, approvazione …, se invece non arriva nessuna risposta o solo qualche battuta condita di icone ed emoticon senza alcun contenuto o riferimento prova un senso di frustrazione. E’ come se il suo messaggio fosse caduto in un pozzo vuoto restando lettera morta. E’ come se la sua idea, la sua proposta di discussione si fosse trasformata in un ‘qualcosa’ incapace di suscitare un’emozione qualsiasi, come, invidia, ammirazione, rabbia, fastidio, sufficientemente forte da sollecitare un qualsiasi interlocutore virtuale ad organizzare una risposta. Questo messaggio, rimasto solo come la particella di sodio di una nota pubblicità, si trasforma in una sorta di blog intriso dell’illusione che molti l’abbiano letto, ma che nessuno abbia avuto il coraggio di rispondere proprio a causa di un disagio provocato da una di quelle emozioni a cui si è fatto cenno prima. La paura di nuove delusioni, di nuovi messaggi caduti nel vuoto possono spingere a rinunciare ad esporsi nuovamente e a realizzare una sorta di proclamazione solipsistica delle proprie opinioni. Addio fucina di idee, addio dia-logos, che sin dai tempi di Socrate sono sempre stati lo strumento per eccellenza per creare dibattito, idee, consensi …

Dietro lo schermo freddo del computer, per di più, non si possono vedere nemmeno le espressioni dei volti o sentire consensi e disapprovazioni che rappresentano le principali motivazioni degli speaker corner di Hide Park.

Se una persona adulta riesce, per definizione, a superare le frustrazioni, che impatto hanno invece queste sugli adolescenti, che sono gran parte del popolo dei blogger?

Gli adolescenti sono in analogia con i blog, confusi. I blog, come spiega bene Spadaro, non hanno un’origine nobile nascendo dalla fusione di due termini e sono dei blurred genres o "genere confuso" per la loro struttura rappresentata da "prodotti non definiti o riflessioni concluse, ma il frastagliato e diseguale diario della propria storia personale intellettuale e, spesso, emotiva".

Per quanto riguarda gli adolescenti si può pensare che, esclusi quelli che attraverso i blog desiderano pubblicizzare un loro libro o qualche iniziativa musicale, culturale o in qualche modo commerciale, si tratti di persone in parte deluse e in parte confuse; non a caso, come ci ricorda Spadaro, il nickname di uno dei più famosi blogger italiani è proprio "personalità confusa". Se si fa una disamina dei blog scritti da adolescenti si scopre che oltre agli "svagati adolescenziali in cerca di paesaggi e sintonie interiori" di cui parla l’autore dell’articolo, la maggior parte dei blog ha un testo di tipo umoristico "demenziale", oppure rappresenta l’occasione per criticare l’appartenente a qualche comunità virtuale a cui il giovane fa riferimento (musicale, sportiva, scolastica) restando nell’anonimato. In ogni caso nella maggioranza dei casi si tratta di testi senza contenuti significativi. Esempi illuminanti di questo "genere letterario" sono il blog di autoaiuto per "Guardabarre Anonimi", ovvero per chi trascorre gran parte della giornata a osservare le barre dei download di eMule [1]. In ogni caso, anche passando a generi più romantici, il prototipo di blog è per lo più un componimento del tipo: "Finalmente ha smesso di piovere...oggi, pur essendo l'aria particolarmente fresca e frizzante, splende un sole meraviglioso ed il cielo è pulito, limpido e di un blu che riempie il cuore...".

La maggior parte dei blog che riguardano la recensione dei film è inconcludente e denota la mancanza di una pur minima cultura cinematografica. Faccio mio il "lapsus calami" di Spadaro che a questo proposito parla di "alto numero di blog di cinofili" per sottolineare che in effetti sono scritti da cani!

La mia preoccupazione, da un versante psicoanalitico, è che prenda il sopravvento una modalità comunicativa che non preveda il confronto, il dibattito, il litigio ... tutta presa dall'esibizione del Sé e nella quale l'altro è libero solo di prendere atto di pensieri, turbamenti, decisioni e autocompiacimenti narcisistici di chi scrive il blog.

La decisione dell'American On Line mi sembra quindi preoccupante. Forse le ML e i NG presentano ormai parecchi limiti tecnici e la gente è sempre più esigente, perché vuole gli smile, le foto, ecc. ecc. E' anche vero che molti newsgroup sono ormai infarciti di "emoticons" e di icone, che hanno preso il posto dei contenuti veri del messaggio.

Ecco cosa scrive un giovane appassionato sostenitore dei NG rispetto al sopravvento dei blogger: "Sicuramente i newsgroup sono ormai obsoleti! In relazione a singole aspettative lo strumento è superato ovvero ci sono alternative più efficaci. In effetti,

se uno vuole rigore scientifico....questo non è il sito migliore

se uno vuole confronto ..... questo non è il sito migliore

se uno vuole cazzeggiare ........ questo non è il sito migliore

se uno vuole scambiare 4 chiacchiere ............ questo non è il sito migliore

se uno vuole raccogliere informazioni.........questo non è il sito migliore

se uno vuole conoscere altre persone .......questo non è il sito migliore

questo ad oggi è, però, l'unico strumento che riesce a soddisfare contemporaneamente tutte queste aspettative".

La preoccupazione, pertanto, non è la "blogosfera" di per sé, nella misura in cui rappresenta una nuova forma di scrittura (per quanto confusa) a cavallo tra il diarismo e il giornalismo, ma il fatto che questa diventi la principale forma di comunicazione soppiantando quella che anima le ML e i newsgroup.

Penso che gli esperti della comunicazione, i sociologi e gli psicologi debbano confrontarsi e chiedersi se si tratta dell'inizio di una nuova era comunicativa nella quale il pathos per il dibattito sta cedendo il posto ad un’epoca di predominio di considerazioni solipsistiche.

Cambiamo prospettiva e spostiamoci su un altro piano che è quello delle difficoltà di dialogo che esistono tra le generazioni e tra genitori e figli. In questo caso la preoccupazione, da un versante educativo, consiste nel chiedersi se i genitori che vogliono scoprire il mondo interno e i pensieri più intimi del figlio adolescente debbano imparare ad utilizzare Internet, conoscere il sito del figlio e il suo nickname e, leggendo i suoi ultimi blog, riuscire a scoprire vicende e pensieri della sua mente. E’ opportuno chiedersi se partendo dal blog si possa arrivare a recuperare all’interno della famiglia il piacere per la discussione vis-à-vis con il desiderio di riscoprire l’arricchente confronto generazionale.

Per concludere questo mio commento sull’articolo di Spadaro, a proposito della domanda se c’è Dio nella blogosfera, penso che oltre alle interessanti considerazioni sulla "teoblogia" e sulla "blogosfera cristiana" di cui parla l’autore, sia importante fare un accenno a come stia vivendo questa nuova dimensione chi opera al servizio di Dio.

E’ encomiabile, a mio avviso, scoprire come numerosi religiosi riescano a restare vicino ai giovani proprio attraverso l’utilizzo delle scoperte tecnologiche. Moltissimi sacerdoti comunicano con i ragazzi attraverso gli sms e gli Internet point stanno prendendo il posto dei campetti di calcio negli oratori. Numerosi sono i siti Internet che ospitano i blog dei vari ‘don Tommaso, don Sergio, don Diego, don Paolo, …’, che attraverso questo nuovo strumento riescono ad entrare in contatto con gli adolescenti. Penso che una sorta di "Blog-Catechesi" possa rappresentare per la Chiesa un importante strumento per avvicinare gli adolescenti anche quelli ‘delusi e confusi’ riportandoli al senso della Comunità, al limite della web-community, ma pur sempre luogo di confronto e dialogo.

In conclusione, gli adolescenti essendo poco attrezzati psicologicamente ad utilizzare nel modo più opportuno le nuove scoperte tecnologiche vanno "supervisionati" affinché possano essere degli adeguati protagonisti delle nuove "mode" anziché, come spesso accade, delle inconsapevoli vittime.

Salvatore Capodieci

psichiatra, psicoterapeuta psicoanalitico

 

 

 

Nota:

[1]. Emule è uno dei più utilizzati client p2p del mondo, cioè un programma che può scambiare file su Internet fra utenti diversi (il p2p o Peer to Peer è la condivisione di materiale diretta tra 2 PC).

I server hanno lo scopo di caricare le liste file degli utenti connessi, in modo che altri possano effettuare ricerche e trovare l'elenco degli utenti da contattare per scaricare un determinato file. Ogni download nella scheda dei trasferimenti ha una barra colorata che mostra la disponibilità corrente delle parti e l'avanzamento del download.

Nero indica le parti che si sono già ottenute. Rosso significa che nessuna delle fonti possiede quella parte del file (questo rappresenta per l’utente motivo di grande angoscia mista a rabbia).Varie sfumature di blu rendono un’idea della disponibilità delle parti tra le fonti; più è scuro e più le varie parti sono diffuse. Giallo indica una parte in corso di scaricamento. La sottile striscia verde sopra alla barra mostra l'avanzamento totale del download e la barra verde, infine, mostra che un download è stato completato.

LINK CORRELATI

  1. INDICE DI COUNTERPOINT DI FEBBRAIO
  2. Salvo Capodieci, Luci e ombre dei blog. Commento all’articolo di Antonio Spadaro Il fenomeno blog
  3. Conversazione, in dieci punti, con Loredana Lipperini
SCRIVI ALLA CURATRICE
MARIA MADDALENA MAPELLI
spazio bianco

spazio bianco

Priory lodge LTD