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GLI ITALIANI E LA SALUTE MENTALE

Indagine MENS - DOXA sullo stato dell'informazione e le opinioni degli Italiani in merito ai disturbi mentali ed alle possibilità e forme di cura delle malattie mentali

PREMESSA

L'Istituto DOXA ha condotto per incarico di MENS un'indagine sullo stato dell'informazione e le opinioni degli Italiani in merito ai disturbi mentali ed alle possibilità e forme di cura delle malattie mentali, approfondendo gli aspetti riguardanti l'uso dei farmaci.

I dati sono stati rilevati per mezzo di interviste telefoniche, che sono state fatte nel mese di aprile 2003, a 1000 uomini e donne, costituenti un campione rappresentativo degli italiani di 15 anni ed oltre, che hanno in casa il telefono.

Le famiglie in cui sono state fatte le interviste sono state estratte casualmente dagli elenchi telefonici di tutte le province italiane.

SINTESI DEI RISULTATI

1.      Conoscenza dei disturbi mentali

Quasi tutti gli adulti (92%) sanno che esistono molti tipi di disturbi mentali, per cui devono essere adottate terapie diverse, ma meno di due terzi (64%) sanno indicare uno o più disturbi mentali (in qualche caso con risposte errate); 30% degli intervistati hanno citato la depressione, 26% la schizofrenia e le psicosi, 12% l'esaurimento nervoso.  7% gli stati di stress, quasi altrettanti gli stati di ansia e panico e 6% le ossessioni e fobie; 6% hanno incluso fra le malattie mentali il morbo di Alzheimer.

Dopo avere ottenuto alcune prime risposte spontanee sulla conoscenza delle malattie mentali, agli intervistati è stato proposto un elenco di possibili risposte, con l'invito ad indicare i disturbi che pensavano di conoscere.  Sono stati inclusi più spesso, fra i disturbi già conosciuti, lo stress (79%), gli stati di ansia e panico (77%), la tossicodipendenza (77%), l'esaurimento nervoso (75%) e l'anoressia (71%).

Seguono, nella graduatoria dei disturbi più noti, di cui gli intervistati ricordavano di avere sentito parlare, anche la depressione (65%), l'ossessione e le fobie (63%), le nevrosi (56%), la schizofrenia e le psicosi (47%).

2.      Fonti di informazione

Gli intervistati pensano di poter avere informazioni sulle malattie mentali dagli psichiatri e, in generale, dai medici specialisti (35% degli intervistati), dai medici di famiglia (29%), dagli psicologi (16%), da "persone esperte", che non sono state definite (8%).

Un terzo dei rispondenti ha citato anche le strutture sanitarie, più spesso gli ospedali (20%) ed i centri specializzati (i centri di salute mentale, gli ambulatori, ecc.).

12% hanno ricordato anche i mezzi di informazione (4% la televisione e la radio, 3% quotidiani e periodici, 3% periodici specializzati, 2% Internet).

3.      Opinioni sulla gravità di alcuni disturbi e sulle possibilità di cura delle malattie mentali

Per alcuni disturbi sono stati approfonditi gli aspetti relativi all'informazione  ed alle opinioni del pubblico.

Vengono considerati più spesso una vera malattia mentale la schizofrenia e le psicosi (65% degli intervistati che pensano di essere informati su questo argomento), l'esaurimento nervoso (43%), la depressione (43%) e le ossessioni e fobie (39%) e molto meno gli stati di ansia e panico (30%) e lo stress (19%).

Non considerano invece una malattia, ma solo uno stato di disagio mentale (e, in generale, un problema non grave) 76% lo stress, 64% gli stati di ansia e panico, 54% le ossessioni e fobie, quasi altrettanti l'esaurimento nervoso (53%) e la depressione (52%).

Parlando di disturbi mentali,  molti pensano dunque al significato attribuito ad alcune espressioni nel linguaggio corrente (sono stressato, sono depresso, sono in ansia, mi sento esaurito, ecc.), cioè ad uno stato d'animo.

Prevale, per tutti i disturbi che gli intervistati conoscono (o pensano di conoscere) l'opinione che dalle malattie mentali si può guarire con le terapie adatte.

Questa opinione è molto più diffusa per lo stato di stress (89% sono sicuri o credono che si può guarire), per la depressione (87%), per l'esaurimento nervoso (85%) e per gli stati di ansia e di panico (82%) e molto meno per la schizofrenia (58%).

Sono tuttavia frequenti le risposte dubitative (credo che si possa guarire, ma non sono sicuro, ecc.),  che confermano carenze di informazione e frequenti preconcetti nei confronti dei disturbi mentali.

4.      Chi può dare assistenza per le malattie mentali

 

30% pensano che le persone con disturbi mentali devono consultare uno psichiatra (21%) o un neurologo (9%), due espressioni che molti considerano sinonimi, un medico di famiglia (20%) o un medico in generale (14%), uno psicologo (25%), uno psicoterapeuta o uno psicoanalista (6%); 24% degli intervistati hanno suggerito anche di rivolgersi a persone esperte, che non sono state definite.

5.      Informazione ed opinioni sulle terapie

Gli intervistati hanno indicato più spesso due diverse terapie da utilizzare insieme per la cura dei disturbi mentali non gravi: 65%  colloqui con specialisti, 32% l’uso di farmaci, 32% interventi socio-riabilitativi (di cui sono stati forniti esempi agli intervistati) e 26% cambiamenti di vita (periodi di riposo, ecc.).

Per i disturbi mentali più gravi sono state indicate in media due forme di cura; l’uso di psicofarmaci è stato citato dal 77% degli intervistati per i disturbi più gravi e dal 32% per quelli meno gravi.  La frequenza con cui sono state ricordate le altre terapie è molto simile per i disturbi più gravi e per quelli meno gravi: i colloqui con gli psichiatri e gli altri specialisti rispettivamente dal 62% e dal 65% degli intervistati, gli interventi socio-riabilitativi dal 33% e dal 32% ed i cambiamenti di vita dal 19% e dal 26%.

Quando vengono considerate tre possibili alternative per la cura delle malattie mentali (solo colloqui dei pazienti con gli specialisti, solo farmaci, o colloqui e farmaci insieme),  oltre tre quarti (77%) degli intervistati ritengono che si debbano usare insieme i farmaci ed i colloqui e meno di un quarto considera più valide  le altre soluzioni proposte (14% l'uso esclusivo o prevalente dei colloqui) o in alcuni casi non sa rispondere.

6.      Opinioni sugli psicofarmaci

Sugli effetti dell’uso di psicofarmaci per la cura dei disturbi mentali le opinioni sono molto divise, perché un terzo (32%) degli intervistati attribuiscono agli psicofarmaci prevalentemente vantaggi o, qualche caso, solo vantaggi ed un altro terzo (34%) sia vantaggi che svantaggi (risposta data spontaneamente da molti intervistati).  Gli altri hanno associato all’uso degli psicofarmaci più svantaggi che vantaggi (24%), mentre 9% non hanno saputo esprimere giudizi.

71% ritengono che l’uso prolungato di alcuni psicofarmaci possa dare dipendenza: 29% sono sicuri e 42% credono che sia "difficile smettere di prendere psicofarmaci",  dopo un uso prolungato.

7.      Propensione a parlare dell'esperienza personale e familiare

Gli  intervistati dicono che  quando un famigliare viene curato da un medico per disturbi mentali anche leggeri, pochi accettano di parlare dell’esperienza fatta fuori dalla famiglia: secondo 67% dei rispondenti pochi parlano o nessuno vuole parlare di questi problemi.

Quasi metà (48%) degli adulti pensano che potrebbero parlare di problemi personali, cioè del fatto di avere consultato un medico specialista per stati ripetuti di ansia o di depressione, anche nel luogo di lavoro, ma quasi altrettanti (46%) dicono invece che eviterebbero di parlarne e 7% non rispondono.

Le risposte date a questa domanda devono essere accolte con molte riserve, perché si può prevedere che, in una situazione reale, le resistenze a parlare dei problemi personali possano aumentare fortemente.

8.  8. Quali comportamenti vengono considerati sintomi di malattie mentali

Agli intervistati sono stati proposti alcuni comportamenti, con l’invito ad indicare quelli che sicuramente o probabilmente sono sintomi di una malattia mentale.

Tre comportamenti sono stati associati alle malattie mentali dalla  grande maggioranza degli intervistati:

-       dal 79% "una persona che parla spesso da sola e sembra ascoltare voci inesistenti" (31% "sì, sono sicuro" e 48% "credo di sì")

-       dal 70% "una persona che pensa di avere molti nemici che vogliono farle del male" (22% "sì, sono sicuro" e 48% "credo di sì")

-       dal 70% "una persona che per un lungo periodo è molto demoralizzata, anche senza motivo" (18% "sì, sono sicuro" e 52% "credo di sì")

Per altri comportamenti i collegamenti con una malattia mentale sono molto meno frequenti nelle valutazioni degli intervistati:

-       39% per “una persona che perde interesse per la maggior parte delle cose che faceva volentieri” (7% "sì, sono sicuro" e 32% "credo di sì")

-       34% per “una persona che è molto arrabbiata e litiga spesso, anche per giorni,  con le persone che conosce” (7% "sì, sono sicuro" e 27% "credo di sì")

-       28% per una "persona che per alcuni giorni è felice ed eccitata, tanto da mettersi nei guai e dare preoccupazioni" (4% "sì, sono sicuro" e 24% "credo di sì")

Le carenze di informazione sui disturbi indicati sono confermate dalle percentuali di intervistati che danno risposte dubitative (credo di sì, ma non sono sicuro) anche per i sintomi delle malattie più gravi e dalle percentuali molto basse (5-7%) di intervistati che associano con certezza alcuni sintomi alle malattie mentali nell'area maniaco-depressiva.

9.   Opinioni ed esperienze dirette in merito alle malattie mentali

Oltre metà (53%) degli adulti pensano che ad una persona che presenta sintomi di malattie mentali gravi, che destano preoccupazioni anche nei famigliari,  le autorità sanitarie possano imporre di farsi visitare, curare e, nelle situazioni più difficili, anche di essere ricoverata.  34% degli intervistati ritengono invece che anche una persona con disturbi mentali gravi debba poter decidere da sola in modo autonomo se e come essere curata.  

I favorevoli ad imporre le cure e, nei casi più gravi, anche i ricoveri sono relativamente più numerosi fra le persone che hanno fatto esperienze dirette di disturbi mentali con famigliari e parenti.

43% di tutti gli intervistati avevano avuto esperienze dirette di disturbi mentali con le persone più vicine (famigliari o parenti); 17% avevano fatto esperienze dirette anche di disturbi che consideravano gravi e 26% solo di disturbi giudicati dagli intervistati non gravi.

Sulle possibilità di riapertura degli ospedali psichiatrici, le opinioni sono molto  divise, perché 44% degli adulti sono contrari, ma quasi altrettanti (43%) sono favorevoli e 13% sono incerti o non informati sull’argomento.

Anche per questo aspetto sembrano essere molto diffuse le carenze di informazione.

10.   Giudizi sull'assistenza psichiatrica

Sull’assistenza psichiatrica attuale in Italia, oltre metà degli adulti (52%) danno un giudizio negativo e meno di un terzo (31%) un giudizio positivo (quasi sempre un giudizio moderatamente positivo), mentre 17% degli intervistati non esprimono giudizi perché sono poco informati sull’argomento.

I giudizi negativi sono molto diffusi anche per  l'assistenza sanitaria in generale (con una tendenza al miglioramento).

Hanno dato un giudizio negativo sull'assistenza psichiatrica 63% nell’Italia Meridionale, 54% nell’Italia Centrale e 42% nell’Italia Settentrionale.

Quasi tutti gli intervistati (9 su 10) hanno indicato carenze dell’assistenza psichiatrica in Italia.

Fra quattro aree di carenze e di attese di miglioramento considerate nelle interviste, sono state indicate più spesso dagli intervistati l’insufficiente presenza territoriale dei servizi (29% dei rispondenti) e la scarsa attenzione per alcune patologie (28%).  Seguono, per la frequenza con cui sono state segnalate, la scarsità di posti letto nelle strutture ospedaliere (18%) e la scarsità di residenze per malati cronici (14%).

Rubrica realizzata in collaborazione con

Associazione Laura Saiani Consolati - BRESCIA
http://www.psichiatriabrescia.it

COLLABORAZIONI

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