Presentazione.
La differenza tra aree urbane ed aree non urbane passa attraverso le modalità di amplificazione dei fenomeni sociali nonchè nella diversità di produzione degli stessi e della risposta ad essi. Nelle metropoli la parcellizzazione è caratteristica dei rapporti interpersonali, nelle comunità più ristrette tali rapporti risultano permeati da vincoli che diversificano la natura e le modalità dell'intervento possibile. Il modello sociale fondato sul terziario ed inserito nel sistema capitalistico attuale stempera le soggettività con l'obiettivo di eludere la conflittualità producendo meccanismi di desertificazione sociale antitetica all'idea di società-comunità. Tali connotazioni tipicamente metropolitane impattano in modo più significativo ed incisivo nelle realtà non urbane riproponendo svariate e nuove forme di disagio. Da sfondo a tali processi vi è la tendenza galoppante al superamento del welfare abbattendo un sistema fondato sulle certezze ed introducendo i parametri di una società nuova ed artificialmente moderna. Maastricht sostituendo i diritti dell'impresa a quelli del lavoro, decretando la perdita del potere d'acquisto dei salari facendoli passare come variabile dipendente dei bilanci d'impresa ha dato nuova forma giuridica al mondo della produzione sancendo e ridefinendo gli ambiti di vita dell'essere umano: -i luoghi di produzione vengono ridisegnati a misura di mercato/profitto; -le città vengono riconcepite a misura di mercato/profitto; -l'essere umano deve interiorizzare tali processi e ridefinirsi a dimensione di mercato/profitto. Tale paradigma, sintesi della riorganizzazione dei poteri forti che rimodellano e ridefiniscono le forme del controllo sociale (la globalizzazione) si estrinseca in funzionalità al sistema ed alla precarietà esistenziale regolamentata, ponendo le basi di una società fortemente disabilitante. Tali fattori producono esclusione sulla base della diversità dei tempi e dei modi della produzione di beni e di servizi e dei ridefiniti rapporti sociali. Se l'esclusione per età è sancita dal fatto che il lavoratore giovane, senza storia sindacale è funzionale alla ristrutturazione, l'esclusione per handicap, nonostante la normativa vigente, è determinata di fatto dall'aumento vorticoso dei tempi e dei ritmi della produzione. La logica di accesso controllato, da un lato produce una idea di modernità e di sviluppo, dall'altro propone ulteriori spunti di riflessione sulla tutela della salute mentale offrendo nuove chiavi di lettura delle comunità siano esse inserite in aree urbane o non urbane. Instabilità diffusa e precarietà, proposti come elementi dinamici dell'economia, si inseriscono nel quadro di una modernizzazione che, piuttosto che investire i modi della produzione ne trasforma i rapporti sociali. L'abbattimento del sistema di certezze (welfare) e la sua trasformazione altera i rapporti interpersonali inducendo alla ridefinizione dei ruoli. Ogni comunità ha la sua storia, pertanto l'intervento psichiatrico generalizzato sul territorio è superato da una nuova prassi operativa che, contestualizzando i bisogni, va nella direzione della produzione di benessere e del potenziamento delle relazioni, istituzionali e non, stringendo alleanze. La rete possibile, luogo di fusione delle reti formali, informali e del privato sociale, deve costruirsi sulla base della difesa e dell'integrazione fra le risorse della comunità sviluppando la capacità di connettere le competenze di ciascuno dentro azioni continue e significative di condivisione. Il concetto di salute mentale, della sua promozione e prevenzione, contiene, inscindibile, una idea di sviluppo compatibile e sostenibile, una idea di società che supera l'esclusione, che riconosce le differenze e le valorizza, che rispetta i tempi e i modi di ognuno e che costruisce la sua modernità a partire dalla peculiarità e dalle necessità reali delle persone. Un'utopia possibile, in un progetto più grande di cambiamento politico e culturale. Ernesto Chiarantoni Angelina Genovese Centro Studi Regionale "Salute Mentale" |
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