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SEDUTA DEL 28 APRILE 1978
ORSINI BRUNO, Relatore: Onorevole Pannella, gradirei l'indicazione di proposizioni alternative.
PANNELLA. Sono stato impedito dai? la maggioranza di far questo. Tutto il nostro gruppo è impedito dal far questo, nel momento in cui contemporaneamente ci si impone di approvare in sede legislativa progetti di legge che voi avete trascinato per anni nel Parlamento e che ora pretendete il Parlamento voti tutti entro dieci giorni.
Ma proseguo la lettura dell'articolo:
« Nei casi in cui il trattamento Sanitario debba protrarsi oltre il settimo giorno
il responsabile sanitario della struttura di ricovero è tenuto a formulare, in tempo utile... » (il relatore ci spieghi, se lo può, cosa significa: utile a chi? a quale tempo? a quale fase del processo?) « ...una proposta motivata al sindaco del luogo di residenza, il quale ne dà comumcazi~ ne al giudice tutelare del luogo di residenza dell'infermo con le modalità e per gli adempimenti di cui al prilnO e secondo comma, indicando l'ulteriore durata presumibile del trattamento stesso ». Quanto tempo ha il giudice tutelare? Il giudice tutelare non ha tempo, se non quello della crisi della giustizia. Il giudice tutelare a Lodi ha certi tempi, a Roma o a Napoli ne ha altri. 48 più 48, più il tempo utile... ma non vi viene il dubbio che questa storia duri un po' troppo a lungo proprio nella sua fase preliminare e garanfista? Percorrete da soli l'itinerario ulteriore di questo processo. Io, liberato dalla vostra legge, vi accompagno fino qui.
Si dice che l'infermo, anche appena ricoverato, può vedere chiunque e comunicare con chi vuole, ma entro
i limiti della disciplina dell'ospedale, con tutto quello che ciò comporta. E voi lo Sapete, come sapete che non vi sono negli ospedali le sezioni per questi malati: le sezioni partorienti negli ospedali sono ormai i corridoi e i cessi e il ministro della sanità non ci ha affatto tranquillizzato sul problema del sovraffollamento degli ospedali romani, Su quanto accade ancora nella regione Lazio che, malgrado la maggioranza di sinistra, non è riuscita (non per cattiva volontà) a conseguire certi risultati. Esiste il problema della capienza e del sovraffollamento degli ospedali, esiste il problema dell'attesa per i ricoveri anche per malattie gravi. I soldi li avete dati o li darete ai consultori, che costituiranno un altro di quegli enti inutili e parassitari.
Ma a questo punto gli ospedali avranno bisogno delle sezi<> ni aborto e delle sezioni per infermi affetti da malattie mentali, e voi di questo non vi fate carico. Si vuole approvare una legge 'contro la vacanza legislativa che il referendum può porre, ma un provved~ento come questo lo potete appr~ vare solo se vi sono deterìnma'tè strutture, e non nella situazione presente. Dovreste demolire domani gli ospedali psichiatrici, i lager, e non lo potete fare.
Dcvete trovare una serie... di che? Di situazioni ancora una volta non legali, di situazioni che. di fatto legalizzerete attraverso questa o altre norme di eccezione e dalle quali si potrebbe sperare di uscire fuori solo adottando un nuovo sistema. Per gli infermi attualmente ricoverati l'articolo 8 prevede che entro novanta giorni il primario responsabile della divisione debba comunicare al sindaco i nominativi dei degenti che richiedono il ricovero e per l'omissione di questa comunicazione si configura il reato di omissione di atti di ufficio. Collega Orsini, dopo che cosa succede? Vi è forse un termine al di là del quale non si può continuare a tenere sequestrata una persona?
Concludo dicendo che il gruppo radicale è venuto in questa sede semplice. mente per dare una testimonianza di rammarico, perché il clima generale che si è creato attorno ai nostri lavori farebbe sorgere il sospetto che vogliamo instaurare un rapporto sadomasochista. Pertanto, vi auguro di concludere l'esame del disegno di legge entro poco tempo.
FRASCA. Nell'esprimere brevemente il parere del gruppo socialista, desidero dire innanzi tutto che se l'esame del disegno di legge non fosse avvenuto sotto l'urgenza dello svolgimento del referendum e nell'eccezionalità della situazione
politica in cui si trova il nostro paese, molto probabilmente si sarebbe potuta svòlgere una discussione più approfondita e il nostro voto favorevole non sarebbe stato garantito così semplicemente.
Con ciò non intendo creare un distinguo nell'ambito della maggioranza, ma evidenziare il nostro punto di vista che tiene conto di un'impostazione culturale che su questo problema stiamo portando avanti da venti anni e dei rilievi mossi a questo disegno di legge dalle anuflinistrazioni provinciali e regionali, dagli operatori sanitari e dalle loro 'associazioni.
Bisogna precisare che per questo disegno di legge è stata adottata una metodica che alcune fone politiche intendevano portare avanti sin dalla precedente legislatura, nel momento in cui si era affermata l'esigenza di procedere alla riforma sanitaria per tappe o per stralci. Questo tentativo, che è stato respinto e che anzi è rientrato, oggi ritorna perché, come ho già detto, vi è l'urgenza del referendum e l'eccezionalità della situazione politica.
Ad ogni modo, deve essere chiaro al Governo, alle fone politiche che formano la maggioranza parlamentare e anche alle altre che, per la parte che ci riguarda, l'approvazione di questo disegno di legge non deve significare rinvio o aggiornamento della riforma sanitaria.
PANNELLA. E allora perché votate contro la riforma sanitaria?
FRASCA. Non abbiamo votato contro la riforma sanitaria; abbiamo fatto semplicemente proposte di rinvio o di anticipazione dell'esame di determinati argomenti tenendo sempre conto di un quadro d'insieme. Per questo siamo socialisti e non radicali: ognuno faccia il proprio mestiere.
Il disegno di legge contiene due proposte innovative che desidero sottolineare al di là di un certo trionfalismo espresso con frettolosità nel momento in cui il Consiglio dei ministri ha deliberato sul disegno di legge.
Gli elementi positivi sono l'abolizione dei manicomi e l'impostazione del trattamento psichiatrico in modo da rendere la partecipazione dell'infermo al trattamento la più rapida possibile, avendo riguardo anche a tutta la impostazione culturale che abbiamo maturato sul problema della sanità nel nostro paese e che pone la prevenzione al centro del nuovo sistema sanitario. E sappiamo che soltanto con la prevenzione vi può essere una partecipazione dell'utente alla gestione del problema della salute.
Il disegno di legge al nostro esame poteva rappresentare un'occasione per modificare integralmente la legge manicomiale del 1904, invece segue le orme della nota sentenza in materia della Corte costituzionale, e quindi si lànita a stabilire soltanto alcune innovazioni, e da questo punto di vista mi si consenta di dire che potrebbe essere considerato non solo una riformastralcio ma anche una piccola riforma all'italiana.
Nel momento in cui si ammette il passaggio dell'assistenza psichiatrica dalle amministrazioni provinciali alle regioni, si mantiene in vita la gestione degli ospedali psichiatrici, almeno di quelli esistenti, da parte delle amministrazioni provinciali, e pertanto si viene a creare una confusione di ruoli che non agevola il cammino della riforma. L'onorevole Triva sta facendo cenni di dissenso, ma la interpretazione che noi diamo dell'articolo 7 mi sembra conforme a quanto sto dicendo. Pertanto, questo non è un rilievo secondario ma di fondo.
Desidero inoltre aggiungere che, una volta che si era accettato il principio dello stralcio, si poteva fare uno sforzo per recuperare alcuni articoli portanti del pr<> getto di riforma quali il 15, il 30 ed il
54.
Ciò non è stato fatto, anzi debbo dire che rispetto a questi articoli si fa un passo a ritroso nell'articolato del disegno di legge. In modo particolare intendo riferirmi all'articolo I che è totalmente in contrasto con l'articolo 15 che ho citato. A questo riguardo sollecitiamo delle modifiche in modo da armonizzare l'artico
lo 1 con l'articolo 15 del progetto di riforma sanitaria.
ORSINI BRUNO, Relatore. Si riferisce al testo approvato dalla Commissione?
FRASCA. Sì. In merito agli accertamenti ed ai trattamenti sanitari obbligatori, mi sembra che la competenza sia assegnata ad un qualsiasi medico, mentre nell'articolo 15 del progetto di riforma si parla di un medico dell'unità sanitaria locale, e pertanto bisogna apportare una modifica che vada in tal senso.
Non mi sembra opportuno mettere sullo stesso piano le strutture pubbliche e quelle private. Anche da questo punto di vista bisogna creare un'armonizzazione con il progetto di riforma sanitaria.
Desidero precisare un ultimo dato molto importante su cui richiamo l'attenzione dei colleghi. Si tratta di questo: ci sembra che si vogliano sostituire i manicomi con appositi servizi psichiatrici da istituire all'interno degli ospedali generali. Secondo noi ciò non ha ragione di essere, perché in questo modo si verrebbe a ripetere un'esperienza dà cui si tende ad uscire.
Bisogna rilevare inoltre che rimane insoluto il problema del personale su cui insistono le varie organizzazioni dei medici psichiatrici, perché era venuto il momento di armonizzaré e di creare uniformità di trattamento tra il personale medico che cura l'ammalato di mente e quello che cura gli altri ammalati. Non intendo citare tutte le dichiarazioni di buona volontà che sono state fatte sia da parte dei gruppi politici sia da parte del Governo nel momento in cui sono state approvate delle leggi che non solo non hanno modificato, ma hanno aggravato le differenze di trattamento tra una categoria e l'altra di personale.
Infine, devono essere fissate delle date, che attualmente mancano nel disegno di legge.
Ad esempio, al secondo comma dell'articolo 7 si dice che « sino alla data di entrata in vigore della riforma sanitaria le province continuano ad esercitare le funzioni amministrative relative alla gestione degli attuali presidi e servizi psichiatrici e di igiene mentale ». Il signor ministro la pensa come la Sibilla cumana del nostro Parlamento - l'onorevole Ugo La Malfa - che afferma la necessità di Care slittare di un anno la riforma sanitaria, oppure la pensa in modo diverso?
Credo che la buona volontà da parte sua e del Governo possa essere dimostrata proprio specificando meglio questa disposizione.
Questa data, di cui al secondo comma dell'articolo 7, dovrebbe essere uniformata - con l'altra contenuta all'ultimo comma dello stesso articolo, dove è previsto che, "a partire dal 10 gennaio 1979, in sede di rinnovo contrattuale si provvederà al graduale adeguamento del trattamento economico", eccetera. Mi pare che queste due date potrebbero collimare, così mi pare che i due commi potrebbero essere armonizzati.
C' e' poi un'altra questione, sulla quale vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi e del ministro. Si ha l'impressione che gli estensori di questo disegno di legge abbiano pensato agli ospedali psi chiatrici come espressione di una singola provincia, senza prendere in considerazione gli ospedali psichiatrici consortili.
Mi interessa citare l'ospedale consortile di Nocera Inferiore, costituito da quattro organizzazioni provinciali, tra le quali una della mia provincia di provenienza. Il personale ospedaliero proviene da più province, in quanto ciascuna provincia cerca di essere garantita con una quota di personale presso l'ospedale consortile. Questo personale graverà su una sola provincia, o farà capo a quella di provenienza?
E' un nodo che dovrebbe essere sciolto.
Ritengo che con una dichiarazione del ministro dovrebbe essere garantito il diritto di opzione del personale.
Inoltre, vorrei che il ministro ci dicesse qualcosa in più sul problema della riqualifica del personale, soprattutto di quello infermieristico. Chi ha fatto un minimo di esperienza di ospedali psichiatrici, sa che gli infermieri in questo campo non hanno titoli specifici, ma sono autentici carcerieri o manovalanza della più varia origine.
Che cosa aspettiamo per procedere alla loro riqualificazione professionale? Aspettiamo che si dia inizio alla riforma, o vogliamo interessarci alla questione fin d'ora, in modo che il loro passaggio dagli ospedali psichiatrici a quelli generali non determini traumi per loro e per l'organizzazione degli ospedali? Mi pare che di questo problema il disegno di legge dovrebbe farsi carico.
Per quanto riguarda la Soluzione di questi aspetti del provvedimento, noi ci sforzeremo di dare il nostro contributo sia in contatti formali sia in contatti informali, convinti come siamo che, nonostante i limiti cui ho fatto cenno, tuttavia questa legge rappresenti un passo avanti per la realizzazione del nuovo ordinamento sanitario del nostro paese, che tanto sta a cuore al gruppo socialista.
MILANO DE PAOLI VANDA. Non intendiamo in questa sede riprendere tutti
i temi che, relativamente all'annosa e drammatica questione psichiatrica, sono stati, a nostro giudizio, già approfonditi sia in Commissione, durante la stesura del testo unificato della rifòrma sanitaria, sia durante la discussione sulle linee generali che si è svolta in aula attorno al testo stesso.
Vorremmo in questa sede soltanto riaffermare che, a giudizio del nostro gruppo, gli articoli 30 e 54 del testo di riforma sanitaria all'esame dell'Aula sono momenti qualificanti della riforma stessa, e ciò per vari motivi: essi superano il giudizio di disvalore che la cultura Positivistica e la logica del sistema avevano legato ai malati di mente; riaffermano l'unitarietà del concetto di salute, intésò come benessere complessivo psicc-fisico della persona e, conseguentemente, la completezza e l'unitarietà dell'intervento in ordine alla tutela della salute, in Osservanza dei principi costituzionali e, iii particolare, dell'articolo 32 della Costituzione; si pongono come punto di riferimento concreto per operare alla luce di una maturazione culturale e politica acquisita, che in se stessa contiene gli elementi di superamento della legge manicoìniale del 1904, e si pongono come p~nto di riferimento per la generalizzazione delte esperienze avanzate che in Italia, più che in altri paesi, si sono realizzate.
Da ultimo, ma non in ordine di importanza, tali articoli, nel complesso della riforma e in linea con i principi che la ispirano, restituiscono dignità alla persona che soffre il disagio psichico e alla società, che recupera dignità nella misura in cui è in grado di gestire questa sofferenza nei termini del rispetto del sing~lo e della collettività e nella prospettiva di un modello di vita nuovo e migliore.
Non vi è dubbio che la Soluzione complessiva dei problemi psichiatrici e di tutta la tematica degli interventi sanitari che limitano la libertà personale acquista un giusto spazio solo in un disegno complesso e complessivo di riforma sanitaria, che affronti in unità e completezza i problemi dei livelli istituzionali, dell'organizzazione delle strutture, del coordinamento dei servizi, e così via.
Per quanto riguarda la problematica psichiatrica, essa trova la sua soluzione all'interno non solo della riforma sanitaria, ma anche di una serie di riforme che migliorino le condizioni dell'individuo in generale e che, quindi, servano a risolvere tutta una serie di conflittualità.
Tuttavia, la crisi di Governo, le vicende politiche note hanno di fatto prorogato i tempi di approvazione della riforma sanitaria, che pure rimane uno dei punti programmatici di fondo della nuova maggioranza.
Nel contempo, la legge n. 36 del 1904 è oggetto del referendum e ciò pone "ari problemi. Io credo che tutti giudichiamo l'istituto del referendum come un istituto democratico, e mi pare che nessuno voglia ignorare l'importanza delle 700 mila firme raccolte.
Ma credo che sia anche compito delle forze politiche porsi i problemi che il referendum fa nascere. Credo che tutti siàmo profondamente convinti che la legge manicomiale debba essere superata - su questo credo che esista una convinzione diffusa -; ma siamo altrettanto convinti che lo strumento del referendum non sia di per sé nè sufficiente nè idoneo a superarla di fatto. Infatti nell'ipotesi anche che il referendum abbia esito positivo per l'abrogazione della legge, esso sembra sì depenalizzare la malattia mentale, ma lascia anche scoperta a livello di norme e di punti di riferimento un'ampia fascia della sofferenza.
Tutto ciò, mentre da un lato crea separazione dagli altri tipi di sofferenza, con il rischio della criminalizzazione del disagio psichico, dall'altro lato fa emergere il pericolo di controspinte reazionarie nel tessuto culturale e sociale, senza peraltro superare in effetti la dolorosa realtà manicomiale.
Da questa valutazione nasce la volontà concorde dei partiti della maggioranza di giungere ad una defirione del problema, anche se parziale e transitoria, al di fuori del referendum. Un testo di legge che, al di fuori del progetto di riforma sanitaria, affronti parzialmente questo problema, deve assolvere pertanto a due finalita: essere comunque transitorio, ma transitorio nel senso che ci sia la volontà politica di farlo rimanere tale; deve inoltre non far slittare la riforma, allo stesso tempo recuperando i valori che negli articoli 30 e 54 erano contenuti.
Non credo che sarebbe stato possibile stralciare i due articoli SEc et simpliciter, poiché essi fanno riferimento a tutto l'impianto della riforma che in questo momento non è in discussione. Mi rendo quindi conto che questo disegno di legge da un lato non può che essere più complesso dei suddetti articoli, e da un altro è rispetto ad essi limitativo, in quanto calato in un contesto diverso da quello della riforma.
Tuttavia penso che esso in gran parte si ricolleghi agli articoli 30 e 54.
Osservazioni, emendamenti ed approfondimenti varranno in questa sede a puntualizzare il disegno di legge, ad accentuarne gli aspetti positivi ed a chiarire eventuali ambiguità. Ma vogliamo sin d'ora osservare che questo provvedimento, opportunamente verificato e migliorato, pur nella sua transitorietà, ha la finalità di aprire la strada ad un superamento reale della situazione manicomiale.
Al di là della formulazione dei singoli articoli questo disegno di legge nel suo complesso riafferma il principio costituzionale del diritto alla salute di ogni cittadino, e del diritto dello stesso ad ogni garanzia di tutela della propria dignità e libertà.
Consideriamo positiva l'introduzione del trattamento sanitario obbligatorio nei confronti del disagio psichico, soprattutto perché essat avviene attraverso un'iniziativa di carattere sanitario e non attraverso un'iniziativa di pubblica sicurezza.
Inizia in questo modo un processo di superamento del manicomio, processo che sicuramente sarà lungo e non privo di dolore e di problemi, e che, per essere valido - torno a ripetere - non si realizzerà esclusivamente nella riforma sanitaria, ma in una più generale volontà di condurre avanti una linea politica complessiva tendente alla conquista di una dimensione di vita più civile.
A parte questo, è ovvio che il processo di superamento del manicomio comincia a realizzarsi nel momento stesso in cui ne chiudiamo l'accesso come ricovero. Certo, resta il problema di non spostare semplicemente i termini della questione; credo che la volontà di tutti sia diretta in questo senso, però il pericolo sussiste egualmente, il pericolo di non considerare questo come un elemento transitorio ed eccezionale del momento terapeutico del disagio psichico.
Altri problemi che questa legge stralcio ci propone Sono qùelli del ruolo - in coerenza con le leggi dello Stato - degli enti locali e delle regioni, nonché quello del diritto del cittadino alla propria libertà personale anche quando è ammalato.
Infine, l'ultimo problema da non sottovalutare è quello dell'applicabilità di questa legge-stralcio, perché non è sufficiente clic noi ci si pieghi ad una politica di tipo tradizionale al fine di risolvere alcuni problemi urgenti, se poi il provvedimento che emaniamo non viene applicato in maniera corretta e corrispondente ad cina visione più giusta, ntiova e civile dell'intera materia.
CIRINO POMICINO. Non mi soffermerò in generale sulla posizione della Demccrazia Cristiàna perché lo ha già ampiamente fatto il relatore, e poi il dibattito ci ha portato ad alcune considerazioni di carattere politico che testimoniano la ncstra volontà di giungere il più rapidamente possibile al varo del provvedimento in esame.
Si è detto che bisognerebbe ringraziare i 700 mila italiani firmatari per il referendum. Noi aderiamo alla volontà di larga parte della opinione pubblica che ritiene necessario il superamento della legge manicomiale, ma se oggi si dice che forse questa legge avrebbe dovuto trovare nel contesto della riforma sanitaria la sua più giusta collocazione, è chiaro che la responsabilità di ciò spetta a chi ha voluto gestire in maniera politicamente distorta la volontà comune del superamento della struttura manicomiale e della legislazione speciale.
Infatti, se oggi non ci trovassimo di fronte ad un'iniziativa abrogativa, forse ci occuperemmo diversamente della legge per collocarla nel più generale contesto della riforma sanitaria. Quindi oggi la maggioranza parlamentare assume la responsabilità di una legge stralcio a fronte del rischio di un referendum abrogativo che certamente non rappresenta una soluzione ma richiama e sottolinea la grave responsabilità di chi non ha ritenuto doversi misurare con i reali problemi dell'assistenza psichiatrica limitandosi ad una richiesta abrogativa che ha impedito di fatto di discutere di questi problemi nel contesto della riforma sanitaria.
Il lungo tempo trascorso dalla legislazione speciale del 1904 ad oggi ha determinato una progressiva medicalizzazione del problema psichiatrico, rispetto all'antico carattere giudiziario poliziesco ed emarginante che vi era nella legge del 1904. il rischio però altrettanto grave èquello di voler socializzare totalmente tutti i meccanismi psico patogeni all'interno del settore psichiatrico, non cogliendo le interazioni di fattori medici e sociali che condizionano l'insorgere e l'evolversi della malattia psichica.
Il dato positivo del disegno di legge al nostro esame è rappresentato dal tentativo di cogliere in maniera nuova quanto esiste nella problematica più strettamente sociale capace di condizionare l'insorgenza e l'evolversi defla malattia psichiatrica, senza per altro respingere il problema di natura medica spesso all'origine dell'insorgenza della patologia psichiatrica.
Vorrei ricordare che già durante la presentazione alla Camera del programma del primo Governo Andreotti si era manifestata la disponibilità del Governo, dei partiti che lo ostenevano e dei partiti dell'astensione al superamento della legge manicomiale, indicando nella riforma sanitaria la giusta coflocazione di una nuova normativa in proposito.
Occorre ricordare però che se ciò non è avvenuto, nonostante l'inizio dell'esame della legge di riforma avviata dall'aula con l'approvazione dei primi 10 articoli, il motivo è da ricercare nell'apertura deL la crisi di Governo prima e nelle scadenze referendarie dopo.
Gli oratori finora intervenuti nella discussione hanno messo in risalto la parzialità del provvedimento al nostro esame, il cui completamento potrà avvenire solo in sede di riforma sanitaria e hanno messo in risalto la mancanza di un necessario dettagliamento di alcune condizioni. A tale proposito vorrei sottolineare come un settore delicato come questo, in cui si assiste ad una continua evcluzione culturale e professionale, non richieda una legge rigida e dettagliata, legge che in tal modo impedirebbe il recepimento delle continue evoluzioni che in questo campo possono avvenire determinando una scelta autoritaria che non con-sentirebbe alle forze politiche a livello istituzionale (Regioni e comuni) di gestire quanto dì nuovo può verificarsi nei prossimi anni. Ci troviamo in un campo difficilmente inquadrabile, come può essere invece quello delle malattie infettive che consente e richiede appunto una legislazione abbastanza rigida e dettagliata.
Ecco perché non è stata né la fretta, nè una dimenticanz~ il non voler dettagliare qtiesto provvedimento per quanto
riguarda gli aspetti di natura organizzativa e strutturale, ma è stata una scelta politica appropriata, perché siamo convinti che le realtà locali, proprio per quel giusto richiamo fatto da alcuni sul-l'importanza dei fattori sociali capaci d condizionare l'insorgenza e l'evolversi delle malattie mentali, potranno determinare un modello più appropriato e continuamente adattabile di intervento.
Ma il provvedimento al nostro esame coglie anche il giusto equilibrio tra le esigenze di natura medica e la necessità di rimuovere gli ostacoli di natura sociale che condizionano l'insorgenza e l'evolversi della malattia psichica, quarido ipotizza un tipo di ininativa terapeutica che non è rappresentata esclusivamente dal ricovero ospedaliero, ma al contrario, individua nei servizi extra ospedalieri la struttura portante dell'iniziativa terapeutica nel campo psichiatrico.
Uno dei concetti più nuovi del disegno di legge è rappresentato dal discorso della continuità terapeutica. Viene per la prima volta riconosciuto che uno dei mali di tutta la struttura sanitaria del paese è quello della separazione del momento curativo da quello riabilitativo, nei vari settori della medicina e si individua, come supporto essenziale della nuova legislazione, la continuità terapeutica che caratterizza oggi il disegno di legge al nostro esame per il settore psichiatrico, ma che dovrà caratterizzare sempre di più l'interazione dei vari momenti anche negli altri settori di intervento del servizio sanitario nazionale.
Aver voluto indicare in questo provvedimento una struttura capace di realizzare questa continuità terapeutica, con l'utilizzazione del personale sia nelle strutture ospedaliere che extra ospedaliere, rappresenta un elemento di novità e la risposta più logica e moderna all'esigenza, sottolineata da più parti, della rimozione delle cause non sempre di natura medica che determinano l'insorgenza della malattia psichica.
Si è voluto inoltre indicare il dipartimento come l'unico tipo di struttura che, proprio per la diversa origine dell'insorgenza delle malattie psichiche, richiede sul piano terapeutico il recupero di competenze diverse ma complementari rispetto all'obiettivo della salute mentale e che non sono solo di natura medica. Cioè l'aver indicato nella struttura dipartimentale la struttura cardine in cui si realizza la continuità terapeutica e la complementarità delle competenze, rappresenta il taglio nuovo rispondente alle esigenze che le forze culturali e sociali e politiche hanno portat4 avanti in questi anni in dibattiti ed iniziative.
Condivido le affermazioni fatte dall'onorevole Milano in ordine alla transitorietà della legge, ma con una specificazione: la volontà delle forze politiche, che si apprestano ad approvare il disegno di legge, di affrontare rapidamente e concludere la riforma sanitaria sarà il modo di sottolineare politicamente ed in maniera incisiva la transitorietà del provvedimento al n~ stro esame che dovrà trovare il suo completamento nella riforma sanitaria. Però, starei attento ad enfatizzare l'elemento della transitorietà rispetto al momento dell'approvazione della riforma sanitaria, perché non vorrei che sul piano della gestioné periferica e degli altri livelli istituzionali questa transitorietà venisse intesa come momento paralizzante e di « attendismo » rispetto alla riforma sanitaria. Le forze politiche e parlamentari debbono farsi carico anche della capacità attuativa di. questa legge sin dalla sua approvazione.
Mi permetto di sottolineare alle forze politiche ed al Governo (vedremo meglio questo aspetto quando passeremo all'esame dei singoli articoli) che, per la realizzazione di alcune strutture neglI ospedali generali, bisognerà intravedere i mezzi finanziari anche modesti (qui il ministro della sanità opererà di concerto con i ministri linanziari) che dovranno essere devoltiti alla regione, pur considerando le scadenze ben precise stabilite nel disegno di legge. Non vorrei, infatti, che si combinassero l'elemento della transitorietà che qui è stato richiamato con la mancanza dell'individuazione dei mezzi finanziari per realizzare le nuove strutture negli ospedali generali.
Non mi riferisco alla gestione dei nuovi servizi (la scelta è di mantenere la responsabilità sui bilanci delle amministrazioni provinciali), bensì all'istituzione di quei nuovi servizi all'interno degli ospedali generali che potranno consentire almeno l'inizio del superamento degli attuali ospedali psichiatrici, per cui bisognerà fare mente locale per individuare un minimo di mezzi finanziari che permettano di dare inizio a questo tipo di realizzazi~ ne. In caso contrario, le transitorietà e la non certezza dei mezzi finanziari...
TRIVA. Per fortuna non c'è l'onorevole Pannella!
CIRINO POMICINO. ...finiranno per impedire qualsiasi pur minima attuazione al disegno di legge (ciò accadrebbe in molte regioni ma in particolare in quelle meridionali dove il dramma è più acuto).
Mi avvio alla conclusione del mio intervento dando così una risposta all'urgenza di limitare al massimo la discussine sulle linee generali. Rilevo solo che esiste già una larga convergenza sul testo presentato dal Governo e noi dobbiamo compiere uno sforzo, se vogliamo intendere la transitorietà come propedeutica alla riforma sanitaria e non come un escamotage per superare alcune scadenze referendarie affinché anche all'interno delle strtitture esistenti e gestite dall'amministra. zione provinciale si possa, per quanto èpossibile con questo disegno di legge, arrivare ad una Omogeneizzazion~ di condizioni atte a consentire nel breve volgere di alcuni mesi - questo è il nostro augurio - un più facile recepiniento della ci-forma sanitaria. Se, invece, lasciassimo inalterate le strutture giuridiche di alcuni settori, come quello della psichiatria, probabilmente non faremo che aggravare i momenti divaricanti all'interno della gestione provinciale e regionale e risclueremmo così di allontanare o di rendere più disagevole il recepimento del futuro testo di riforma sanitaria.
Anche per questo il gruppo della democrazia cristiana si riserva, in sede di discussione dei singoli articoli, di dare il proprio contributo attraverso la presentazione di emendamenti che consentano la più completa omogeneizzazione nel settore della spedalità pur> btica, psichiatrica e generale, capace di mettere almeno sullo stesso piede di partenza settori che dovranno poi essere di nuovo rivisti e gestiti legislativamente nel testo di riforma sanitaria.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, dichiaro chiusa la discussione
sulle linee generali.
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