Fuori come va?
Famiglie e persone con schizofrenia
Manuale per un uso ottimistico delle cure e dei servizi
Intervista a Peppe Dell'acqua
«QUESTO libro nasce 20 anni fa quando abbiamo iniziato a lavorare con i familiari nei Centri di salute mentale, quando era evidente che sulla scena c'erano tre soggetti nuovi: gli operatori, la persona con il suo disturbo mentale e il suo contesto relazionale, una sorta di triangolo, o "trialogo"del quale dovevamo tenere necessariamente conto e sul quale dovevamo lavorare».
A Peppe Dell'acqua, direttore dei Dipartimento di salute mentale di Trieste,considerato l'erede naturale di Franco Basaglia, chiediamo di raccontare il suo ultimo libro: "Fuori come va? Famiglie e persone con schizofrenia. Manuale per un uso ottimistico delle cure e dei servizi", Editori riuniti, da pochi giorni in tutte le librerie, che è stato scritto in collaborazione con Luciano Comida, uno scrittore di libri per ragazzi, l agiornalista Kenka Lekovich e la psicologa Maristella Cannalire. Una collaborazione necessaria per Dell'Acqua, considerato tutto il lavoro di preparazione che c'è stato dietro un testo che rappresenta il risultato di anni di ricerca, di ascolto e osservazione svolto insieme ai familiari delle persone che vivono il disagio mentale.
Si legge nellintroduzione: «Cosa sta succedendo? Cosa devo aspettarmi? A chi devo rivolgermi? Come devo comportarmi? Con chi posso condividere la disperazione ? Come posso difendermi dall'assalto della solitudine ? Di chi è la colpa? E' colpa mia?Queste, e tante altre, le domande che i genitori vorrebbero porre. Vorrebbero discutere, vorrebbero essere ascoltati con calma.
Lo scopo di questo manuale è parlare con le persone e con le famiglie che vivono lesperienza del disturbo mentale. E dare informazioni proprio sulla schizofrenia, che ancora a torto è ritenuta una malattia misteriosa ed inesorabile. Tenteremo di mettere insieme tutte le conoscenze che abbiamo acquisito su questa condizione, proponendo in comunicazioni semplici la complessità del lavoro terapeutico e riabilitativo. Pur consapevoli di andare incontro a semplificazioni che qualcuno potrà giudicare eccessive accettiamo di correre questo rischio.
Crediamo che solo parlando chiaramente sia possibile confrontarsi con i familiari su obiettivi semplici, praticabili, dichiarati».-
A chi si rivolge questo libro?
«Il libro si rivolge ai familiari, agli operatori, a tutti coloro che si occupano di questi problemi ma non solo a loro. Lo abbiamo pensato e realizzato in modo tale da poter essere letto da sindaci, politici,giornalisti ma anche da chi vive in prima persona la sofferenza. Infatti siamo stati attenti a fare pulizia nelle parole, a costo di rinunciare alla qualità stilistica abbiamo cercato di evitare un linguaggio stigmatizzante. In tutto questo i familiari hanno avuto un ruolo determinante: hanno letto il testo e ci hanno dato dei suggerimenti o hanno confermato il lavoro svolto. Non dimentichiamo che sono loro a vivere il carico, 24 ore su 24, della persona che soffre. Io, come psichiatra, posso solo rappresentarmi il dolore del conflitto e quindi sul piano della conoscenza, la loro è più completa della nostra»
Come è organizzato questo libro?
«Il libro si divide in dieci capitoli che poi sono stati i temi che abbiamo trattato con i familiari durante i corsi tenuti con loro. Lobiettivo è stato quello di fornire tutte le conoscenze possibili al loro bisogno di sapere: che cosè la malattia mentale? Quali sono gli strumenti che abbiamo a disposizione? E poi ancora i servizi, i diritti. Questo può essere definito il livello della conoscenza. Il secondo è stato quello"terapeutico", nel corso del quale gli stessi familiari sono stati ascoltati e aiutati. Il terzo è servito a farli diventare protagonisti attivi e difensori dei loro diritti. Noi dobbiamo partire dal presupposto che non cè nessuna differenza tra le mie conoscenze e quelle che hanno i familiari. Poche o tante che siano, dobbiamo condividerle».
Cosa c'é di veramente nuovo in questo libro?
«Guarda, per la prima volta in questo libro si usa senza remore la parola guarigione perché io sono convinto che oggi è possibile guarire dalla schizofrenia. So bene che questa affermazione non è condivisa da molti miei colleghi e so anche che spesso il percorso della malattia è pieno di destini poco felici. Ma la schizofrenia non ha impedito a molti di fare grandi cosee di vivere una vita piena, densa di significato. Anche il termine schizofrenia lo abbiamo usato volutamente perché questa parola non possiamo cambiarla, né vogliamo censurarla, nasconderla. Ci siamo invece prefissi lobiettivo di consumarla, corroderla, dargli altri significati».
Luciana De Luca
Il quotidiano di Cosenza
Giugno 2003
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