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Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica (S.I.E.P.)

Osservazioni sulle Proposte di Legge di Riforma dell’Assistenza Psichiatrica in Italia

A. SITUAZIONE ATTUALE DELL’ASSISTENZA PSICHIATRICA IN ITALIA

Il processo di adeguamento dell’assistenza psichiatrica alle conoscenze scientifiche, alle necessità reali dei malati e agli orientamenti della Sanità Pubblica progressivamente realizzatasi nel corso degli ultimi 30 anni in Italia, è stato avviato dalle Leggi 431/68 , dalla legge 180/78 e 833/78 (art. 33, 34, 35) sulla base dall’impegno di Psichiatri, Operatori della psichiatria, loro Organizzazioni professionali e scientifiche, Amministratori regionali e locali, Associazioni di familiari e di volontariato, anche con il concreto contributo di moltissimi professionisti di altre aree della Medicina specialistica e generale. Il risultato di questo processo propone oggi due ordini di evidenze:

1. L’avvenuta realizzazione in Italia, sul piano tecnico, culturale, sociale e operativo di alcuni obiettivi che non possono essere ignorati:

1.1. il superamento degli Ospedali Psichiatrici, in quanto fattore di isolamento affettivo e sociale dei sofferenti di disturbi mentali e causa di disabilità croniche;

1.2. l’integrazione dell’assistenza psichiatrica nell’ambito della Medicina e, quindi, del Servizio Sanitario Nazionale. Ciò ha prodotto un complessivo miglioramento degli interventi rivolti alla salute mentale della popolazione, ma anche alla salute fisica delle persone affette da disturbi mentali, attraverso la collaborazione con i Medici di medicina generale, gli Specialisti delle Aziende Ospedaliere, i Servizi per anziani, i Servizi per le tossicodipendenze, i Servizi per l’Handicap, e tutti quei Servizi a valenza sanitaria e socio sanitaria che compongono la rete assistenziale delle Aziende Sanitarie Locali;

1.3. un orientamento comunitario della assistenza alle persone con disturbi mentali e lo sviluppo, in Italia, così come nella maggioranza dei Paesi Europei e in molti altri Paesi del mondo, di una cultura improntata alla Community Psychiatry, disciplina che si occupa della organizzazione delle risorse assegnate a fini sanitari e assistenziali, in base a criteri di efficacia, di evidenze scientifiche, di valutazione degli interventi per popolazioni definite;

1.4. una focalizzazione della missione della Psichiatria , dello Psichiatra e di tutti gli operatori impegnati in servizi di salute mentale su precisi compiti di natura medica ed assistenziale, attraverso percorsi di “presa in carico” delle persone affette da disturbi mentali, mirati ai bisogni di salute del soggetto, alle necessità di trattamento a breve e a lungo termine e ai problemi delle famiglie. In questo contesto il trattamento sanitario obbligatorio (TSO) è uno dei numerosi strumenti di intervento, che deve essere attuato a fini terapeutici e in situazioni cliniche ben definite: l’esperienza di questi ultimi 20 anni ha dimostrato che situazioni di emergenza tali da richiedere un TSO sono eventi relativamente poco frequenti, laddove i Servizi territoriali sono presenti e funzionano;

1.5. una modificazione, rispetto al passato, della cultura sociale orientata ad una maggiore consapevolezza verso i disturbi mentali lievi e gravi e ad una maggiore tolleranza, rispetto al passato, verso le persone con disturbi mentali, non che alla restituzione e al riconoscimento del loro pieno diritto di cittadinanza , ivi incluso il diritto di essere curati e assistiti;

1.6. lo sviluppo, la diffusione e l’elaborazione critica di un intero settore di conoscenze che si estende dalle neuroscienze alle scienze umane, che permettono al nostro Paese di competere, nello scenario scientifico internazionale, con altri Paesi ben più ricchi e lungimiranti nel campo della ricerca. Ci si riferisce, solo per fare alcuni esempi, ai numerosi corsi universitari di diverso indirizzo e livello, alle ricerche in campo epidemiologico, alle innovazioni concrete nella vasta area della riabilitazione psico-sociale.

2. Le differenze che si devono registrare sui risultati ottenuti nelle varie Regioni italiane. Alcune Regioni hanno rispettato e realizzato gli adempimenti previsti e dispongono oggi di sistemi assistenziali che – pur con modelli anche diversi - possono essere fra di loro paragonati rispetto alla qualità della assistenza erogata. Il confronto con altri Paesi europei ed extraeuropei mostra come quanto realizzato in queste Regioni sia sovrapponibile o, in alcuni casi, qualitativamente superiore.

In altre Regioni invece esiste solo parzialmente o non esiste affatto un convincente sistema di cure per le persone con disturbi mentali, oppure sono presenti solo sporadiche esperienze di elevato livello qualitativo. Questa situazione di significativa discrepanza tra diverse aree geografiche del nostro Paese è inaccettabile e rende indispensabile e urgente la introduzione di vincoli e di sanzioni che impongano la realizzazione su tutto il territorio nazionale della rete dei servizi già previsti dai Progetti Obiettivi. A tal fine è possibile utilizzare i modelli operativi applicati nelle Regioni adempienti.

B. COMMENTI CRITICI SULLE PROPOSTE DI LEGGE

Sono attualmente all’esame del Parlamento alcune Proposte di Legge che mirano a modificare l’organizzazione dell'assistenza psichiatrica in Italia. Non è questa la sede opportuna per entrare nel dettaglio dei singoli articoli, tuttavia desideriamo affermare con forza che alcune indicazioni che emergono dalle attuali Proposte di Legge non sono accettabili, ed in particolare:

1. una connotazione della Psichiatria in cui prevalgano concetti non sanitari di controllo e custodia, al punto da configurare la Psichiatria come una “anomalia” sanitaria a cui conseguirebbe: a) una definizione del ruolo dello psichiatra e dei trattamenti psichiatrici estesa a compiti di natura non sanitaria; b) una marginalizzazione della Psichiatria dal Servizio Sanitario Nazionale; c) seri ostacoli alla partecipazione della Psichiatria all’attuale processo di regionalizzazione della Sanità;

2. una concezione del TSO che, da strumento per situazioni di emergenza clinico-psichiatrica, si estenda anche a patologie di non pertinenza psichiatrica, fino a sconfinare in provvedimento relativo alla gestione dell’ordine pubblico;

3. la missione e le dimensioni delle Strutture Residenziali, che nel testo dei Progetti di Legge assumono una configurazione che non tiene in alcun conto le conoscenze e le raccomandazioni della comunità scientifica nazionale ed internazionale;

4. la totale disattenzione ad una gestione unitaria e coerente delle problematiche esistenziali, cliniche e sociali della persona affetta da disturbi mentali e dei suoi familiari, che è invece ritenuta dalla comunità scientifica cardine essenziale dell’assistenza psichiatrica. Tale compito può essere realizzato appieno solo da una struttura coordinata, pluri-professionale, e con competenze diversificate, quale configurata dal modello del Dipartimento di Salute Mentale.

C. MIGLIORAMENTI NECESSARI NELL’ASSISTENZA PSICHIATRICA IN ITALIA

I cambiamenti che sono certamente da introdurre per migliorare l’attuale stato delle cose devono:

1. essere preceduti da un attento esame delle valutazioni epidemiologiche già disponibili e dalla eventuale raccolta di dati analoghi nelle realtà ove queste valutazioni non siano ancora state condotte;

2. non essere pensati facendo riferimento ad una situazione nazionale considerata come omogenea. E’ fuorviante, sia sotto il profilo tecnico che sotto quello normativo, non tenere conto della realtà attuale: ciò comporterebbe una inefficiente sottovalutazione del contributo conoscitivo e di esperienza che deriva dalle realtà italiane che hanno messo in atto modelli efficaci di assistenza psichiatrica, e ulteriori gravi ritardi proprio là dove è più che mai urgente colmare lo iato tra esistente e necessario.

I cambiamenti da introdurre devono essere prioritariamente rivolti a sanare la situazione di enorme disparità esistente fra le diverse Regioni. Ciò va affrontato con azioni adeguate, quali:

1. individuare le risorse necessarie laddove oggi sono insufficienti, secondo standard che possono essere derivati dalle Regioni che hanno livelli assistenziali qualitativamente più elevati

2. imporre precisi vincoli per le Regioni inadempienti;

3. precisare la missione delle Strutture residenziali, così come il loro accreditamento (sia per le pubbliche che per le private), e il loro organico collegamento con i Dipartimenti, onde evitare spreco di risorse pubbliche, meccanismi antiterapeutici di delega, aggravio di sofferenza per familiari e malati;

4. delineare con chiarezza i compiti da attribuire ai privati nell’assistenza psichiatrica, riconoscendo al privato - ricondotto a criteri di operatività comuni così come previsto dalla normativa sull’accreditamento - funzioni e responsabilità simili a quelle dell’area pubblica, mantenendo forme di controllo e coordinamento da parte del Pubblico, in particolare da parte del Dipartimento di Salute Mentale;

5. operare attivamente e concretamente per ridurre il contenzioso tra le diverse componenti del mondo della Salute Mentale (politici, operatori della Psichiatria, amministratori, area dell’associazionismo, poteri sanitari e giurisdizionali), contenzioso che non sempre riflette il bisogno di chi soffre di disturbi mentali;

6. attivare, analogamente a quanto ad esempio attuato dal 1949 negli Stati Uniti e recentemente in Gran Bretagna con il National Institute of Mental Health, oltrechè in vari altri Paesi del mondo, una Struttura che coordini la raccolta di dati, promuova ricerche specifiche in ambiti ritenuti di interesse prioritario, produca linee-guida nel campo dell’assistenza psichiatrica e che costituisca un punto di riferimento scientificamente orientato per le politiche sanitarie nazionali e regionali.

Riteniamo che questi obiettivi siano realizzabili in sede politica, attraverso il confronto fra tecnici e legislatori, senza mettere in discussione le prerogative del Legislatore, ma anche senza disattendere le conoscenze scientifiche condivise e basate sulle evidenze e i principi giuridici consolidati, che appartengono ad una moderna concezione della assistenza psichiatrica i cui modelli sono affermati in alcune Regioni italiane e in Paesi europei ed extraeuropei.

Quanto sostenuto nel presente documento si basa su di un insieme di evidenze scientifiche accumulate nel tempo, che la Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica - Società che ha come principio statutario fondamentale l’attenzione al rigore metodologico, alla promozione e alla diffusione delle conoscenze nell’ambito dell’epidemiologia psichiatrica - produrrà nelle sedi opportune.

Roma, 23 novembre 2001

Il Consiglio Direttivo e l’Assemblea dei Soci della Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica


Rubrica realizzata in collaborazione con

Associazione Laura Saiani Consolati - BRESCIA
http://www.psichiatriabrescia.it

COLLABORAZIONI

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