Concluderei lasciando aperto questo spunto.
L'individuo che si affaccia alla rete, e in particolare a una mailing list, porta con se' la sua solitudine (il me-ness) e nel contempo la fantasia di perdersi in una moltitudine (l'one-ness). Se pensiamo all'uomo contemporaneo, vediamo un soggetto che non e' forse mai stato cosi' isolato, e tuttavia cosi' dotato di mezzi di comunicazione.
E' ipotizzabile, e anche affascinante, pensare allo spazio virtuale come ad uno spazio, che John Suller ha definito "eminentemente psicologico", sorta di estensione della mente e della personalita' di colui che si collega, dal proprio monitor, alla rete e quindi a tutti coloro che, al pari suo, vi sono collegati. "In termini psicoanalitici -scrive - computer e cyberspazio possono diventare un tipo di spazio transizionale, cioe' un'estensione del mondo intrapsichico dell'individuo. Puo' essere percepito come una zona intermedia tra Se' e l'altro che e' in parte( Se' e in parte altro" (trad; e corsivo mio).
All'interno di questo spazio, di cui le mailing-list sono un settore elettivo e specifico che si da' un compito di lavoro, vengono gettate le aspettative, le fantasie, le contraddizioni che gli iscritti, o parti del loro Se', a volte inconsapevolmente portano nel loro intimo. Gettandole su questo palcoscenico, invisibile ed invisitabile, c'e' forse la speranza di liberarsene, di condividerle, di comunicarle, di metterle in mostra, e chissa' cos'altro ancora. Come nel gruppo reale, se si vuole preservare la comunicazione scientifica all'interno delle mailing-list (cosi' come se si vuole proteggere un gruppo di lavoro nel perseguire il compito che si e' dato) occorre difenderle dall'intrusione eccessiva dell'assunto di base, da quei meccanismi profondi, sfuggenti, a volte impazziti che portano alla deriva la vita dei gruppi e a volte degli individui che ne fanno parte, come nell'esperienza limite di Netdynamics. Essi vanno compresi, raccolti, e incanalati nel lavoro e nella realta'
Quindi a me pare grande, in questa ricerca, il compito e lo spazio per l'operatore psichiatrico che se ne voglia occupare, in quanto e' nostro compito elettivo accogliere le contraddizioni e le ambiguita' che minano, con la corrosivita' inconsapevole, ogni occasione di contatto con la conoscenza.
Bibliografia
- Suller J.: "Cyberspace as Psychological Space" in