Il soggetto non ha coscienza di malattia. Di fronte a stimoli forti (denunce sul giornale, dimostrazioni di Associazioni di familiari) può anche reagire, ma sempre in modo acritico e afinalistico.
I sintomi patognomonici sono tre, in ordine di gravità crescente:
- allucinazione negativa: quando il responsabile del locale gruppo di lavoro psichiatrico
va in Direzione per proporre concrete linee di sviluppo del Servizio, egli non viene visto, anche nel caso frequente in cui venga peraltro, anzi spesso con una certa affettuosa curiosità, guardato;
- perplessità: nel momento in cui per i più svariati motivi, lo psichiatra suddetto finalmente potrebbe essere anche visto, si attiva nel soggetto patologico una grave perplessità (Cappellari, 1996), di norma espressa con la frase "dimmi tu a chi dovrei togliere personale per darlo alla psichiatria";
- razionalismo morbido: il soggetto, esattamente come la matrigna di Cenerentola, è infatti convinto di aver dato già anche troppo a Psicherentola, anche quando invece le ha dato esattamente e solo tutti gli strumenti per occuparsi esclusivamente della spazzatura (cioè dei malati per lui irriducibili). La frase tipica è "tutti gli altri servizi documentano un aumento del carico di lavoro".
La patologia qui è particolarmente grave perché ad esempio "mezzo infermiere psichiatrico da sostituire" può equivalere – in questa pato/logica – perfino a due interi servizi ospedalieri di nuova istituzione, istituiti però con i fondi in parte destinati al Dipartimento di salute mentale.
In base all'esame di realtà, un Direttore di una Azienda Sanitaria Locale dovrebbe sapere che, nella sua veste professionale, ha il mandato di servire la popolazione locale, cioè in termini tecnici di aumentare prioritariamente il tasso di attrazione e di migliorare inoltre il tasso di restituzione (cioè di guarigione ovvero di prevenzione) rispetto alla specifica popolazione locale per cui riceve dalla Regione una certa quota di finanziamento annuale pro capite; nei casi di Sindrome della Mace, le risorse destinate allo sviluppo del Dipartimento di salute mentale vengono invece prioritariamente allocate presso le strutture sanitarie più disponibili ad attrarre esattamente l'utenza impropria, extra ASL, con prestazioni vistosamente attraenti e con la mira di raggiungere il pareggio di bilancio piuttosto che un qualsiasi documentabile vantaggio per la popolazione locale servita dall'ASL.
Per chi non cogliesse ancora il senso fenomenologico della attribuzione di "sindrome della matrigna di Cenerentola" alla nostra patologia istituzionale, ecco che torna utile la diafora (secondo il suggerimento di Vineis, 1999): basta infatti far riferimento alla sfrenata ostinazione con cui la matrigna vuole far sposare una delle sue due figlie (che invece sono formalmente tre) al Principe invece che a un normale marito locale, agghindandole allo scopo del tutto impropriamente rispetto alle risorse familiari e confinando invece Cenerentola nei locali di servizio.