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"Outsideof a dog, a book is a man's best friend. Inside of a dog, it's too dark to read." GROUCHO MARX
L'Agoràtelematica Illusioni o prospettive reali? HowardRheingold, Comunità virtuali TomàsMaldonado, Critica della ragione informatica M.Cavo, F. Ciotti, G. Roncaglia, M. Zela, Internet '97 AAVV,"Medicina Salute Benessere", Telèma. GiovanbattistaPresti, Internet per lo Psicologo
In questarassegna di testi il filo conduttore si dipana tra le reali possibilitàe cambiamenti che comporta l'uso del mezzo elettronico, e in particolaredella rete Internet. Come ci avverte l'ironico e arguto Stefano Diana (W.C.Net. Wrong communications on the Net, Minimum Fax, Roma, 1997) "larete sembra fatta apposta per essere mitizzata". "Neanche Aristoteleera riuscito a mettere insieme tutti quegli attributi da padreterno chela rete sfoggia così banalmente. La conoscenza totale, l'immaterialità,l'ubiquità, l'illimitatezza, la potenza, la rapidità, l'intelligenza,il silenzio...". In questo pamphlet l'autore prende spunto dalle cronache giornalistichedi stile divulgativo dedicate a Internet, ma anche da saggi di noti studiosidi comunicazioni di massa. Entrambe le fonti rimandano indirettamente adun ambito mitologico e sacralizzato della 'madre di tutte le reti'. Più prosaicamente, con un'operazione di decostruzione ideologica,se spogliamo il fenomeno di nebbie fumose, esorcizzando i fantasmi cyberpunke le grottesche acrobazie del cybersex, e affrontiamo con spirito neutraleil problema - come Diana nel suo divertente vademecum ci suggerisce - dobbiamorenderci conto di quanto questi strumenti, tutt'altro che diabolici, possano,se utilizzati con intelligenza, modificare lo stile di vita, il lavoroe anche la partecipazione alla vita politica di ciascuno di noi. "Mito, conservazione culturale, arretratezza e superficialitàsi danno costante appuntamento sui media, in un inconsapevole e avvilentecospirazione contro l'agognato ergersi verso l'alto"; fenomeno cheBarthesaveva già mirabilmente riconosciuto come "una delle nostreprincipali schiavitù: l'opprimente divorzio della conoscenza e dellamitologia". Infatti "la scienza va dritta e veloce per la suastrada: ma le rappresentazioni collettive non stanno al passo, sono arretratedi secoli, mantenute stagnanti nell'errore dal potere, dalla grande stampae dai valori d'ordine. Viviamo ancora in una mentalità pre-volteriana,ecco quello che non bisogna mai stancarsi di dire" (Roland Barthes,Miti d'oggi, Einaudi, Torino, 1974). Molta diffidenza in Italia verso Internet e verso tutto ciò chevi è in qualche modo legato nasconde forse una cieca e irrazionaletecnofobia di molti intellettuali, politici e docenti, che trova il suoappoggio nella scarsa possibilità di accesso per il grande pubblico(penso ai progetti di alfabetizzazione informatica nella scuola d'obbligo).Parafrasando UmbertoEco, in questo modo rischiamo di rimanere intrappolati nel dibattitosterile e paralizzante tra 'apocalittici' e 'integrati': molto piùsalutare per tutti noi sarebbe applicarsi alla diffusione del mezzo, nonaffidando tutto, come avverte Roberto Vacca al solo martellante messaggiopubblicitario dell'informatica per tutti, e ognuno nel suo campodiffondere gli strumenti per una corretta educazione, che consenta soprattuttoalle nuove generazioni di emanciparsi da una cultura miope, accademica,congelata nella figura dell'intellettuale tecnofobico e orwelliano (checon buona pace di tutti speriamo sia prossimo all'estinzione). Le comunità virtuali sono dunque castalie computerizzate, torrid'avorio di intellettuali? Per il momento probabilmente sì, datolo scarso numero di cittadini che fa uso oggi di nuove tecnologie dell'informazione:sicuramente è un numero destinato a crescere, sempre entro certilimiti. A questa domanda Eco ha risposto in una recente intervista: "Lasciatemicoltivare l'utopia possibile di una nomenclatura di massa". Intendendodire che tutti questi nuovi mezzi sono ancora riservati ad una élite:in Italia c'è un computer collegato ad Internet ogni 1800 persone.In effetti il rischio è che l'esclusione dei cittadini alla retecrei di riflesso una "nomenclatura", ovvero una classe privilegiatache sa dominare questi mezzi (software e hardware) e concentra la conoscenzain gruppi multidisciplinari; un'altra parte di utenza mediamente alfabetizzatache li domina in modo passivo, e infine un vasto 'proletariato', che rimaneescluso da entrambi i livelli gerarchici, che ha solo la televisione oil nuovo 'teleputer'. Allora, secondo Eco, per salvaguardare il concettodi società democratica è indispensabile giungere finalmentead una "nomenclatura di massa", attraverso postazioni telematichediffuse, raggiungibili dal cittadino comune o dallo studente.
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