| MartiniGiuseppe Ermeneuticae narrazione. Un percorso tra psichiatria e psicoanalisi,* presentazionedi Fausto Petrella , Bollati Boringhieri, Torino, 1998, p.337, £.55.000 * Recensionedi Riccardo dalle Luche, Massa Carrara
Giungeforse alla fine di un epoca e sembra riassumerne il senso, gli insegnamenti,le prospettive applicative, questo libro di Giuseppe Martini, davvero unodei pochi in Italia che riunisce in sé solide ed ufficiali competenzecliniche, psicopatologiche e psicoanalitiche. L'epoca è, come indicail titolo, quella degli esiti ermeneutici della psicoanalisi e della radicaleestensione di questi metodi all'intero campo della clinica psichiatrica;un'epoca, si diceva, al crepuscolo, se è vero che il secolo terminacol trionfo delle istanze più radicalmente biologico-naturalistichein psichiatria, con la messa sullo sfondo, se non la scotomizzazione dellestorie di vita interiore, cioè delle narrative personali e collettive,infine, con l'assoluta valorizzazione, sul piano pratico clinico, degliaspetti formali rispetto a quelli contenutistici, su quello etiopatogenetico,degli eventi e delle strutture socioantropolgiche concrete piuttosto diquelle fantasmatiche nell'interpretazione dei fenomeni psicopatologici;i modi di essere psicotici, afferma nel migliore dei casi la psicopatologiaoggi dominante, si sovrappongono e si amalgamano con gli eventi di vita,le distorsioni relazionali ed i percorsi vitali, non ne sono assolutamentedesumibili, e, comunque, il ripercorrerli non serve per modificarne lepresunte conseguenze che ne vediamo, quindi, a cosa vale ricercarli, attraversoun lavoro spesso faticoso e comunque incerto di decifrazione?
Nonostante lasua formazione psicoanalitica Martini non è tra coloro che si contrappongonoepistemologicamente a questa tesi; non troviamo nel suo libro alcuna opzionepsicologistica (ma neppure somatogenetista); il suo interesse ècentrato sull'analisi minuziosa di ciò che avviene quandosi narra una storia clinica, quando pazienti e terapeuti si incamminanonel percorso di narrazione, rappresentazione, interpretazione di un esperienzapsicopatologica. Lo snodo del suo discorso non è quindi tanto quello(epistemologico) della genesi degli eventi "incomprensibili" secondo Jaspers,quanto quello (logico-analitico) della loro trascrivibilità, dellaloro rappresentabilità: se sono dicibili, ipso facto innestanoun percorso interpretativo che, se non conduce alla loro decifrazione,nondimeno li mantiene nell'ordine assolutamente antiriduzionistico dellasignificatività (termine, questo, ripreso dalla ingiustamente dimenticataermeneutica di Betti). Il libroè didascalicamente diviso in due parti, una teorica ed una pratica,la prima rivolta alla disamina delle diverse definizioni e articolazionidelle varie ermeneutiche e dei loro rapporti con la psicoanalisi (in uncapitolo documentatissimo) e psichiatria e, da questi, ad una re-visionedella posizione jaspersiana, giustamente ritenuta tutt'ora il centro teoreticodi questo taglio psicopatologico; la seconda parte cala invece queste acquisizioninelle pratiche psicoanalitica e psichiatrica esaminando in esse il ruolodelle "narrative", delle "storie", degli "stili" e dei "generi" espressivinel "dialogo" terapeutico e si spinge a riformulare un ardito (viste lecondizioni reali di lavoro nei servizi psichiatrici) modello di cartellaclinica centrata su una progressiva riscrittura di narrative provvisorie.
Va sottolineatoche l'ambito psicopatologico nel quale si applica e si dispiega il discorsodi Martini è principalmente quello delle psicosi, cosicchénel testo ritroviamo le sintesi di tutti i maggiori modelli psicoanaliticie psicodinamici avanzati negli anni '70 e '80 (Bion, Matte Blanco, Resnik,Aulagnier, Bollas etc.), che oggi osserviamo con una distanza critica chene pone in rilievo il carattere speculativo/metaforico/metafisico, al limitedel deliroide (ma forse solo il delirio può comprendere/spiegareil delirio). Di particolare rilievo è la discussione delle nozionidi vuoto/assenza e, soprattutto, di incommensurabile, che Martiniavanza e analizza meticolosamente in contrasto con la imperitura nozionejaspersiana di "incomprensibile", dalla quale si differenzia per l'accoglierein sé le ardue teoresi psicoanalitiche sul protomentale e l'inconscioprerappresentazionale e, quindi, per l'implicare necessariamente una dimensioneaffettivo-intuitiva, un oscuro "sentire" preriflessivo che, seppure condiscrezione e consapevolezza dei suoi rischi illusori, sfonda l'ordinelogico-semplicistico di ogni interpretazione univoca. In quest'area ildiscorso di Martini esplora come pochi altri i limiti del comprensibilee del possibile nella prassi psichiatrica ed ha il coraggio di mostrarela validità di un metodo che, a fronte di una tensione ed un impegnoche non ammette cedimenti, non può (più) dare (illudere didare), come in passato, risposte univoche sul "perché" e taloraneppure sul "come" dei fenomeni psichici, ma che nondimeno resta irrinunciabilenella sua intenzionalità (applicando alla psichiatria il pareysoniano"tema (Ö) dell'ineludibilità della ricerca della verità einsieme della sua insopprimibile incertezza", p.189). Il suggerimento aMartini è di radicalizzare la sua analisi approfondendo la scomodaposizione di indecidibilità cui ogni terapeuta consapevole èin ultima analisi obbligato di fronte ad ogni fenomeno psicopatologico.
Dispiegandosicon toni sempre molto pacati ed ottimamente argomentati, cauti ma mai scettici,che denotano una scelta di posizione epistemologica ben precisa ma nondogmatica, ed una consapevolezza che la stanza d'analisi è ormaiesplosa e contaminata nella complessità strutturale del "campo"psichiatrico e delle relative prassi professionali, il libro di Martinifinisce per essere tutt'altro che un guizzo finale di un "pensiero debole"smarrito nelle molteplici istanze (sociali e di mercato) che fanno ormaidella psichiatria un sistema diffuso di normalizzazione sociale mediantepsicofarmaci. Le sue tesi, nella sostanza, se non, forse, nella forma enella terminologia, sono quelle che consentiranno a qualunque psichiatrain ogni epoca di mantenere vivo il gusto per l'approfondimento psicopatologicoe l'amore per la dimensione umana della psichiatria, per la sua irrinunciabile,anche se forse solo parziale, appartenenza all'ordine simbolico delle narrazioni,delle interpretazioni, delle costruzioni, perfino delle immaginazioni (perchénessuna immagine dell'uomo e dei suoi disturbi psichici sopravviverebbead un definitivo riduzionismo biologico). Accogliamo quindi questo testocon l'augurio di avere un grande futuro nel passato che così acutamentee selettivamente ha saputo riassumere.
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