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PATOGENESI L'abuso cronico di alcol etilico determina un neuroadattamento (dipendenza fisica) che impone la ripetitiva assunzione dell'alcol per prevenire la comparsa di una sindrome stereotipata. Nel caso delle sostanze deprimenti il sistema nervoso centrale (SNC), come alcol, barbiturici, benzodiazepine, meprobamato e altri, il neuroadattamento porta ad una ipereccitabilità latente dei sistemi neuronali bersaglio che diviene manifesta nell'astinenza. Numerosi ricercatori hanno studiato con passione le modificazioni biochimiche del "neurone astinente" e ultimamente la loro attenzione si è rivolta verso le alterazioni dei neurotrasmettitori, senza che però si sia giunti ad una conclusione univoca. Attualmente possediamo tante piccole certezze che sintetizzeremo, tutt'oggi orfani di una spiegazione biologica soddisfacente dell'astinenza alcolica. 1) Delirium Tremens e membrane neurologiche In "Appunti Sparsi" n° 4, 1992, pag. 8 è già stato ricordato che l'alcol non trova un recettore con cui interagire, ma determina i suoi effetti farmacologici inducendo modifiche fisiche e chimiche delle membrane biologiche (plasmatiche e strutture intracellulari). L'etanolo e l'acetaldeide provocano, quando assunti cronicamente, alterazioni alla componente lipidica delle membrane biologiche e similmente ad altre sostanze (per esempio gli anestetici inalatori, e questo spiega l'effetto ipnoinducente dell'alcol) penetra in esse disorganizzando i lipidi che ne rappresentano la matrice strutturale. Si modifica così il rapporto colesterolo/fosfolipidi a vantaggio del primo. Le conseguenze sono: anomalia della fluidità e della permeabilità della membrana. Nell'intossicazione acuta la membrana è più fluida,
la narcosi comincia quando l'alcol etilico raggiunge una certa concentrazione
tra i lipidi della membrana neuronale (soprattutto nelle regioni perisinaptiche)
determinando impermeabilità agli ioni e ai neurotrasmettitori ed
interrompendo di conseguenza la trasmissione dell'impulso nervoso. Nell'intossicazione
cronica la membrana è invece più rigida, aggredita come è
quotidianamente da dosi massicce della sostanza si è specializzata
per garantire comunque le attività cellulari. Questo fenomeno è
alla base della tolleranza farmacodinamica all'alcol. All'alcolista sono
quindi necessarie dosi sempre maggiori di alcol per ottenere gli effetti
desiderati e si comprende come nell'alcolista cronico vada incrementata
la posologia degli anestetici. Nel momento in cui il "neurone rigido" per
il cronico abuso non riceve "l'alcol fluidificante" il neuroadattamento
si trasforma in neuroprivazione e si scatenano le manifestazioni astinenziali
succitate.
2) Delirium tremens, ipomagnesiemia e alcalosi respiratoria E' molto probabile che l'ipomagnesiemia e l'aumento del pH arterioso
(condizioni frequenti nel DT) contribuiscano, in ragione dell'ipereccitabilità
che determinano nel SNC, al determinismo dell'epilessia alcolica e di alcune
altre manifestazioni astinenziali. Nell'abuso cronico l'alcalosi respiratoria
è dovuta alla ridotta sensibilità del "centro del respiro"
alla CO2 circolante; in condizioni di astinenza si produce un ipersensibilità
alla CO2, iperventilazione e alcalosi respiratoria.
3) Delirium Tremens e noradrenalina All'ipertono adrenergico centrale si attribuisce grande importanza nel
determinismo della fenomenologia clinica del DT. Tachicardia, aritmie,
capricciosi sbalzi pressori, ipokaliemia (normo o ipokaliurica), midriasi,
irrequietezza, apprensione, tremori sono tutti sintomi riconducibili all'iperattivita
del sistema ortosimpatico. Negli alcoldipendenti in fase astinenziale è
stata rinve-nuta sia una aumentata escrezione urinaria di Adenosinmonofosfato
ciclico (AMPc) che una correlazione quantitativa tra i livelli urinari
di AMPc e la gravità dell'astinenza. Alti livelli di AMPc nelle
urine senza alterazioni del paratormone sono patognomonici di iperattività
adrenergica.
4) Delirium Tremens e serotonina Sono numerose le indagini effettuate sul sistema serotoninergico al
fine di comprendere se alcune delle manifestazioni astinenziali tipiche
del DT originassero da un'alterazione dello stesso. Si ipotizzava che variazioni
della serotonina avessero una qualche responsabilità nelle anomalie
del sonno così frequenti del DT. E' noto il ruolo di questo neuromediatore
nell'innesco e nel mante-nimento del sonno ad onde lente, come del resto
è importante la noradrenalina nell'attivazione del sonno ad onde
rapide o sonno REM, anch'esso alterato nell'alcolista cronico. Qualche
autore, inoltre, ipotizzava che il sistema serotoninergico fosse responsabile
dell'iperpiressia che spesso conduceva all'exitus gli alcolisti. I risultati
dei numerosi studi intrapresi sono stati alquanto discordanti: alcuni sostenevano
un aumento dei livelli di serotonina cerebrale nei ratti, altri (Tabakoff)
una riduzione. La proposta di utilizzare il 5-idrossitriptofano (precursore
della serotonina) nel DT non ha mai trovato entusiastici consensi. La tanto
temuta iperpiressia maligna del DT, oltretutto, è più realisticamente
determinata da varie concause che possono realiz-zarsi, eccezionalmente,
in contemporanea: miopatia alcolica acuta, grave disidratazione e disionia,
utilizzo di neurolettici, infezioni. Nel caso si presentasse iperpiressia
in corso di DT, ognuna di queste condizioni andrà sospettata e affrontata
tempestivamente.
5) Delirium Tremens e dopamina Evidenza sperimentale che la dopamina aumenta nel sistema mesolimbico del ratto dopo somministrazione di alcol, cocaina e morfina ci giunge dalla ricerca di Di Chiara e Imperato (1988), che giungono a tali conclusioni utilizzando la microdialisi cerebrale. Con la stessa tecnica Rossetti, Gessa e collaboratori dimostrano (1990) che nel ratto alcolista in astinenza vi è una drammatica caduta delle concentrazioni extraneuronali di dopamina nei gangli della base. Trovano così adeguata spiegazione i risultati di Blum, che nel 1976 rilevava l'efficacia della somministrazione intracranica di dopamina e L-dopa nell'epilessia astinenziale dei ratti mentre l'aloperidolo, bloccando i recettori dopaminergici, produceva un aggravamento dell'episodio convulsivo. E' stato quindi ipotizzato, viste le premesse, l'utilizzo di farmaci
ad attività dopaminergica nelle prevenzione e nel trattamento dell'astinenza
alcolica. Il lavoro in questa direzione va certa-mente perfezionato poiché
per il momento i tentativi con agonisti dopaminergici (apomorfina e bromocripitina)
non ha offerto risul-tati convincenti ed annovera pochissimi simpatizzanti.
6) Delirium Tremens ed endorfina L'acetaldeide, prodotta dall'ossidazione dell'alcol etilico, è
una molecola che reagendo con i neuromediatori forma composti di condensazione
noti come tetraisochinoline (TIQ). Esiste una notevole somiglianza tra
TIQ e precursori della morfina, per cui il lavoro di alcuni ricercatori
è rivolto a dimostrare una base biochimica comune tra le dipendenze
alcolica e da oppiacei, ipotizzando l'astinenza alcolica espressione della
sola carenza di endorfine. Il nostro gruppo ha dubbi sulla formazione delle
TIQ, ma benché alcu-ni autori recentemente abbiano rivalutato questa
teoria, crede eloquente e tutt'oggi decisiva l'osservazione di Blum (1976)
che nei ratti alcolisti non ha riscontrato alcun sintomo astinenziale dopo
la somministrazione di naloxone.
7) Delirium Tremens e Gaba Il Gaba (acido gamma-aminobutirrico) è il più importante neurotrasmettitore ad attività inibitoria del SNC. L'alcol etilico assunto acutamente potenzia il sistema inibitorio gabaergico favorendo la trasduzione del segnale dalla subunità recettoriale Beta del Gaba tipo A al canale del cloro, probabilmente grazie alle modificazioni fisico-chimiche della membrana neuronale dove recettore e canale del cloro si trovano immersi. L'abuso cronico di etanolo compromette il sistema gabaergico producendo una graduale ma progressiva riduzione del Gaba encefalico. Mancando l'alcol si rende manifesta l'insufficienza del sistema gabaergico con i con-seguenti sintomi di ipereccitabilità cerebrale rilevabili nell'astinenza alcolica fino alle convulsioni. Poiché tra i numerosi farmaci proposti nel DT le benzodiazepine sono i più utili e sicuri, pare opportuno approfondire alcune recenti acquisizioni di biologia molecolare che ci permettono di comprendere il mecca-nismo d'azione delle benzodiazepine e dell'alcol sul sistema ga-baergico ed il motivo per cui lo potenzino operando per vie separate. Il Gaba è il neurotrasmettitore di circa il 30% delle sinapsi. Una volta liberato nello spazio intersinaptico, impatta lo specifico recettore Gaba tipo A. Sul neurone gabaergico è presente un autorecettore, noto come Gaba tipo B, che modula la liberazione del neurotrasmettitore. Questo secondo recettore non sembra possedere, stanti le attuali conoscenze, un sito per le benzodiazepine. Il modello del recettore Gaba tipo A, proposto da Moholer e Richards nel 1988, è costituito da quattro subunità proteiche (due alfa e due beta) più l'annesso canale del cloro. Queste proteine contengono i siti leganti le benzodiazepine (subunità alfa), il sito per il Gaba (subunità beta), il sito per la picrotossina (canale del cloro). Il barbiturici a basse dosi (secondo Fragen e Avram, 1968) si legano alla subunità beta amplificando e mimando l'azione del Gaba (diminuendo la dissociazione tra neuromediatore e recettore), mentre ad alte concentrazioni attivano direttamente i canali del cloro anche in assenza di Gaba. L'alcol, probabilmente, esplica la sua azione gabaergica intervenendo in modo aspecifico sulla membrana neuronale interposta tra subu-nità beta del recettore e canale del cloro. L'apertura del canale e la rapida migrazione nel citosol neuronale di ione Cl- aumenta il potenziale di membrana con l'effetto finale inibitorio. Si comprendono a questo punto:
Le molecole che presentano affinità per il recettore al benzodiazepine
vengono distinte in:
PROSSIMO PARAGRAFO
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