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LA COMUNICAZIONE NELLE LISTE DI DISCUSSIONE ON LINE: VANTAGGI, LIMITI, PROSPETTIVE, ILCONSUNTIVO DELL'ESPERIENZA DI UNA OWNER DI FORUM.
IPOTESI SULLA GRUPPALITA' VIRTUALE

Dr.ssa Rossella Valdre' - Direttore Comunita' Terapeutica-

Responsabile Internet Fenascop

 

"In psychoanalytic terms, computers and cyberspace may become a type of 'transitional space' …..the intermediate zone between the Self and the other which is a part of Self and a part of the other"

(John Suller)

 

La gruppalita' virtuale

Come psichiatra di Comunita', i gruppi rappresentano il mio pane quotidiano. Mi sono dunque trovata, in tempi brevi, sufficientemente a mio agio una volta catapultata nel complesso universo delle mailing-list (fenomeno di cui non avevo alcuna conoscenza, ma dove l'aspettopropriamente tecnico si impara, a mio avviso, rapidamente).

La sensazione immediata e' stata quella di trovarmi all'interno di un grande gruppo, quello che si chiama il large group , o gruppo allargato (che conta, per quanto siano limiti arbitrari, piu' di trenta membri). La lista psic-com, piu' o meno come le altre, ha circa duecento iscritti, di ogni parte d'Italia, in continua crescita A chi frequenta le mailing-list con assiduita', come e' il mio caso, e abbia nel contempo esperienza di gruppi di lavoro (di cui, credo, la Comunita' terapeutica e' luogo di osservazione privilegiato, benche' non unico, trattandosi di dinamiche che riguardano tutti i gruppi istituzionali) non puo' sfuggire la sensazione di trovarsi all'interno di fenomeni analoghi: sono cioe' attive, all'interno delle mailing-list, quelle stesse dinamiche che si attivano nei grandi gruppi, spesso bizzarre e inconscie, da cui veniamo facilmente travolti e che possiamo, in senso lato, definire 'psicotiche', cioe' causa di un momentaneo e/o parziale distacco dalla realta'.

Questa e' stata la prima senzazione forte. La gruppalita' virtuale e' intrisa di fantasie ancor piu' di quella reale, e' teatro di aspetti fantasmatici e inconsci che qui, date le peciliarita' del mezzo, vengono rapidamente proiettate e scisse, in un caleidoscopio multiforme e continuo di cui la rete e' il grande palcoscenico.

Possiamo cosi' puntualizzare alcune caratteristiche fenomeniche delle mailing-list, comuni a tutte le m-l nel mondo. Alcuni di questi aspetti si ritrovano analoghi nel gruppo reale, altri sembrano invece specifici :

  • alta presenza di "membri silenziosi" (c.d. lurker) coloro che leggono la posta ma non inviano mai messaggi (e neanche si ritirano, tanto che qualcuno parla di "voyierismo"), e comparsa a volte di "recitatori di monologhi" ( mi sembra qui appropriata la terminologia di Hinshelwood, 1987)
  • alta frequenza di rapidi ed intensi fenomeni emotivi e relazionali tra gli iscritti, come i c.d. "flames", brevi litigi che in seguito svaniscono e dopo i quali ci si rappacifica, ma che lasciano, nella veloce vita del net, delle 'ferite virtuali'. Virtuale non e', pertanto, assenza di emozioni.
  • assenza di fisicita', di limiti fisici e sensoriali, di contatto visivo. Maggiore rischio di essere trascinati nei fenomeni gruppali piu' regressivi. Questo, secondo la maggior parte degli AA, e' il fattore specifico del cyberspazio, distintivo rispetto a tutte le altre forme di aggregazione umana. Scrive R. Young: "La rete e' in grande misura senza contenitore (uncontanied): non ha confini, ne' pelle, ne' densita'. E' un mezzo ideale per indulgere in relazioni tra parti di oggetti. Sembra offire accesso illimitato, permettere a ciascuno di credere di conoscere tutto, di essere onniscente, persino onnipotente" (corsivo e trad. mia)
  • uso esclusivo della parola scritta come veicolo della comunicazione. Manca la coloritura affettiva con cui le parole si accompagnano (ad es. al telefono), tanto che per ovviare a questo sono nate, dapprima negli Stati Uniti, le c.d. "emoticons" (faccette), tentativi grafici di rendere visiva l'emozionalita' del contenuto (che puo' essere ironico, o scherzoso, o adirato, ecc). Non e' tuttavia neppure sovrapponibile allo scambio epistolare ( puo' essere a volte una sorta di epistolarismo virtuale tra due membri della lista, ma che avviene davanti a tutti). L'effetto della parola scritta, che tutti i membri leggono, puo' risultare del tutto o in parte diversa dallo spirito con cui l'inviante l'aveva pensata, dando luogo a fraintendimenti, interpretazioni, e via dicendo. In altri termini, lo spazio lasciato all'elaborazione personale di ciascun membro circa i comunicati e' altissimo e ricco, si suppone, delle proiezioni di ciascuno.
  • Necessita' di essere sintetici (che complica ulteriormente il punto di cui sopra, cioe' la ricchezza della comunicazione)
  • Movimenti oscillanti, senza apparente motivo (periodi di grande fermento in lista, a fronte di altri in cui ogni tema, anche oggettiamente interessante, cade nel silenzio)
  • Partecipazione personale. E' il singolo operatore che invia il suo messaggio, anche quando l'istituzione da cui proviene e' iscritta a sua volta, ma non necessariamente e' attivamente partecipe. Avviene cioe' un'assunzione di responsabilita' personale da parte di chi scrive, che nulla puo' avere a che vedere con l'ente, la struttura o il gruppo di cui fa parte.
  • Presenza dei "bassi utilizzatori', cioe' coloro che, a differenza del lurker, possono anche non leggere la posta che ritengono 'eccessiva' (frequente lamentela), e finiscono col nutrire un'avversione alla lista
  • Possiblita' di dare voce a operatori di ogni livello, le c.d; "professionalita' deboli" (Charmet), quali infermieri ed educatori (molto presenti in psic-com) che sono usualmente emarginati dai consueti circuiti dell'inforamzione scientifica. Possibilita' di creare, nella comunicazione tra operatori impegnati negli stessi problemi, forme spontanee di attvita' che potremo definire genericamente di auto-aiuto (come avvenuto per la lista 'dipendenze', in occasione di una problematica emersa in rete e poi discussa di persona a Bologna). Questi due ultimi punti sono, ovviamente, risorse del net.

Queste, sommariamente, le principali caratteristiche che da piu' parti vengono segnalate come rintracciabili in tutte le mailing-list.

Ma possiamo addentrarci piu' in profondita'. Abbiamo detto che la gruppalita' virtuale sprigiona le stesse potenti fantasie, gli stessi assunti di base bioniani, riscontrabili come motori inconsapevoli, e talvolta distruttivi, dei gruppi umani quando raccolti attorno ad un compito. Tanto che, se l'assunto di base e' piu' forte e piu' duratoro del rispetto per la realta', il perseguimento del compito che un gruppo si e' dato diventa impossibile.

Un'interessante filone di ricerca si sta occupando, gia' da tempo, del tentativo di analisi profonda dei meccanismi psichici che l'individuo mette in atto quando si trova in un gruppo virtuale. Si e' visto che la gruppalita' virtuale, come detto, ha in se' le caratteristiche del gruppo reale ma, dobbiamo ipotizzare, anche qualcosa in piu', qualche peculiarita' sua propria che il mezzo on line - mai esistito prima nella storia dell'umanita' - trascina con se'.

Queste ricerche fanno capo, tra gli altri, ai lavori di Robert Young, all'ormai storico articolo di Normad Holland 'Internet regression', a Sherry Turkle, a Sandler, John Suller, solo per citarne alcuni. Rispetto alle riflessioni sulla gruppalita', un filone di studio a latere e' quello portato avanti dalla Turkle, e che ha per oggetto soprattutto l'identita'. Che cosa avviene al senso di identita' dell'individuo immerso in queste dinamiche? L'uomo puo' cambiare attraverso l'uso della rete? Questa autrice mette in parallelo l'uso del computer e la postmodernita', in quanto "postmodernismo e i moderni computers sono entrambi parte di una cultura della simulazione (….) Internet e' diventato un significativo laboratorio sociale per fare esperienza di quelle costruzioni e ricostruzioni del Se' che caratterizzano la vita postmoderna". E si domanda " E' sempre il Se' reale quello che comunemente si incontra?". Con un certo ottimismo, Turkle ritiene che l'individuo, ora come mai in precendenza, ha l'opportunita' di eplorare nuove dimensioni di se', attraverso la molteplicita' di identita' che la frequentazione del virtuale puo' offrire ("virtual personae are objects-to-think-with).

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