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Introduzione
I primi trattamenti con il naltrexone effettuati presso il SERT di Ravenna
risalgono al 1992: ciò fa si che l'esperienza maturata in questi
4 anni nell'utilizzo di tale farmaco faccia riferimento ad un totale di
230 programmi, 121 dei quali inseriti nell'archivio informatizzato, programmi
basati non solo sull'uso, in termini di somministrazione cronica, di antagonisti
degli oppiacei.
Il numero dei programmi potrà anche apparire esiguo
rispetto al totale dei circa 2560 progetti elaborati nello stesso periodo
di tempo, ma si deve tenere conto che, specie nei primi due anni, la maggior
parte delle somministrazioni brevi di naltrexone è sfuggita alla
registrazione nell'archivio informatizzato del GIAS, anche perchè
se da una parte questo trattamento era stato accolto dagli operatori con
una buona dose di entusiasmo, dall'altra l'iniziale modesta conoscenza
del farmaco aveva certamente indotto ad una grande cautela nella selezione
degli utenti, non tenendo probabilmente conto di altre variabili, quali
la allora solo presumibile compliance dell'utente ad una simile terapia,
come dimostrato da un cospicuo numero di rapidi abbandoni. Infatti da un
esame superficiale dell'elenco dei programmi e degli utenti si ricava che
sempre nei primi 2 anni la percentuale delle sospensioni e quindi degli
abbandoni risultava pari al 65%, riducendosi però significativamente
negli anni successivi.
Sempre scorrendo questi elenchi è stato possibile
riprodurre la consueta distribuzione per età, sesso e titolo di
studio degli utenti che afferiscono al SERT.Elemento rilevante è
stato invece il riscontro che, indipendentemente dall'esito del programma,
è stato possibile mantenere per costoro, con modalità ed
itinerari diversificati, una relazione con il Servizio permettendo ancora
oggi di ripercorrerne la storia personale.
Ciò è stato reso
possibile dal fatto che l'utilizzo del trattamento con antagonisti ha in
primo luogo favorito l'uscita dalla condizione di sofferenza creata dalla
stessa dipendenza, dalla ricerca spasmodica della sostanza, dall'alternarsi
di astinenza e compenso, per poi permettere di stabilire una diversa relazione
con Il SERT, basata su una capacità, questa volta davvero personale,
di presentare se stessi, nel recupero di un'immagine non più speculare
all'assoggettamento.
Tutto ciò è confluito in uno spazio nuovo,
in cui l'utente è stato in grado, al di là della durata della
terapia, di offrire all'operatore migliori mezzi di comprensione, di fornire
una nuova chiave di dialogo, diversa dall'ingresso. Inoltre l'opportunità
di riscoprire una dimensione all'interno della propria casa, riproponendo
una condizione di appartenenza alla famiglia e riconsegnando gli altri
membri al proprio ruolo, ha prospettato al Servizio una base di lavoro
in cui il farmaco che accontenta e tranquillizza tutti, diventa strumento
di rinnovata responsabilizzazione e punto di passaggio alla comprensione
della problematica-tossicodipendenza e di coinvolgimento consapevole in
strategie programmatiche future.
All'inizio del 1996 pure in virtù
dell'adesione al progetto di valutazione dei SERT della regione Emilia
Romagna, all'interno del nostro Servizio è iniziato un processo
di analisi delle terapie con il naltrexone e di riconsiderazione delle
strategie di intervento sull'utenza basate sull'utilizzo di antagonisti.Si
è così costituito un gruppo di lavoro ad hoc composto da
due medici (un internista ed uno psichiatra), una psicologa, un'assistente
sociale ed un'infermiera.
La prima fase di questo lavoro è consistita
nella raccolta di informazioni relative ai programmi di tutti i ragazzi
in trattamento dall'inizio dell'anno in corso, compresi coloro che nello
stesso periodo lo avevano interrotto: sul medico di riferimento, sulla
forma farmaceutica prescelta, sul programma associato, sulle modalità
di somministrazione, su trattamenti precedenti e su eventuali interruzioni
della terapia in corso.
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