Intervento di Anna Rosa Lugli Andretta
Presidente Nazionale DI.A.PSI.GRA
- Associazione Difesa Malati Psichici Gravi
Parlare di psichiatria è divenuto difficile dopo la legge e lo è ancora oggi a distanza di venticinque anni dall'approvazione.
In realtà,a distanza appunto di diciassette anni, è evidentemente sbagliato limitarsi ad uno schieramento pregiudiziale a favore o contro; ma occorre verificare seriamente se si è provveduto a risolvere quei problemi per cui è stata emanata.
Tale situazione allinizio del 2000 è migliore rispetto al passato? Questa è la vera domanda, ineludibile, dalla quale partire per una riflessione oggettiva e concreta, non pregiudiziale ed appunto ideologica, tenendo conto che il solo scopo di un servizio è quello di dare una risposta, la migliore possibile, ai bisogni concreti dei cittadini, in particolare i più sofferenti.
Ora è difficilmente contestabile, da ogni persona che abbia coscienza, che non sono stati conseguiti gli obbiettivi che erano stati semplicisticamente proposti, ma che in generale il bisogno psichiatrico è aumentato e la risposta al bisogno è diminuito.
In campo psichiatrico sembra che la resa dei conti debba riguardare solo i conti economici, lunico imperativo categorico sembra essere quello di risparmiare.
Ora per risparmiare basterebbe lasciare lassistenza psichiatrica, in particolare per i casi più gravi, così come è senza norme prescrittive e senza copertura finanziaria.
I pericoli maggiori oggi? Il federalismo, ma soprattutto che i nostri amministratori trovino fin troppo naturale risparmiare prima di tutto sul matto, su una malattia cioè che, secondo delle interpretazioni diffuse, non ha bisogno di interventi medici, né di degenze ospedaliere prolungate, né di farmaci, né di riabilitazione, parola magica questultima quasi mai pronunciata; su questa malattia comunque un po tutti si sono espressi dicendo ciò che non è, ciò che non deve essere e soprattutto ciò che non serve per risolverla.
Certo è che i nostri amministratori sono sempre meno propensi nel seguire i familiari e gli operatori del settore, nel discorso fino a qualche tempo fa entusiasmante - ma che ora privo di smalto sta perdendo anche credibilità politica - sulle nuove strutture extra ospedaliere, alternative e sostitutive dei manicomi.
Si stanno accorgendo in sostanza che anche il territorio costa, soprattutto se si vuol creare servizi credibili e di comprovata qualità.
In sostanza la malattia mentale continua ad essere forse non più negata, ma certo rimossa di fatto, con la scusa di altre drammatiche necessità.
Vanno richiamati per tanto il governo e i vari governi regionali, alle loro precise responsabilità su tale situazione di emergenza, così come occorre evidenziare la necessità di modificare la metodica informativa, pur nel doveroso diritto di cronaca in occasione di eventi delittuosi che hanno protagonisti malati di mente.
Sino ad oggi tali eventi vengono riportati con una tendenza a creare nel lettore un senso di paura del folle, purtroppo già radicato per motivi culturali.
La pazzia è una realtà che fa oscillare lanimo di chi la guarda tra una ripugnanza insopportabile ed una tristezza abissale, tra un sentimento che spezza i nervi ed una certa velleità di soccorrere il malato che ci sta davanti.
Se si vuole realmente arrivare alla sensibilizzazione della gente, preoccupiamoci di rispettarli come uomini più sfortunati di noi e di farli assistere e curare da persone e sistemi specializzati.
Dobbiamo sottrarre la condizione dei malati di mente agli arbitri, alle mode, agli esibizionismi.
Dobbiamo al contrario far dipendere quelle condizioni da norme legali e civili e da solide istituzioni, dallintegrazione tra pubblico e privato, al fine di rendere possibile la libera scelta del cittadino con riferimento ad una dichiarata certificazione di qualità.