Immagini della melanconia dall'Antichità all'Età Moderna di Antonella Mancini Indice : 1. Introduzione 2. L'ambiguità originaria della melanconia 3. La melanconia nella medicina medievale 4. La melanconia come Vizio 5 . La melanconia nella poetica cavalleresca e nella cultura folklorica 6. La melanconia nella nuova pastorale cristiana 7. La melanconia come "male di vivere" 7. La melanconia come "male di vivere" Alle soglie del Rinascimento la melanconia viene ormai riconosciuta come componente essenziale della natura umana (in un senso quasi laico completamente diverso da quello inteso da Ildegarda). La melanconia del tardo Medio Evo prima, e del Rinascimento poi, offre la dimensione esistenziale entro cui situare il malessere di un nuovo modello di uomo, che riflette su se stesso e sui nuovi valori umani, nella piena consapevolezza della propria identità di individuo e del proprio limite. [vedi immagine n° 9, Vesalio, Tavola anatomica ] Saranno, tra gli altri, gli artisti a farsi portavoce del "male di vivere" o della "follia melanconica", secondo la terminologia dell'epoca. E diranno: "non c'è vera arte senza melanconia", dove la melanconia viene invocata come travaglio necessario per raggiungere le vette della creatività e subìta come scotto da pagare per la propria realizzazione. La melanconia disegna dunque il nucleo della coscienza moderna, varcando i limiti angusti impressi originariamente dalla medicina e vanificando i tentativi di contenimento (invero geniali) escogitati dalla Chiesa. Da questo momento l'uomo occidentale è pronto ad affrontare il viaggio dentro se stesso. Dove condurrà questo viaggio è un interrogativo oggi quanto mai pressante e attuale. Che fine farà la melanconia dopo il '500? Dapprima una moda, poi una maniera, essa imboccherà altre strade ancora, talune ormai patrimonio della nostra quotidianità. Vi propongo, per concludere, una serie di rappresentazioni satiriche del binomio follia-melanconia, di poco successive al periodo che ho trattato. Grazie per l'attenzione dimostrata. [vedi immagine n° 10: Mitelli, Il mondo è per lo più gabbia di matti ]
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