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LA TERAPIA DELLE TOSSICODIPENDENZE IN CARCERE:
NUOVE PROSPETTIVE
di
M. Caterina Staccioli, Rimini
L'osservazione
Ci siamo trovati sin dall'inizio di fronte a storie di vita piene di disastri affettivi, a persone incapaci di prendersi cura di sè e del "proprio sè", senza uno "spazio mentale", (Resnik parla di una psicopatologia dello spazio mentale), dove il linguaggio era azione, un mettere in atto e dove ogni piccola riflessione poteva scatenare un vortice di affetti.
Persone disperate, ma disperato inteso come quello stato senza più dolore per la propria storia, come anestetizzate, dove l'adattamento aveva preso il posto del vivere, dove il movimento era verso il fuori, poter uscire il prima possibile per poter riprendere a "fare quello che facevano prima".
Attraverso il nostro dispositivo informazione - gruppo, regole-gruppo che è proprio della Concezione Operativa abbiamo potuto renderci conto di alcune difficoltà. Difficoltà nello stare insieme, nel comunicarsi, nel comportarsi, nell'imparare anche cose semplici, come regole di vita, sul come alimentarsi.......
Questa "osservazione" ci ha fatto pensare come a tutto un "complesso di problema" che può essere pensato nella sua interezza come ad un "non apprendimento", che un non apprendimento, può essere il sintomo, la risposta, la difesa ad una situazione.
Tutto questo mi sembra importante per pensare a quale tipo di dispositivo dobbiamo o possiamo attivare all'interno del contesto Carcere.
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