II. Casi paradigmatici di Connessioni di "significato" tratti dalla psicoanalisi.
Citerò ora alcuni casi paradigmatici di connessioni di "significato" tratti dalla psicoanalisi, che Freud stesso legò a connessioni causali.
Caso 1. Nel 1893, egli scriveva:
"La paziente di Breuer (Anna O.), alla quale mi sono così spesso riferito, offriva un esempio di disturbo del linguaggio. Per un lungo periodo della sua malattia ella parlava solo inglese e non poteva né parlare né comprendere il tedesco. Questo sintomo fu ricollegato (etiologicamente) a un evento che era accaduto prima dell'esordio della malattia. Mentre era in uno stato di grande ansia, aveva tentato di pregare, ma non era riuscita a trovare le parole. Alla fine le erano venute in soccorso poche parole di una preghiera infantile in inglese. Quando più tardi si ammalò, poteva disporre solo della lingua inglese (nota a pié pagina omessa).
La determinazione del sintomo da parte del trauma fisico non è sempre così evidente. Spesso vi è soltanto quella che può essere descritta come una relazione 'simbolica' tra la causa determinante e il sintomo isterico. Questo è vero specialmente per i dolori. Come nel caso di una paziente (nota omessa) che soffriva di dolori penetranti tra le sopracciglia. Il motivo ('reason', nel testo ndt ) (causa) era che una volta, quando era bambina, sua nonna le aveva lanciato uno sguardo indagatore 'penetrante'. La stessa paziente soffriva di tanto in tanto di violenti dolori al tallone destro, per i quali non c'era nessuna spiegazione. Questi dolori, risultò, erano connessi (etiologicamente) a un'idea che le era venuta in mente quando fece la sua prima apparizione in società. Ella era sopraffatta dalla paura che avrebbe potuto non 'star bene in piedi.' Simbolizzazioni del genere sono adoperate da molti pazienti per l'intera gamma delle cosiddette nevralgie e dolori. E' come se ci fosse l'intenzione di esprimere lo stato mentale attraverso uno stato fisico; e la consuetudine linguistica permette un ponte attraverso il quale ciò può essere ottenuto. Nel caso, comunque, di quelli che sono dopo tutto i sintomi tipici dell'isteria - come l'emi-anestesia, il restringimento del campo visivo, le convulsioni epilettiformi, etc. - un meccanismo psichico di tal fatta non può essere dimostrato. D'altra parte questo può essere fatto frequentemente rispetto alle zone isterogene (S.E. 1893, 3:33-34; virgolette aggiunte)."
Sarà un corollario della mia successiva disamina critica che le affinità tematiche qui addotte da Freud non garantiscono affatto le inferenze etiologiche che egli ne trae. Se non altro, per il fatto che le affinità "simboliche" che egli assegna come supporto (alla sua asserzione ndt ) sono grossolanamente abborracciate e molto tenui.
Caso 2. Nel 1896, Freud usò la semplice parentela tematica tra l'esperienza di disgusto di una paziente e il suo sintomo di un supposto vomito isterico per rivendicare la utilizzabilità della esperienza repressa come una determinante esplicativa causale del sintomo in causa (Grunbaum 1984, pp.149-150). In particolare, egli dà il seguente esempio:
"Supponiamo che il sintomo in questione sia il vomito isterico; in questo caso, sentiremo che siamo riusciti a capire la sua causazione (eccetto che per un certo residuo (ereditario)) se l'analisi ricollega (etiologicamente) il sintomo a un'esperienza che può giustificare la produzione di un notevole grado di disgusto - per esempio, la vista di un corpo in decomposizione (S.E. 1896, 3:193-194)."
Dunque, puntando sulla forza di una semplice parentela semantica, Freud inferisce che il disgusto represso sia una causa essenziale del vomito isterico in una persona resa vulnerabile dall'ereditarietà. E, di conseguenza, il nostro problema sarà se una tale inferenza etiologica sulla base di una parentela tematica ("di significato") è fondata.
Il tema dell'avversione è comune a un'altra esperienza traumatica, e al suo conseguente sintomo isterico, nella vita della famosa prima paziente di Breuer Anna O. Come riportato nella sua storia clinica, ella aveva silenziosamente maturato un disgusto traumatico alla vista di un cagnolino che beveva dal bicchiere di una compagna (S.E. 1893, 2:6-7 e 3:29-30). Più in là, aveva rischiato di morire di sete per la sua avversione fobica verso il bere acqua. Alla maniera di Jaspers, potremmo dire che il tema condiviso dell'avversione funziona come "connessione di significato" tra il trauma originale e il successivo sintomo.
Io invece considero questi episodi indicativi di "una parentela o affinità tematica ". La questione principale sarà quale rilevanza epistemologica e ontologica, sempre che ve ne siano, hanno queste parentele tematiche tra eventi mentali rispetto a eventuali rapporti di causa tra essi. Risulterà peraltro rilevante che l'etiologia tematica sulla quale Breuer aveva basato la sua terapia ipnotica di Anna O. fu screditata da un fallimento terapeutico.
Caso 3. Il famoso caso clinico del 1909 de l'Uomo dei Topi, Ernst Lanzer, offre un esempio cardinale della sua fiducia inferenziale in una connessione tematica. E questa fiducia non è sminuita, lo sottolineo, dal fatto che Freud aggiunge altri eventi, temporalmente intermedi, a quelli tematicamente affini!
Durante il servizio militare, l'Uomo dei Topi aveva sviluppato il timore di un supplizio orientale in cui alcuni topi vengono indotti a farsi strada nell'ano di un criminale (S.E. 1909, 10:166). E uno dei pensieri spaventosi che lo ossessionavano era che questa punizione dei ratti avrebbe potuto avere come vittima, sia la donna che avrebbe eventualmente sposato, sia suo padre, che egli amava e che era morto da anni.
In che modo Freud propone di spiegare le ossessioni del paziente che raffiguravano l'orribile tema dei ratti? Apprendiamo che, all'età di tre o quattro anni, l'Uomo dei Topi si era comportato male come un ratto mordendo qualcuno, probabilmente la sua governante. Proprio come gli stessi ratti sono puniti per tale comportamento, così l'Uomo dei Topi, bambino cattivo, sarebbe stato subito sonoramente picchiato da suo padre, e di conseguenza avrebbe maturato un permanente odio inconscio (nei suoi confronti ndt ). Freud, dunque, inferisce esplicitamente la ipotetica causa dell'ossessione dei ratti dalla parentela tematica, tra la punizione del paziente per il mordere-come -un -ratto da una parte, e dall'altra il ruolo dei ratti mordaci nel temuto supplizio anale orientale, che, supponeva, avrebbe afflitto il padre.
Secondo il ragionamento di Freud, la memoria latente del paziente della crudele punizione paterna per il suo morso aveva determinato un'ostilità repressa verso il padre. Questo antagonismo, a sua volta, aveva presumibilmente generato il desiderio inconscio - e, per un meccanismo di difesa di "formazione reattiva, "la paura cosciente"- che il padre potesse subire il particolare mostruoso supplizio della penetrazione anale da parte di ratti mordaci. L'ipotizzato desiderio ostile che il padre patisse questa punizione sarebbe stato moralmente inaccettabile alla coscienza del paziente. Pertanto, egli lo aveva represso, e lo aveva quindi, si suppone, trasformato in un timore ossessivo cosciente che il padre divenisse vittima del supplizio dei ratti, attraverso una "formazione reattiva."
Chiaramente, senza la fiducia nell'affinità tematica tra il mordere-come-un-ratto del paziente e l'ossessione dei ratti, nello scenario etiologico di Freud delle ossessioni del paziente, non sarebbe comparso l'odio inconscio del ragazzo per il padre. Pertanto, Freud interpreta l'ossessione dei ratti etiologicamente, come una difesa nevrotica contro il desiderio inaccettabile che il padre subisse il particolare supplizio della penetrazione dei ratti.
Diamo per buono il reale verificarsi della scena della punizione infantile. Allora l'argomento importante di causazione posto dall'inferenza etiologica di Freud non è che la severa punizione paterna per il morso produsse odio verso il padre; l'argomento etiologico è invece che quel presunto particolare odio divenne successivamente patogeno della paura ossessiva del paziente che il padre divenisse vittima del supplizio dei ratti.
Di conseguenza, per impostare questo argomento in maniera debita, dovrò pormi la seguente domanda: la garanzia dell'esistenza di un legame causale tra l'esperienza infantile della punizione e l'odio verso il padre può sostenere l'ulteriore, più importante, ipotesi etiologica che questo odio, a sua volta, era stato l'intermediario patogeno dell'ossessione dei ratti? La mia risposta sarà un chiaro "No"!
Il mio ultimo esempio psicoanalitico sarà tratto da inferenze etiologiche nella teoria del transfert.
caso 4. Inferenze basate sull'affinità tematica giocano un ruolo centrale, quantunque in qualche modo differente, anche nella teoria di Freud della cosiddetta "nevrosi di transfert," teoria che è fondamentale per le dinamiche ipotizzate dalla terapia psicoanalitica e per l'intera teoria di Freud della psicopatologia. Queste inferenze, sostengo, si riveleranno altrettanto fallaci (Grunbaum, 1993, pp.152-158).
Secondo questa parte della teoria psicoanalitica, il paziente trasferisce sul suo psicoanalista sentimenti e pensieri che originariamente riguardavano figure importanti della sua prima infanzia. In questo senso, le fantasie sullo psicoanalista ammesse dall'analizzando, e in generale la condotta di questi nei confronti del suo medico, sono ipotizzate come tematicamente riassuntive di episodi dell'infanzia. E, in quanto riassuntivo, il comportamento del paziente durante la terapia si può dire che mostri una affinità tematica con gli episodi primitivi. Pertanto, quando l'analista interpreta le ipotetiche riattivazioni come riassuntive, le interpretazioni connesse sono dette "interpretazioni di transfert." Questo comporta una massiccia inferenza retrospettiva di un'affinità tematica.
Ma Freud e i suoi seguaci hanno tradizionalmente tratto da ciò anche la seguente inferenza causale, altamente discutibile: precisamente, in virtù del fatto di essere tematicamente riassunta nell'interazione medico-paziente, l'ipotetica scena primitiva della vita del paziente può cogentemente essere ritenuta un fattore patogeno originario del disturbo del paziente.
In breve, nel caso delle interpretazioni di transfert, l'inferenza causale dall'affinità tematica prende una forma logica in qualche modo differente da quella che abbiamo incontrato negli esempi precedenti. Nei primi esempi, come in quello dell'idrofobia di Anna O., Freud aveva inferito l'esistenza di un nesso causale diretto tra eventi mentali tematicamente simili, collegando in modo cruciale la loro affinità tematica. Ma, nel contesto delle sue interpretazioni di transfert, ritiene che la riattivazione tematica dimostri che la scena primitiva era stata originariamente patogena. E, una volta tratta questa conclusione etiologica, asserisce che la riattivazione tematica del paziente nel setting terapeutico è riassuntiva anche patogeneticamente, e non solo tematicamente ! Freud esalta questo suo discutibile ragionamento nel suo scritto del 1914 "Per una storia del movimento psicoanalitico" (S.E. 1914, 14:12), dove afferma che esso fornisce la più incrollabile prova della etiologia sessuale delle nevrosi (den "unershutterlichsten Beweis" nel tedesco originale).
Fin qui ho tratteggiato esempi significativi delle inferenze causali psicoanalitiche basate su affinità tematiche o di "significato."