Il trasferimento dell'assistenza sanitaria negli istituti penitenziari al Servizio sanitario nazionale, consente di superare una separatezza storica tra culture ed esperienze diverse che hanno una finalità comune: la salute delle persone, sempre e in ogni caso, tenendo conto della specificità delle condizioni ambientali.
La ricomposizione di questa separatezza consente, oggi, di mettere a disposizione dei programmi per la salute dei detenuti e degli internati tutto il potenziale del Servizio sanitario nazionale, dalla ricerca alla sperimentazione, dalla formazione degli operatori alla rete dei servizi territoriali e ospedalieri, dalla prevenzione alla riabilitazione.
Nondimeno, deve essere salvaguardato il patrimonio di esperienze e di conoscenze fino ad oggi acquisite dal personale in materia di assistenza sanitaria negli istituti penitenziari.
Il governo della sanità in carcere deve trovare una puntuale organizzazione a livello nazionale, nella individuazione di comitati tecnici interministeriali per indirizzare e coordinare l'attività sanitaria in ambito penitenziario. A livello regionale possono essere istituiti analoghi comitati di indirizzo e coordinamento.
Il Ministero della sanità e gli assessorati alla sanità delle regioni istituiscono, secondo i rispettivi ordinamenti, con apposito provvedimento, entro tre mesi dall'entrata in vigore del Progetto obiettivo, uno specifico ufficio ai fini della organizzazione, della programmazione e del coordinamento dell'assistenza sanitaria negli istituti penitenziari. Con il medesimo provvedimento sono individuati il personale, le risorse e i compiti.