Intervento di Maria Luisa Zardini, Presidente ARAP, Associazione per la Riforma dellAssistenza Psichiatrica
Dopo 22 anni di esperienza e migliaia di colloqui con familiari di malati sento il dovere di rilevare, in questo mio brevissimo intervento, la quasi totale mancanza di informazione sulle malattie mentali non solo nella popolazione in genere, ma, quel che è peggio, tra i familiari dei malati.
I familiari che si indirizzano alla nostra associazione si rivolgono a noi perché non sanno a chi rivolgersi o perché non sempre, nelle sedi competenti, hanno ricevuto risposte chiare.
Varie volte, in questi 22 anni, lARAP ha cercato la collaborazione dei media italiani per informare sulle malattie mentali. Ad una di queste richieste, rivolta ad un importantissimo programma TV che si occupa di salute ci è stato risposto testualmente: Non trattiamo questo argomento.
Perché? Esiste dunque uno stigma anche nei media ?
Sulla malattia mentale per anni si sono dette cose strampalate, deleterie e talvolta criminose: la malattia mentale non esiste, oppure, La colpa è della famiglia, della società o ancora Si tratta di manifestazioni giovanili, disturbi fisiologici e quindi temporanei e via dicendo. Comunque si tende sempre a rimuovere il problema.
Ma quando un malato di mente, spesso senza colpa perché malato, commette un crimine, i giornali descrivono con grande rilievo il fatto di cronaca. Tuttavia, quasi sempre, non viene detto che quella persona e i suoi familiari erano soli. Dopo, a tragedia avvenuta, gli stessi familiari cercano il silenzio. Avevano sofferto tanto prima. E infatti il silenzio cala su tutto largomento.
Quante volte i condomini di uno stabile ci chiamano e/o ci scrivono chiedendoci aiuto perché un condomino malato si comporta in modo folle o pericoloso, ma non sanno a chi rivolgersi.
Nei casi più urgenti lARAP ha scritto esortando chi di dovere ad intervenire. Le risposte sono, talvolta, vaghe ed evasive.
La famiglia, appena avverte i sintomi della malattia mentale in un giovane, avrebbe bisogno soprattutto di informazione e naturalmente di aiuto. Avviene il contrario. Per la legge sulla Privacy il personale addetto è obbligato a rifiutare perfino di comunicare al familiare il farmaco idoneo e le modalità di assunzione prescritto al paziente in una precedente visita.
Da questa indagine DOXA si evidenzia che soltanto il 2 % degli intervistati indicano nel CSM o nei consultori la possibile fonte di assistenza: una ennesima dimostrazione della totale mancanza di informazione sui servizi in questo campo. E un obiettivo irrinunciabile dare alle persone con un disturbo mentale e ai loro familiari le informazioni corrette e tempestive. I medici di medicina generale, ad esempio, potrebbero svolgere un compito importantissimo nel dare le prime informazioni. Essi sono i primi ai quali la famiglia si rivolge. Purtroppo tali medici escono con la laurea in medicina in mano senza sapere nulla sulla psichiatria.
Pochissimi sanno che esistono nuovi farmaci che possono permettere, con una reale continuità terapeutica e unassistenza domiciliare (oggi quasi inesistente) una vita normale per il 70 % dei malati psichici evitando drammi e tragedie.
La cura e quindi la regressione dei sintomi senza pesanti effetti collaterali riduce enormemente lo stigma, permettendo un reale inserimento sociale.
Dati i progressi scientifici, lassistenza psichiatrica necessita oggi di un nuovo approccio culturale e legislativo che assicuri una formazione adeguata del personale al rapporto empatico con il malato e con i familiari e che individui le responsabilità dei singoli operatori al fine di evitare sia il perdurare dellemarginazione e dellabbandono sia gli abusi.
Ad una richiesta dellARAP allISTAT circa i dati statistici più recenti sulle malattie mentali (ricoveri, percentuali inerenti alle varie patologie ecc.) ci è stato risposto che dopo il 1998 non saranno più raccolti dati inerenti la malattia mentale. (Ultima pubblicazione ISTAT 1998).