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RELAZIONE INTRODUTTIVA ALLA GUIDA del Prof. FRANCESCO CASERTA
La nuova normativa di riordino del S.S.N., introdotta
nella regione Sicilia con la legge n.30 del 1993, ha definito l'articolazione
interna delle Aziende Unità Sanitarie Locali. Tale articolazione
interna pone il Settore come prima suddivisione, territoriale ma soprattutto
funzionale, dell'intera realtà aziendale. Il settore, quindi, quale
momento di raccordo professionale, gestionale ed organizzativo che, all'interno
delle grandi linee delle funzioni istituzionali (prevenzione, cura e riabilitazione),
pone in essere i processi e le attività tipiche dell'area funzionale
propria, al fine dell'erogazione dei prodotti sanitari che il destinatario
finale consumerà. Anche la gestione della Salute Mentale, pertanto,
per dettato normativo, trova nel suo Settore la collocazione naturale per
l'assolvimento delle proprie funzioni istituzionali e professionali. Nella
Regione Sicilia il Settore della Salute Mentale (articolazione aziendale)
assolve le proprie funzioni istituzionali per tre grandi aree, corrispondenti
ad altrettanti ambiti di utenza e di bisogni sanitari (ognuno con una propria
fisionomia ed identità):
la Salute Mentale Adulti;
la Neuropsichiatria Infantile;
le Tossicodipendenze.
Una ulteriore suddivisione vede per ognuna delle
tre aree considerate la competenza di uno specifico Servizio. La caratteristica
fondamentale di tale intreccio, tra il Settore e i propri Servizi, è
che essi affrontano le problematiche della gestione della salute e della
malattia mentale con un'ottica di rete. In altri termini la suddivisione
in Servizi rimanda ad una connessione più ampia con le altre strutture
territoriali che si pongono come partners nell'unico processo di presa
in carico del paziente (Tribunali, Scuole, Enti Locali, rete informale,
famiglia, etc.).
Ma oltre ad una interazione con l'esterno esiste
anche una relazionalità interna basata sui vari momenti in cui può
svolgersi l'itinerario diagnostico-terapeutico dell'utente: la fase acuta,
quella della elezione, l'aspetto diagnostico strumentale, la riabilitazione,
il reinserimento sociale, i vari percorsi terapeutici. A tale scopo la
rigidità dei Servizi scompare nella articolazione funzionale delle
varie strutture collegate (SPDC, Ambulatori territoriali, Centri Diurni,
Comunità Terapeutiche Assistite), momenti funzionali corrispondenti
alle varie fasi e alle eventuali variabili del percorso terapeutico (ospedalizzazione,
trattamenti ambulatoriali, semiresidenzialità), o alle caratteristiche
demografiche dell'utenza (minori ed adulti) o alla specificità del
bisogno (dipendenze). Nell'attuale fase di primo avviamento del processo
di razionalizzazione del sistema sanitario, la costituzione dei Settori,
quindi, appare come garanzia, in quanto riesce a coniugare meglio di altre
opzioni le istanze professionali degli appartenenti con il bisogno specifico
dell'utente. Ma non solo, la costituzione del Settore canalizza in esso
tutti gli adempimenti legati alla trasformazione aziendalistica che, altrimenti,
o verrebbero imposti dall'alto o, peggio, si disperderebbero in una trasversalità
di base commistionata da altri bisogni, logiche, culture, professionalità,
istanze, interessi (il Distretto). Quest'ultimo come luogo sì, trasversale,
ma con tutte le problematiche implicite di raccordo, coordinamento, armonizzazione,
altamente difficoltose nel momento di primo avvio dei processi di razionalizzazione
che, come è noto, pretendono atti programmatori certi, definiti,
univoci e, soprattutto con una visione di insieme delle varie particolarità
delle articolazioni funzionali. Il Distretto, invece, per lo meno in questo
primo momento di avvio, si potrebbe configurare come luogo di particolarismi.
Questi ultimi sicuramente in buona fede, ma che minerebbero dalla base
l'unità di intenti, l'unitarietà di indirizzi, l'unicità
della realtà aziendale. Riempire di significato, al contrario, il
Settore, ha determinato una serie di significative responsabilizzazioni
per quest'ultimo. Tale è il caso dei numerosi adempimenti assolti,
o in fase di avviamento di cui il Settore ha acquisito piena titolarietà
(carichi di lavoro, censimento
delle risorse umane, programmazione di dotazioni
organiche del personale, creazione di nuove funzioni o aree di interesse,
rilevazione dei costi, sperimentazione di budget, sistema di reporting,
politiche di marketing). La fase di primo avviamento dell'aziendalizzazione
della USL vede il Settore quale punto di riferimento forte perl'acquisizione
di tutti gli strumenti utili ad una gestione manageriale, strategico per
la collocazione non marginale che si è ritagliato all'interno del
funzionigramma aziendale e per le sue potenzialità per l'acquisizione
di nuova utenza, apertura a nuovi scenari (ricerca ed Università),
sistema di rete integrata nel territorio di cui, più volte, è
soggetto attivatore; attore di rilievo anche per la ricchezza della sua
risorsa umana. L'approccio multiprofessionale alla malattia mentale ha,
infatti, certamente dato ragione alle ipotesi pluralistiche sulle cause
del disagio psichico ed ha comportato necessariamente un nuovo problema
per quanto attiene alla organizzazione del lavoro dei Servizi deputati
alla erogazione degli interventi. La crescita culturale degli operatori
psichiatrici e dei Ser.T., il nuovo assetto organizzativo previsto dalle
legislazioni vigenti, l'analisi delle strutture, gli obiettivi, la ricerca,
hanno implicato necessariamente un'attenzione costante ed una riflessione
continua sulle problematiche consequenziali ad un lavoro integrato delle
varie figure professionali, alla loro identità ed alla loro capacità
di interagire con le Amministrazioni e con quella logica manageriale che
inevitabilmente ha comportato un forte impatto con una vera e propria "TECNOLOGIA
DELL'ASSISTENZA". E' in questo senso che, il continuo circolare delle
informazioni ed un proficuo scambio delle esperienze fra gli operatori
dei servizi, potranno, infatti, oltre che migliorare la qualità
degli interventi, contenere anche i disagi di tutti gli "ATTORI"
della scena istituzionale psichiatrica, spesso alle prese con quegli abituali
malesseri psichici che i "FANTASMI DELLA FOLLIA", a volte agitanoÖ.,
o con tutte quelle parti ambivalenti e scisse, contorte e confusive che
finiscono, poi di fatto, come ben sappiamo, per rallentare qualsiasi evoluzione
ed ogni crescita, oltre che impedire ogni progetto innovativo. Una nuova
cultura dell'assistenza psichiatrica, dunque ,Ö con le più recenti
disposizioni legislative e le nuove metodiche di tipo aziendale, che in
senso operativo e in un'ottica programmatica hanno, a dire il vero, trovato
utilmente pronto questo Settore, al passo coi tempi, sensibile già
da tempo ai processi di "RAZIONALIZZAZIONE" di tutte le risorse
esistenti e proiettato nello stesso verso la "VALORIZZAZIONE"
di quelle professionalità in grado di offrire contributi i più
innovativi e produttivi in materia di programmazione, sviluppo e organizzazione
degli interventi. Il Settore, allora, nell'ottica di un vero organismo
regolatore centrale; col compito precipuo di mantenere il controllo della
spesa sanitaria, al tempo stesso "garantendo l'equità di accesso
a livelli uniformi di Servizi, accanto allo sviluppo di una sana competizione
fra vari produttori della salute". La formulazione e l'attuazione
di programmi a breve e medio termine poi, certe particolari visioni e scelte
in materia di politica sanitaria, o più in generale, le decisioni
realistiche in termini obiettivi di Salute Mentale fino ad ora conseguiti,
hanno sempre previsto sul piano dei modelli organizzativi adottati, di
integrare le varie culture e i vari modi di intendere l'intervento sanitario
da parte di tutti gli operatori psichiatrici e hanno cercato, altresì,
di organizzare un "funzionigramma" aziendale di tutta la Salute
Mentale, aperta, nella nuova tendenza, ad un attento riordino della politica
degli interventi che tenesse conto, da un lato, del livello dell'offerta,
dall'altro del livello della domanda sanitaria. E' l'offerta che, forte
di una lunga tradizione multi e transdisciplinare, ha permesso in tutti
i Dipartimenti un sistema di erogazione di prestazioni polivalenti e variegate
che hanno assicurato quella "mission" di intervento-qualità
connotata da soluti efficienti, creative, etiche e oggi sempre più
valide sul piano economico. E la domanda, simultaneamente, ha trovato sempre
più accessi e anche considerazioni nella nuova cultura della gestione
di un Settore, attraverso gli stimoli e le richieste di matrice territoriale
e sociale, attraverso la sempre rinnovata relazionalità con il Comune,
mediante la varietà e la complessità dei rapporti strutturati
con gli entiterritoriali, le scuole, tribunali, istituti penitenziari,
con il privato sociale. E in quest'ottica, il Settore dovrà sempre
rimanere l'ispiratore dell'incontro costante fra la domanda e l'offerta,
contro ogni tendenza autoreferenziale e ospedalocentrica, con le sue aperture
a tutte le agenzie esterne locali produttrici di beni e servizi, con la
sua centralità nella gestione dei flussi informativi e di tutte
le strategie valutative, col preciso compito di coniugare le legittime
istanze di solidarietà con le altrettante legittime istanze di economicità.
Una visione dunque strategica a una funzione erogativa di servizi e di
adeguati sistemi di gestione, ma centrata anche su una più attuale
concezione di un intervento che dovrà sempre tenere conto di quella
LOGICA TERRITORIALE e di quella impostazione ideologica in grado di integrare
aspetti decisionali, direzionali, ed operativi con momenti di umanizzazione
e solidarietà. Il territorio, nell'ottica del Settore dovrà
allora essere sempre considerato come quella dimensione entro cui potranno
venire dischiusi nuovi canali di comunicazione contro quelli delle vecchie
strutture, ove si potranno comporre risorse frammentate e disperse per
costruire risposte attive ai bisogni comuni. E' dunque il territorio la
sede ove si potrà elevare la coscienza collettiva intesa anche e
soprattutto come sviluppo della personalità dei singoli componenti,
ed è il territorio monitorato, studiato, letto da un punto di vista
epidemiologico, statistico e politico, la dimensione ove sarà possibile
rappresentare la conoscenza reale dei bisogni che un Settore dovrà
interpretare sul piano storico-sociale-culturale per pensare e organizzare
utili piani di intervento, i più validi e i più strutturanti.
La programmazione e la gestione operativa fin qui seguite, in uno spazio
temporale di appena un anno, hanno tenuto conto poi, entrando più
nel dettaglio, della collocazione di questo Settore all'interno di una
più generale stima e di più precipue scelte strategiche dell'intera
azienda di cui questo Ufficio, è a pieno titolo, articolazione interna
e parte integrante. Tutti gli interventi programmati, attuali o da attuare,
sono stati logisticamente individuati alla luce dei rapporti che questo
Settore deve mantenere in qualità di partner con altri ATTORI SOCIALI,
quali in particolare il cosi detto "MERCATO DELLA SALUTE" (domanda
e offerta sanitaria, gli Enti complementari, le strutture concorrenziali,
la produzione farmaceutica); con la RETE SOCIETARIA ( le istituzioni varie
ad essa connessa, la famiglia, la rete informale); con le AREE TECNICO
PROFESSIONALI INTERNE, con tutte le problematiche relative alle motivazioni
del personale, al grado di coinvolgimento affettivo, alla qualità
delle comunicazioni interpersonali e delle relazioni, all'efficacia delle
cure, all'uso di nuovi profili terapeutici, alla sperimentazione farmacologica;
per giungere infine al DESTINATARIO FINALE, del nostro intervento, quel
soggetto-oggetto, terminale ultimo di tutti i nostri sforzi progettuali
ed attuativi: IL PAZIENTE, in una parola, nella sua dignità di persona
con tutti i diritti umani, ma anche di utente all'interno di un sistema
di valori giuridico-amministrativi, come organismo ed espressione di una
politica sanitaria quanto più possibile efficace e produttiva. Tale
programmazione è stata naturalmente tutta concepita e strutturata
in riferimento al bisogno della nuova domanda sanitaria che, per come prima
accennato, deve vedere, per un esito positivo, l'utente stesso "ATTORE"
impegnato nella valutazione della qualità dell'intero processo del
Servizio. E il principio della qualità dovrà per questo comportare
allora l'uso di metodologie tali da permettere all'utente una imprescindibile
relazione con il Servizio, relazione che trasformi la persona da "OGGETTO"
dell'atto sanitario a "CO-PRODUTTORE" nella negoziazione del
contratto di intervento. Ma la qualità è anche un programma
che deve riguardare l'impegno dell'azienda a favore del personale in un
continuo sviluppo, nell'organizzazione del lavoro, nei metodi. Deve dedicare
uguale attenzione alla specificazione ed alla misurazione di ogni intervento
ma anche agli atteggiamenti ed alle relazioni interpersonali fra utenti,
fra operatori e fra utenti ed operatori. Deve investire sulle nuove "PRATICHE"
ma anche introdurre nuove "PROCEDURE". Solo un'attenta gestione
della qualità in una Azienda aumenterà peraltro i ricavi
, riducendo i costi, per tutti i ritorni positivi dati dall'esito del prodotto,
quando buono, e da una soddisfazione del personale, sanamente stimolato
e con una sua perfino, indiretta, partecipazione agli utili. Tutto questo
apre allora ad un nuovo concetto di "BISOGNO DI SALUTE" e i nostri
Servizi dovranno, pertanto, operare attraverso una attività che
dovrà sempre tenere conto dell'affidabilità, della sensibilità,
e della competenza degli operatori, ma anche delle modalità di accesso
alle varie strutture, della "COMUNICAZIONE", o della "CREDIBILITA'"
e in genere di tutta l'organizzazione, oltre che della comprensione non
solo dei bisogni e delle preoccupazioni dell'utente, ma anche di quel profilo
di cambiamento sistemico che ha aperto ad una nuova e più incisiva
metodologia e ad un nuovo e più radicale modo di organizzare il
lavoro stesso. E in questo senso se le Aziende in genere che erogano servizi
complessi costituiti dalla confluenza di varie professionalità e
di produzioni tra loro complementari, hanno nella loro organizzazione prestato,
in vero, molta attenzione su certe politiche di investimenti a medio e
lungo termine, in una parola nell'area dello sviluppo, non si può
certo dire che il Settore Salute Mentale e T.D. all'interno dell'azienda
Sanità non abbia individuato opportunità, progetto e provveduto
ad adempimenti, peraltro già effettuati, che hanno previsto certamente
grandi sinergie organizzative con Enti, Amministrazioni varie, Istituzioni.
Il tutto, sempre, bisogna pur dire, nel rispetto delle ragioni strategiche,
di tipo ideologico ed economico che poi di fatto sono quelle che condizionano
l'esito positivo della gestione dei sistemi di "WELFARE" in ogni
settore specifico della Sanità. Grande energia è stata profusa,
in questa direzione, a quella fase di avviamento che in senso istituzionale
ha previsto, in particolare, il superamento dell' " O.P." e con
la conseguente de-ospedalizzazione, privilegiando le iniziative sociali
in materia di inserimento socio-lavorativo di soggetti svantaggiati, utenti
dei Servizi di salute Mentale. Tale superamento trova la sua massima compiutezza
nel riuso dell'area già storicamente deputata alla gestione istituzionalizzata
della malattia mentale; riuso che acquista la fisionomia di un insieme
di interventi mirati alla fruizione del bene a favore dell'intera cittadinanza:
abbattimento dei muri perimetrali, conservazione del nucleo storico monumentale,
utilizzo delle aree esterne come costituendo parco urbano attrezzato (
centro sportivo, attività culturali e ricreative), utilizzo di strutture
già esistenti in funzione riabilitativa e didattica; tutto con il
mantenimento dell'unità di impianto intesa come rigorosa identità
storica del "LUOGO DELLA PSICHIATRIA" . Riappropriarsi del luogo
storico, trasformandolo in "CITTADELLA DELLA NUOVA COMPLESSITA' SOCIALE"
significa dimostrare come possano convivere, nello stesso spazio, bisogni
collettivi (di tempo libero, cultura, fruizione di serviziÖ) con esigenze
di didattica e ricerca, mantenimento del bene museale e interventi terapeutici
di natura residenziale. Al contrario, il rischio attuale è quello
dell'uso distorto degli spazi dell'ex "O.P." , configurantesi
come snaturamento delle sue finalità vecchie e nuove a favore di
occupazioni improprie e striscianti da parte di altri Servizi (magazzini,
archivi, ufficiÖ) con la conseguente non piena utilizzazione da parte del
Settore Salute Mentale . Dalla logica del superamento del "MURO"
all'intervento vero e proprio nel territorio e per il territorio, il Settore
viene impegnato in una serie di iniziative di raccordo e di rete. La ricerca
programmata, infatti, di interventi formativi, lavorativi ed occupazionali,
in armonia con Cooperative Sociali ed Enti specifici deve riguardare una
funzione precipua del Settore Salute Mentale e T.D. che avrà compiti
di coordinamento e di gestione con gruppi di lavoro permanenti, di ogni
attività di rieducazione e di sostegno di quei pazienti da riabilitare.
Tutti quegli interventi poi, finalizzati alla ricognizione delle risorse
umane all'interno dei vari Servizi afferenti al Settore, la formulazione
di piante organiche, l'attività di formazione e tutoring, le istituzioni
di "UNITA' TERRITORIALI DI ASCOLTO E CONFRONTO" fra tutti gli
operatori, la realizzazione di una "PSICHIATRIA DI COLLEGAMENTO"
all'interno di reparti ospedalieri specialistici individuati ed infine
stipule di convenzioni fra Enti vari come l'Università nella sua
Scuola di Specializzazione di Psichiatria, Il Ministero di Grazia e Giustizia,
per il raccordo di lavoro con gli Istituti Penitenziari, devono rappresentare
ed hanno rappresentato, in conclusione, il vero asse portante di tutta
l'attività del Settore con le sue articolazioni teoretiche ed applicative
ma anche con la sua problematicità. Ma ancora, questo Istituto dovrà
porsi come referente politico e tecnico per ogni iniziativa e per ogni
progetto operativo che venga pensato e prenda corpo all'interno di ogni
dipartimento, ne coglierà lo spirito e ne valuterà la fattibilità
in termini di validità ma anche di costo-beneficio. Il continuo
raccordo con gli organismi sociali, allora, l'apertura verso ogni metodica
innovativa che sul piano dell'intervento farmacologico, psicologico, pedagogico,
sociale, e riabilitativo, sia sempre sostenuto da un pensiero "FORTE"
ed una comprovata teoresi unitamente alla più recente VISIONE MANAGERIALE
della propria attività che comincia ormai a farsi strada nella maggior
parte degli operatori, ha ormai proiettato la Psichiatria, e di conseguenza
il Settore, in un contesto di presenza attiva nel territorio, nel tessuto
politico, nel quotidiano, con un peso specifico e con una dignità
ben diversa da prima contro ogni "GHETTIZZAZIONE" di recente
memoria offensiva e discriminante del malato mentale e, contro ogni conseguente
"PERIFERIZZAZIONE" degli operatori psichiatrici stessi fino a
ieri mai protagonisti di certe scelte nelle scene istituzionali. Certo,
in tempi moderni, terminologie come, AZIENDA, MANAGEMENT, PAGAMENTI, PRESTAZIONI,
BUDGET, CONTROLLO DI GESTIONE, o altrettanti neologismi in Sanità
sono il segno di cambiamento di logiche, strategie e politiche in tema
di Salute Pubblica. E questi concetti e saperi estranei alle culture delle
professioni sanitarie si pongono certamente come banco di prova del cambiamento
avviato dal riordino di tutto il Servizio Sanitario Nazionale. E se la
Medicina, in genere, e per quel che ci riguarda, la Psichiatria, deve necessariamente
aprirsi alla cultura aziendale, questa a sua volta, non può essere
trasferita alla Sanità senza includere quei valori etici e relazionali
che devono fare parte tradizionalmente delle attività di cura e,
allora, in questo senso, e nello spirito della nostra particolare scelta
professionale, compito di un Settore di Salute Mentale dovrà essere
certamente quello di porsi come garante di ogni spinta innovativa verso
una logica di intervento organizzativo, la più efficiente e la più
aderente ai tempi, ma dovrà soprattutto provvedere, vigilare, affinché
ogni operatore non perda mai la sua originale natura di "CURATORE
DELLA MENTE E DELL'ANIMA" quella che gli consentirà sempre,
per questo, di coniugare ed integrare la "CULTURA DEL FARE" con
la "CULTURA DEL PENSARE" ma , forse, soprattutto più opportunamente
con la "CULTURA DEL SENTIRE". In estrema sintesi: Tutte le realizzazioni
effettuate e quelle programmate, hanno avuto luogo solo perché il
filo conduttore delle iniziative è stato il Settore. Inteso quest'ultimo
come identità culturale e funzionale di professionalità,
attività, organizzazione, gestione e valutazione. La migliore garanzia
della gestione unitaria di un'area di vaste proporzioni come quella della
salute mentale può essere raggiunta solo attraverso una politica
di settore. In questo, nella nostra esperienza, formazioni diverse, strategie
differenziate, complessità e molteplicità, hanno convissuto
e collaborato non solo senza aumentare la conflittualità interna,
ma anzi migliorando l'equilibrio interno e la circolazione delle informazioni
, delle esperienze e delle idee. Certamente, la presenza di un dettato
normativo regionale ( legge 30 del 93 ) ha favorito anche legislativamente
l'attuazione di un settore, inteso come articolazione primaria dell'intera
azienda U.S.L., con le sue funzioni, competenze, identità. Ma non
è solo l'imposizione normativa la ragione di essere del settore;
esso è un modello che trova fondamento nella sua stessa Funzionalità.
Un modello dunque da esportare non solo dove esistano le stesse problematiche
legate al disagio psichico e sociale, alla cultura dell'ascolto, alla relazione
di aiuto ma anche li dove la trasformazione data dai processi di aziendalizzazione
o comunque di governo della sanità rischia, come già registrato
in Italia, di creare, per la visione riduttiva del distretto, aree di sovrapposizione
organizzativa dei servizi e degli interventi. Un settore dunque che si
è dimostrato capace di organizzare i Distretti secondo una cultura
territoriale più ampia, rispondendo di fatto sia ai processi di
aziendalizzazione sia tenendo conto dei reali bisogni dell'utenza . Questa
impostazione culturale può consentire di armonizzare ed integrare
le varie esigenze ed organizzazioni presenti nei distretti evitando sovrapposizioni,
incongruenze di servizi ed attività , ma soprattutto evitando che
visioni parziali possano soffocare nella marginalità interventi
complessi, indispensabili e di difficile valutazione immediata e prospettica
come quelli della Salute Mentale .
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