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LA TEORIA FREUDIANA RISOLVE "I PARADOSSI DELL'IRRAZIONALITA?"

Adolf Grunbaum

Università di Pittsburgh

Presentato come invited paper alla sessione di Filosofia della Psicologia del XX Congresso Mondiale di Filosofia, Boston, 10 agosto, 1998.

In corso di pubblicazione negli Atti del XX Congresso Mondiale di Filosofia, Boston, 1998.

Prossimamente nella rivista Philosophy and Phenomenological Research.

In corso di pubblicazione negli Atti della Conferenza Internazionale "Freud alle soglie del XXI secolo", tenuta a Gerusalemme, Israele, dicembre 1999.

TRADUZIONE DI ALBERTINA SETA

II. Critica dell'arringa difensiva di Davidson in favore di Freud.

Dandogli molto rilievo, Davidson (1982, P.290) definisce nel modo seguente il supposto stato logico della sua tripletta all'interno della teoria freudiana: si tratta di elementi del pensiero di Freud, "elementi che consistono in poche dottrine, molto generiche, centrali rispetto a tutti i passaggi degli scritti del Freud maturo" (corsivi aggiunti), quindi aggiunge: "In conclusione, ogni soddisfacente punto di vista (esplicativo) (dell'irrazionalità) deve abbracciare alcune delle più importanti tesi di Freud" (corsivi aggiunti dall'Autore). Al posto di una chiarificazione, egli formula un avvertimento: "Forse bisogna enfatizzare il fatto che la mia "difesa" di Freud è diretta solo ad alcune delle sue idee e che tali idee si trovano al polo concettuale, opposto a quello empirico, di un approssimativo spettro (delle sue concezioni ndt)."

Davidson non si accontenta di evidenziare che che la sua tripletta "si trova" nell'edificio teorico freudiano. Il senso della sua insistenza sulla sua supposta centralità al suo interno e sul suo essere indispensabile dal punto di vista esplicativo è di conferire alla teoria psicoanalitica un merito esplicativo specifico nella spiegazione dell'irrazionalità: "Spero che si concorderà sul fatto che tutte queste dottrine si trovano in Freud, e risultano centrali rispetto alle sue teorie" (1982, p.291). Davidson in tal modo asserisce la centralità, anche se, proprio nella frase successiva, ripete, correttamente, che le componenti della sua tripletta sono, dal punto di vista logico, "di gran lunga meno forti e dettagliate rispetto alle vedute di Freud"

La nozione che una particolare ipotesi, o specifiche ipotesi, sono "centrali" rispetto a un dato sistema teorico è al centro stesso del reiterato tributo esplicativo di Davidson alla teoria strutturale dell'apparato mentale di Freud. Apparentemente egli argomenta che esso (sistema teorico ndt) meriti tale encomio, poichè la compartimentazione della mente di Freud, altamente specifica, rispecchierebbe la tripletta, di gran lunga più debole dal punto di vista logico, tripletta che peraltro Davidson stesso aveva estrapolato dai più importanti principi informatori dei successivi modelli della mente, bipartito e tripartito, di Freud. Quindi, come abbiamo visto, Davidson, a sua volta, deduce che la sua tripletta sia indispensabile a qualsiasi teoria che si proponga di spiegare l'irrazionalità.

Ahimè, egli sembra prendere la nozione di centralità come data, senza offrire alcuna articolazione del suo modo di costruirla. E, cosa più grave, ci lascia completamente all'oscuro su cosa autorizzi l'inferenza cardinale della sua arringa difensiva della teoria freudiana. Questa inferenza cruciale prende le mosse dalla solida premessa che la suddivisione della mente, configurata dalle successive teorie strutturali di Freud, sarebbe "centrale" rispetto a esse nel senso di essere il loro principio informatore nel confronto faccia a faccia con teorie rivali. Data questa premessa, Davidson crede di poter validamente inferire che la sua tripletta, logicamente molto più debole, "molto generica", e "altamente astratta", potrebbe anche essere considerata "centrale" rispetto all'edificio teorico freudiano!

A questo punto, poichè è assente dal suo ragionamento una qualsiasi asserzione alternativa che possa autorizzare la sua inferenza chiave, la sua conclusione risulta logicamente mal fondata.

Se Davidson avesse avuto in mente un rationale cogente e sofisticato che potesse autorizzare la sua vitale inferenza, presumibilmente lo avrebbe espresso (e sicuramente avrebbe dovuto esprimerlo) esplicitamente. Presumere che egli avesse un argomento così valido, e semplicemente lo abbia lasciato indimostrato, sollecita la nostra carità oltre il suo punto di rottura. E supporre, al di là di questo, che Davidson scientemente si sia fatto il cattivo servizio del silenzio, mi sembra un assurdo. Pertanto, fatemi ricostruire il suo ragionamento in accordo con quanto scrive, ma tenete a mente che la responsabilità delle lacune esplicative e probative nell'argomentazione di Davidson appoggia interamente sulle sue spalle e non sulle mie.

Per amore dell'argomentazione, concediamo a Davidson (1982, pp. 303-304) che ogni spiegazione soddisfacente di certe importanti specie di irrazionalità debba conformarsi alla sua tripletta. A questo punto però io rivendico che la caratterizzazione di essa come "centrale" rispetto all'edificio freudiano riposa su una specifica inferenza del tutto fallace. Inoltre, la sua conclusione è confutata dal semplice fatto che la tripletta non è specificamente freudiana, dal momento che essa è sostenuta da una serie di differenti filosofie della mente nella storia del pensiero occidentale.

Pertanto il fatto che Davidson arroghi il merito della spiegazione dell'irrazionalità alla teoria freudiana, semplicemente perchè essa conferma la tripletta, verrebbe fuori come un non sequitur ovvero come una falsa conclusione.

Proporrò dunque due serie di errori che indeboliscono la posizione di Davidson:

(i) Come spiegherò, le tesi "centrali" di una teoria sono presumibilmente, in prima istanza, quelle dei suoi postulati fondamentali, che costituiscono i suoi principi informatori distintivi nel confronto faccia a faccia con teorie rivali, o differenti, pertinenti allo stesso dominio di explananda. Allora, mancando altre argomentazioni di supporto, sembra che Davidson abbia impostato un ragionamento fallace sul fatto che la centralità dei principi informatori distintivi di una teoria sarebbe data dalla deduzione logica. Sarebbe come dire che egli inferisce, senza indugi, che, nel caso della suddivisione strutturale dell'apparato mentale di Freud, la sua, per sua stessa ammissione, più o meno specifica tripletta deriverebbe deduttivamente la sua centralità dai principi informatori psicoanalitici. Come se non bastasse, Davidson ripete che i componenti della tripletta "sono... di gran lunga meno forti e dettagliati delle vedute di Freud"(1982, p.291). Inoltre, insiste sul fatto che la sua "teoria (dell'irrazionalità) (basata sulla tripletta) è accettabile" (1982, p.304) senza presumere alcuna componente inconscia della mente.

Io comunque sostengo che la tripletta stessa sia molto lontana dall'essere centrale alla teoria freudiana.

(ii) La credenza di Davidson nella derivabilità per deduzione della centralità o dello stato di principio informatore sembra falsa se confrontata con la veneranda storia delle filosofie della mente pre-freudiane, che differiscono nei contenuti da quella di Freud, e tuttavia rispecchiano la tripletta di Davidson non meno di quanto faccia la teoria psicoanalitica. I principali esempi storici in gioco sono le teorie dell'anima di Platone e Aristotele, così come la psicologia delle facoltà di Christian Wolff, allievo di Leibniz.

Per esempio, Platone propone una struttura tripartita dell'anima simile a Es, Io e Superio di Freud. E un residuo della psicologia delle facoltà del XVIII secolo è perfino riscontrabile nella spiegazione di Jerry Fodoris (1983) dell'organizazione cerebrale, che descrive molti "moduli" di cellule localizzate, ciascuno dei quali svolge una particolare funzione, come quella del riconoscimento del volto.

Davidson non può parare questa obiezione storica prendendo semplicemente le distanze dalle suddivisioni mentali ammesse, rispettivamente, dalle due dottrine storiche che egli stesso menziona. Egli le rigetta come segue: 'La suddivisione che io propongo non corrisponde in natura o funzione all'antica metafora di una battaglia tra Virtù e Tentazione o Ragione e Passione. Per quanto concerne la competizione di desideri o valori che l'akrasia comporta, essa di per sé, a mio avviso, non suggerisce l'irrazionalità" (1982,p.301).

Ma il modo che egli ha di modellare la carne con cui riveste il nudo scheletro della sua tripletta, nella sua spiegazione dell'irrazionalità, chiaramente va ben oltre la tripletta, la cui centralità rispetto alla teoria freudiana è qui in discussione. Dal momento che i dettagli della sua suddivisione non possono sfuggire all'obiezione storica che la tripletta è più volte proposta, da una serie di differenti filosofie della mente, piuttosto che essere un carattere distintivo delle concezioni strutturali freudiane.

Ora permettete che fornisca le giustificazioni di base alla mia asserzione che l'assunto perentorio di Davidson circa la possibilità di una derivabilità per deduzione della centralità è fallace.

Cosa vuole dire, in prima istanza, quando afferma che un'ipotesi I è centrale rispetto a una teoria T?, o che I conta come una delle ipotesi centrali di T, o ancora che I è una delle più importanti tesi di T? Questa domanda richiede una risposta precisa. La mia risposta servirà a respingere la pretesa di Davidson della centralità della sua tripletta rispetto alla teoria freudiana. E in tal modo indebolirò il suo particolare tributo esplicativo alla teoria di Freud come capace di rendere conto dell'irrazionalità.

Seguendo Tarski, userò il termine "la classe di conseguenza di una teoria T" per designare la serie di tutte le conseguenze deduttive di T. Ora, di sicuro, la semplice appartenenza di un'asserzione A alla classe di conseguenza di T, non fa sì che A sia "centrale" rispetto a T. Non è così, se non altro perchè quella classe ha alcune componenti che presentano molti dei contenuti della base assiomatica di T in modo sfumato, così come è per la tripletta di Davidson. Ed è lo stesso Davidson (1982, p.300) a definire la tripletta come "molto astratta".

Per confermare la sua asserzione, che contiene la locuzione "centrale", o un suo equivalente, la centralità evidentemente ha bisogno di essere dimostrata, in prima istanza, come una proprietà di quelle ipotesi che sono caratteristici principi informatori di T e la identificano, distinguendola dalle sue rivali riconosciute o da teorie differenti. In questo senso, di "centrale", un'ipotesi I può essere peculiare di T essendo nel contempo incompatibile con le rivali di T, oppure perchè una o più di queste teorie rivali non enunciano I.

Secondo questa costruzione, il postulato di Euclide delle parallele, per esempio, risulterebbe "centrale" alla geometria euclidea, poichè è incompatibile con le geometrie non euclidee, sia iperbolica che sferica. D'altra parte, i primi quattro postulati di Euclide non distinguono la sua geometria dalla geometria non euclidea iperbolica, quantunque questi postulati nel loro insieme distinguano entrambe queste geometrie dalla geometria non euclidea sferica. Chiaramente, la nozione di centralità richiede uno statuto preciso, e non una formulazione così vaga come quella che si trova nello scritto di Davidson.

Come abbiamo visto, egli riconosce (1982, p.291) che la sua tripletta rispetto alle logiche conseguenze delle stesse formulazioni di Freud, è "di gran lunga meno forte e dettagliata delle vedute di Freud". Come può allora fare il ragionamento che, nonostante lo stato logico più debole, la tripletta è nondimeno "centrale" all'edificio psicoanalitico di Freud, presumibilmente nel senso di essere ancora distintiva di essa nel confronto faccia a faccia con altre teorie?

Mancando da parte sua ogni asserzione che possa funzionare da rationale, non posso fare a meno di concludere che Davidson ha fatto assegnamento sul seguente principio di inferenza: se I è un'ipotesi distintiva o "centrale " di una teoria T, così è per ciascuna delle sue conseguenze deduttive, quantunque molto più deboli di I. Da notare, immediatamente, che questo principio non è autorizzato, per l'elementare fatto logico che: se ogni conseguenza logica di I, comunque debole, fosse falsa, allora (in modus tollens) I stessa, e in verità anche T, sarebbero false. Chiaramente questo fatto ovvio non consente che la centralità di un'ipotesi a una teoria sia data per deduzione logica. Questo principio, all'opposto, è insostenibile, se non altro perchè estenderebbe la rilevante nozione di centralità ad alcune delle più deboli, più generali, aspecifiche e astratte conseguenze logiche dei postulati cardine di T come (se fossero ndt ) centrali rispetto a essa!

In breve, Davidson ha condotto un ragionamento fallace circa il fatto che la specifica suddivisione della mente di Freud in Es, Io e Super io, autorizzerebbe la conclusione che la sua generica tripletta sarebbe specifica rispetto alla teoria di Freud. Questa conclusione è falsa.

Io ho dedotto che l'insistenza di Davidson su Freud a proposito della tripletta sia, ahimè, un caso di patrocinio speciale: per come la vedo io, Davidson avrebbe dovuto accontentarsi di lasciare che la sua teoria dell'irrazionalità poggiasse sulle proprie gambe, anzichè mettere in evidenza che la tripletta su cui si basa è una sorta di conseguenza deduttiva, logicamente molto debole, della ripartizione psicoanalitica della mente di Freud, il che significa che anche Freud potrebbe trarre vantaggio dalla spiegazione dell'irrazionalità nel senso di Davidson. Tuttavia, il pagamento di un tributo alla mal fondata centralità della tripletta rispetto alla teoria di Freud è ricorrente nel saggio di Davidson "Il paradosso dell'irrazionalità", sviluppato a partire dalla sua Ernest Jones Lecture, del 1978, alla Società di Psicoanalisi Britannica.

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