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VENT'ANNI DOPO
di
Bruno Orsini

  • INTRODUZIONE
  • VERSO LA RIFORMA
  • L'INSERIMENTO DELLA PSICHIATRIA NEL S.S.N.
  • IL REFERENDUM RADICALE E LA LEGGE 180
  • LEGGE BASAGLIA?

  • INTRODUZIONE

    Il 16 maggio 1978 la Gazzetta Ufficiale della Repubblica, pubblicava il testo della legge 180, datata 13/5/1978, che, sotto il generale titolo di “accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori”, in realtà' dettava le norme della riforma psichiatrica.
    A vent'anni da quel giorno credo sia giusta l'iniziativa di POL.it di pubblicare il testo stenografico delle sedute della Camera dei Deputati che condussero all'approvazione della 180.
    Una legge per molti versi straordinaria. Basti pensare che essa rimase in vigore, come tale, solo poco più di sei mesi, e cioè sino al dicembre 1978, allorché decadde perché le sue norme essenziali furono inserite, con modificazioni negli artt. 33, 34, 35 della legge 833/78, istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale, nota come “riforma sanitaria”, che regola la sanità italiana, ricomprendendovi, finalmente, anche la psichiatria.
    Eppure la legge 180/78, che pur ebbe formalmente una vita tanto breve, resta uno dei testi più noti della nostra storia legislativa, oggetto di dibattiti e di studi anche internazionali, punto di riferimento per quanti, nel mondo, affrontano il problema della deistituzionalizzazione psichiatrica.
    Proprio per il suo carattere radicalmente innovativo essa fu oggetto di innumerevoli iniziative legislative di revisione. I progetti ed i disegni di legge in tal senso presentati in Parlamento furono 11 nell'VIIIa legislatura (1979-1983), 4 nella IXa legislatura (1983-1987), 11 nella Xa legislatura (1987-1992), 8 nella XIa legislatura (1992-1994), 6 nella XIIa legislatura (1994-1996).


    Il fatto che ben 50 iniziative di modifica siano state presentate negli ultimi vent'anni testimonia delle difficoltà, delle resistenze, delle opposizioni che il sistema prefigurato e solo parzialmente attuato dalla 180 ha determinato nel Paese, inducendo, in tempi tanto protratti, diverse forze politiche e parlamentari a sollecitarne il cambiamento.

    Tuttavia la singolare circostanza che nessuna di tali numerosissime ed, in alcuni casi, qualificate iniziative, abbia avuto successo, costituisce l'evidente dimostrazione della solidità dell'impianto teorico-pratico della 180 che conciliava l'esigenza di consentire ricoveri non consensuali con misure ineccepibili dal punto di vista costituzionale e che inseriva a pieno titolo i servizi psichiatrici, dopo secolari discriminazioni, nel pieno contesto del sistema sanitario nazionale e nel tessuto vivo della società italiana.
    Ciò, mi sembra, faccia giustizia di una ricorrente “leggenda metropolitana” ancora oggi ripetuta da proliferanti narratori di storie apprese per sentito dire: quella secondo cui la 180 sarebbe stata un improvvisato artifizio legislativo, il parto precipitoso e quindi mal riuscito, di un Parlamento dominato dal timore del referendum abrogativo promosso dal Partito Radicale sulla legislazione manicomiale.
    Il modo più serio per liquidare tali “vulgate”, probabilmente interessate e comunque non vere, mi sembra quello di ricordare, seppure in larga sintesi, le vicende che hanno condotto alla legislazione psichiatrica oggi in vigore.

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