POTENZIALITA' E DIFFICOLTA' DEGLI INTERVENTI
INTEGRATI NEI DIPARTIMENTI DI SALUTE MENTALE DELLA A.U.S.L. 6 - Palermo
DALL'INDIVIDUO AL CONTESTO
Nella discussione condotta su casi clinici, riportati nei vari
incontri del gruppo e' emersa l'attuale difficolt a scegliere
fra il muoversi su percorsi che si rifanno a modelli pi
tradizionali e rassicuranti (psicoanalitico o sistemico
relazionale o psicofarmacologico) e il tentare nuove strade
mutuando e ricomponendo gli aspetti pi integrabili dei vari
modelli di riferimento in nuovi schemi a supporto
dell'operativit pratica.
C'Ë chi ad esempio e' convinto che in un gruppo di
lavoro si debba perseguire l'adozione di un orientamento
univoco, cui tutti siano tenuti ad adeguarsi in funzione
della coesione e della coerenza operativa. Una sorta di
"integrazione per adattamento".
Si ritiene, al contrario, che ci releghi i componenti del
gruppo di lavoro nell'alternativa secca tra conformismo o
autoemarginazione, mentre Ë da salvaguardare la possibilit che
ciascuno possa integrarsi pienamente in un lavoro di Èquipe pur
mantenendo i propri sistemi di riferimento (la propria
definizione) professionali e personali.
I modelli di riferimento tradizionalmente "forti",
in particolare quando sono veicolati da figure professionali a
forte peso istituzionale, possono assumere un rilievo
predominante nello stile operativo del gruppo di lavoro o del
Servizio e portare ad una marginalizzazione di altri apporti di
orientamento non omogeneo, e ad un impoverimento di un reale
confronto dialettico tra posizioni differenziate.
E' stato sottolineato come sia importante al contrario
rafforzare un approccio basato sull' ottica della
multiprofessionalit nella quale siano comprese diverse
chiavi di lettura della realt, valorizzando anche apporti di
matrice pedagogica, sociale, antropologica, etnopsichiatrica
ecc., cosi come Ë avvenuto in modo fecondo nella fase del
rinnovamento psichiatrico, e contrastando i tentativi di
involuzione di quest'ultimo periodo.
Il lavoro di confronto e mediazione dell'Èquipe dovrebbe
essere infatti indirizzato non tanto a dimostrare "quale sia
il modello migliore", cui forzatamente adeguarsi, quanto a
costruire un percorso di cambiamento che sia "sentito"
come risultante dell'elaborazione del gruppo di lavoro nel suo
insieme.
Di conseguenza proprio la capacit di garantire la
coesistenza di differenti griglie di lettura e di valutazione, in
una interazione costruttiva, va considerata una risorsa
importante del gruppo di lavoro e quasi un indicatore della
qualit di funzionamento dell'Èquipe.
Forse Ë da questo universo sperimentale e caotico e da un
paziente lavoro di riconnessione, senza pregiudizi e a tutto
campo, che dovr ripartire e procedere il tentativo di ritrovare
pian piano ordine, coerenza e sistematizzazione teorico-pratica.
Del resto si Ë constatato come la descrizione della pratica
quotidiana risultasse pi concreta ed efficace e precorresse i
tempi di una riflessione metodologica ancora attestata sulle
griglie dei modelli codificati.
Appunto per questo Ë indispensabile che il Servizio assuma e
garantisca la funzione di costruzione di una nuova metodologia di
lavoro in cui sia possibile favorire un clima di confronto per
sedimentare, elaborare e riunificare idee, sensazioni ed
esperienze.
I resoconti dei casi dimostrano inoltre come il percorso
iniziale del rapporto tra utenza e Servizio sia spesso molto
tortuoso e come a volte proprio il lavoro di "motivazione al
trattamento" e di superamento delle "opposizioni alla
cura" che si stratificano a diversi livelli, costituisca
gi una parte impegnativa e prolungata dell'attivit del
Servizio. A volte la richiesta di aiuto non proviene direttamente
dall'utente, possono essere presenti problemi di allarme sociale
o meccanismi di espulsione del soggetto disturbato e il Servizio
deve confrontarsi con esigenze contrapposte di terapia e
controllo.
In questi casi sembra opportuno identificare le figure di
riferimento nelle situazioni problema con le quali sar
inevitabile un lavoro di collegamento e di mediazione, una sorta
di contrattazione allargata.
E' stata inoltre riconosciuta l'importanza di giungere ad un
accordo iniziale (contratto) su alcuni obiettivi
compatibili con la situazione del paziente in quel momento, con
un livello minimo di adesione da parte del paziente ma anche dei
soggetti che si valuta siano significativamente in gioco in
quella situazione.
Dalla parte del Servizio, come gi detto, il referente
non e' un operatore singolo ma una Èquipe curante che dovrebbe
funzionare da momento di riunificazione dei diversi aspetti e
caratterizzarsi proprio per la capacit di porsi come soggetto
collettivo di un lavoro programmato e finalizzato.
Formulare un progetto significa interrogarsi innanzitutto
sull'essere chiamati a fornire "un aiuto per che
cosa?", quali obbiettivi ci si pone, quale ipotesi evolutiva
della situazione ci si sente di fare.
Non si tende ad offrire all'utente delle risposte
pre-codificate, ritagliate rigidamente sulle competenze di
singoli operatori e su modelli di trattamento standardizzati,
quanto ci che risulta pi aderente volta per volta ai bisogni
e alla peculiarit del caso.
In tal senso l'Èquipe pu connotarsi come gruppo
operativo capace di porsi in un'ottica processuale:
strutturare l'accoglienza, individuare le modalit della
presa in carico, elaborare un progetto di intervento che va
discusso e aggiornato. Quando ci Ë possibile si creano
le condizioni per rapportarsi al disagio psichico nella sua
interezza e per utilizzare l'incontro terapeutico come
occasione di esperienza significativa non solo per la persona in
difficolt ma anche per chi Ë pi direttamente coinvolto.
Dalla pratica di lavoro si evidenzia che il gruppo
svolge una funzione non solo diretta al singolo ma anche di
orientamento e mediazione attiva tra una pluralit di soggetti
significativi del contesto familiare e sociale: famiglie, servizi
sociali, sindaci, parroci, organi giudiziari, reti sociali della
solidariet, ecc. Ci richiede una metodologia di collegamento
e di contrattazione, in una sinergia di interventi, ruoli ed
ambiti, che costituisce l'aspetto pi costruttivo
dell'agire psichiatrico nel territorio.
In questo modo i vari spazi dell'assistenza tendono a
trasformarsi da luoghi di erogazione di farmaci e parole, in laboratori
di salute mentale, non solo per l'utenza, ma per
l'intera comunit. Occorre inventare luoghi dove si possano
produrre contesti, avviare contatti, costruire relazioni che
possano evolvere in strumenti per la prevenzione e per nuovi
progetti di vita.
Da ci consegue che Ë possibile - col contributo di
operatori, utenti, famiglie, istituzioni, organismi del privato
sociale - valorizzare l'intenzione e la tensione verso la
costruzione di rapporti sinergici anche tra l'assistenza
e la produzione, perchÈ anche le attivit a
finalit produttiva (ci riferiamo ai laboratori artigianali,
alle imprese sociali, alle cooperative), possono diventare spazi
formalizzati e riconosciuti di cura e promozione di salute
mentale.
Ci comporta, per, una capacit organizzativa per cui
l'Azienda, articolata in unit, dipartimenti, distretti,
diventi un sistema autoorganizzato rivolto all'utenza che
non si limita a prendere atto dei bisogni di salute, ma - secondo
un'ottica costruttivista, attraverso diverse modalit
organizzative funzionali di lavoro, che accrescono la
complessit dell'Azienda stessa - agisce in modo da
accrescere il numero totale delle possibilit di scelta.
Ottobre 1997
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