GLI ITALIANI E LA SALUTE MENTALE
Indagine MENS - DOXA sullo stato dell'informazione e le opinioni degli Italiani in merito ai disturbi mentali ed alle possibilità e forme di cura delle malattie mentali
L'Istituto DOXA ha condotto per incarico di MENS un'indagine sullo stato dell'informazione e le opinioni degli Italiani in merito ai disturbi mentali ed alle possibilità e forme di cura delle malattie mentali, approfondendo gli aspetti riguardanti l'uso dei farmaci.
I dati sono stati rilevati per mezzo di interviste telefoniche, che sono state fatte nel mese di aprile 2003, a 1000 uomini e donne, costituenti un campione rappresentativo degli italiani di 15 anni ed oltre, che hanno in casa il telefono.
Le famiglie in cui sono state fatte le interviste sono state estratte casualmente dagli elenchi telefonici di tutte le province italiane.
SINTESI DEI RISULTATI
1. Conoscenza dei disturbi mentali
Gli intervistati hanno indicato più spesso due diverse terapie da utilizzare insieme per la cura dei disturbi mentali non gravi: 65% colloqui con specialisti, 32% luso di farmaci, 32% interventi socio-riabilitativi (di cui sono stati forniti esempi agli intervistati) e 26% cambiamenti di vita (periodi di riposo, ecc.).
Per i disturbi mentali più gravi sono state indicate in media due forme di cura; luso di psicofarmaci è stato citato dal 77% degli intervistati per i disturbi più gravi e dal 32% per quelli meno gravi. La frequenza con cui sono state ricordate le altre terapie è molto simile per i disturbi più gravi e per quelli meno gravi: i colloqui con gli psichiatri e gli altri specialisti rispettivamente dal 62% e dal 65% degli intervistati, gli interventi socio-riabilitativi dal 33% e dal 32% ed i cambiamenti di vita dal 19% e dal 26%.
Quando vengono considerate tre possibili alternative per la cura delle malattie mentali (solo colloqui dei pazienti con gli specialisti, solo farmaci, o colloqui e farmaci insieme), oltre tre quarti (77%) degli intervistati ritengono che si debbano usare insieme i farmaci ed i colloqui e meno di un quarto considera più valide le altre soluzioni proposte (14% l'uso esclusivo o prevalente dei colloqui) o in alcuni casi non sa rispondere.
6. Opinioni sugli psicofarmaci
Sugli effetti delluso di psicofarmaci per la cura dei disturbi mentali le opinioni sono molto divise, perché un terzo (32%) degli intervistati attribuiscono agli psicofarmaci prevalentemente vantaggi o, qualche caso, solo vantaggi ed un altro terzo (34%) sia vantaggi che svantaggi (risposta data spontaneamente da molti intervistati). Gli altri hanno associato alluso degli psicofarmaci più svantaggi che vantaggi (24%), mentre 9% non hanno saputo esprimere giudizi.
71% ritengono che luso prolungato di alcuni psicofarmaci possa dare dipendenza: 29% sono sicuri e 42% credono che sia "difficile smettere di prendere psicofarmaci", dopo un uso prolungato.
7. Propensione a parlare dell'esperienza personale e familiare
Gli intervistati dicono che quando un famigliare viene curato da un medico per disturbi mentali anche leggeri, pochi accettano di parlare dellesperienza fatta fuori dalla famiglia: secondo 67% dei rispondenti pochi parlano o nessuno vuole parlare di questi problemi.
Quasi metà (48%) degli adulti pensano che potrebbero parlare di problemi personali, cioè del fatto di avere consultato un medico specialista per stati ripetuti di ansia o di depressione, anche nel luogo di lavoro, ma quasi altrettanti (46%) dicono invece che eviterebbero di parlarne e 7% non rispondono.
Le risposte date a questa domanda devono essere accolte con molte riserve, perché si può prevedere che, in una situazione reale, le resistenze a parlare dei problemi personali possano aumentare fortemente.
8. 8. Quali comportamenti vengono considerati sintomi di malattie mentali
Agli intervistati sono stati proposti alcuni comportamenti, con linvito ad indicare quelli che sicuramente o probabilmente sono sintomi di una malattia mentale.
Tre comportamenti sono stati associati alle malattie mentali dalla grande maggioranza degli intervistati:
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dal 79% "una persona che parla spesso da sola e sembra ascoltare voci inesistenti" (31% "sì, sono sicuro" e 48% "credo di sì")
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dal 70% "una persona che pensa di avere molti nemici che vogliono farle del male" (22% "sì, sono sicuro" e 48% "credo di sì")
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dal 70% "una persona che per un lungo periodo è molto demoralizzata, anche senza motivo" (18% "sì, sono sicuro" e 52% "credo di sì")
Per altri comportamenti i collegamenti con una malattia mentale sono molto meno frequenti nelle valutazioni degli intervistati:
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39% per una persona che perde interesse per la maggior parte delle cose che faceva volentieri (7% "sì, sono sicuro" e 32% "credo di sì")
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34% per una persona che è molto arrabbiata e litiga spesso, anche per giorni, con le persone che conosce (7% "sì, sono sicuro" e 27% "credo di sì")
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28% per una "persona che per alcuni giorni è felice ed eccitata, tanto da mettersi nei guai e dare preoccupazioni" (4% "sì, sono sicuro" e 24% "credo di sì")
9. Opinioni ed esperienze dirette in merito alle malattie mentali
Oltre metà (53%) degli adulti pensano che ad una persona che presenta sintomi di malattie mentali gravi, che destano preoccupazioni anche nei famigliari, le autorità sanitarie possano imporre di farsi visitare, curare e, nelle situazioni più difficili, anche di essere ricoverata. 34% degli intervistati ritengono invece che anche una persona con disturbi mentali gravi debba poter decidere da sola in modo autonomo se e come essere curata.
I favorevoli ad imporre le cure e, nei casi più gravi, anche i ricoveri sono relativamente più numerosi fra le persone che hanno fatto esperienze dirette di disturbi mentali con famigliari e parenti.
43% di tutti gli intervistati avevano avuto esperienze dirette di disturbi mentali con le persone più vicine (famigliari o parenti); 17% avevano fatto esperienze dirette anche di disturbi che consideravano gravi e 26% solo di disturbi giudicati dagli intervistati non gravi.
Sulle possibilità di riapertura degli ospedali psichiatrici, le opinioni sono molto divise, perché 44% degli adulti sono contrari, ma quasi altrettanti (43%) sono favorevoli e 13% sono incerti o non informati sullargomento.
Anche per questo aspetto sembrano essere molto diffuse le carenze di informazione.
10. Giudizi sull'assistenza psichiatrica
Sullassistenza psichiatrica attuale in Italia, oltre metà degli adulti (52%) danno un giudizio negativo e meno di un terzo (31%) un giudizio positivo (quasi sempre un giudizio moderatamente positivo), mentre 17% degli intervistati non esprimono giudizi perché sono poco informati sullargomento.
I giudizi negativi sono molto diffusi anche per l'assistenza sanitaria in generale (con una tendenza al miglioramento).
Hanno dato un giudizio negativo sull'assistenza psichiatrica 63% nellItalia Meridionale, 54% nellItalia Centrale e 42% nellItalia Settentrionale.
Quasi tutti gli intervistati (9 su 10) hanno indicato carenze dellassistenza psichiatrica in Italia.
Fra quattro aree di carenze e di attese di miglioramento considerate nelle interviste, sono state indicate più spesso dagli intervistati linsufficiente presenza territoriale dei servizi (29% dei rispondenti) e la scarsa attenzione per alcune patologie (28%). Seguono, per la frequenza con cui sono state segnalate, la scarsità di posti letto nelle strutture ospedaliere (18%) e la scarsità di residenze per malati cronici (14%).